La canapa nella storia di Caserta e nel futuro delle necessarie bonifiche campane

Canapa e fitorisanamento Canapicoltura //

campoinquinatoCuore dell’economia dei contadini di tutta le regione fino agli anni ’50 del secolo scorso, la canapa può tornare protagonista dando una mano alla terra e all’ambiente messo a dura prova dall’avidità umana. Come racconta il sito Casertafocus, “il tessuto economico nostrano, anche a causa del fenomeno dell’industrializzazione coatta che si è avuto negli anni 70 con l’arrivo delle grandi multinazionali sul nostro territorio, si è modificato sensibilmente, con la scomparsa di attività che, per secoli, hanno rappresentato un’importante fonte di reddito”.

Negli anni venti la provincia di Caserta divenne la seconda provincia italiana per la produzione di canapa così come dimostra anche il filmato dell’Istituto luce visibile qui sotto del 14 ottobre 1936. Essa era fonte di lavoro non solo per gli agricoltori ma anche per tutti quegli operai impiegati nell’industria manifatturiera tessile che dalla canapa traevano la materia prima per la successiva fase di lavorazione. La canapa oltre che un fenomeno economico per le nostre zone fu anche un fenomeno sociale e culturale.

 

 

Ma il futuro di queste zone, nonostante i mille problemi irrisolti, può tornare ad essere verde. Nei giorni scorsi, a seguito della festa regionale di FareAmbiente Campania, il Coordinatore Regionale Francesco Della Corte, d’intesa con il Presidente Nazionale Vincenzo Pepe e i coordinatori provinciali, ha inviato una nota all’Assessore Regionale all’Agricoltura Daniela Nugnes, per sottoporgli delle proposte operative.

L’avvocato Della Corte, ribadisce che mai come adesso è indispensabile un intervento concreto e repentino delle istituzioni, in campi come quello agricolo-alimentare, che solo in Campania rappresenta un indotto economico pari a circa due miliardi di euro annui, e che negli ultimi tempi, a causa di una gestione dell’ambiente a dir poco scellerata, versa in condizioni di stremo.

Questi interventi, aggiunge, devono essere mirati ed incisivi, come ad esempio, a partire dalla diffusione, sin dalle scuole primarie, dell’ educazione ambientale intesa come educazione civica, che vada ad incidere anche sull’alimentazione, perché in questo modo si riducono, ab initio, le diverse e complesse patologie legate ad una non corretta alimentazione. Altro punto focale dovrà essere quello di individuare con certezza i siti da bonificare, attraverso un monitoraggio-censimento, e nel caso in cui alcuni di essi non fossero adibiti ed idonei alla coltivazione alimentare, procedere alle coltivazioni no food come la pawlonia e la canapa, che oltre a non finire sul tavolo dei cittadini, hanno un effetto depurativo dei terreni, così come scientificamente dimostrato, nonché hanno un discreto mercato, tutelando allo stesso tempo l’ambiente, la produttività ed i posti di lavoro. La canapa è adatta alla bonifica di terreni contaminati da alcuni metalli pesanti e composti inquinanti grazie ad un processo naturale chiamato Phytoremediation.

Redazione Canapaindustriale.it

Altri articoli che potrebbero interessarti...