Progetto VeLiCa per reintrodurre la canapa in Italia: due brevetti e tanti studi perché la coltivazione torni competitiva

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VeLiCa

VeLiCa, acronimo che sta per Vegetali, Lino e Canapa è un progetto che non mira “solo” a reintrodurre la coltivazione della canapa in Lombardia e in tutta l’Italia, ma si ripromette di fare un passo in più: renderla nuovamente una coltivazione remunerativa per le aziende e gli agricoltori di domani. La situazione attuale è risaputa: dopo essere stati fino agli anni ’40 i secondi produttori al mondo per quantità e primi per qualità, col sopravvento delle materie prime derivate dal petrolio e il coincidere di interessi economici di industrie e governi, la coltivazione e la successiva lavorazione, che ai tempi veniva affrontata con strumenti artigianali, è stata mano a mano abbandonata.

1-IMG_6404-26Aprile-2012_resizeOggi può tornare una scelta praticabile sia in termini di eco-compatibilità, sia per le possibilità economiche che può offrire, fermo restando i necessari investimenti che andrebbero affrontati per ricreare una vera e propria moderna filiera della canapa nel nostro Paese. Ed è proprio in questa direzione che si inserisce questo progetto creato con un finanziamento di 5 milioni di euro stanziato al 50% dalla Regione Lombardia. Un percorso nato sia per razionalizzare l’utilizzo di tutti i bio-prodotti derivati dalla pianta, sia per la creazione di nuove competenze per facilitare la nascita di start up nel settore. Il progetto è formalmente terminato, anche se i ricercatori sono ancora al lavoro in attesa della presentazione finale dei risultati prevista a febbraio 2014.

Noi intanto ne abbiamo parlato prima con la dottoressa Nicoletta Ravasio, ricercatrice presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari del CNR, che ci ha introdotto il progetto per poi rivolgere qualche domanda anche alla dottoressa Incoronata Galasso ricercatrice all’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria sempre del CNR.

In cosa è consistito il progetto?

Abbiamo allestito dei campi sperimentali con canapa e lino in Lombardia, con l’obiettivo di eseguire nuovi studi sui prodotti che possono derivare da queste colture per fare in modo che la coltivazione diventi di nuovo remunerativa e per dare idee a nuove start up italiane.

Cosa avete scoperto?

2-DSC00081-30-Maggio-2012_resizeAbbiamo creato un materiale per il quale abbiamo depositato un brevetto per l’Italia. Si tratta di pannelli con effetto isolante sia acustico, sia termico, costituito da scarti della lana derivati dalla sua lavorazione e canapa. L’incorporazione di fibre vegetali particolarmente resistenti come quelle di canapa fa in modo che i pannelli possano essere anche autoportanti a differenza di quelli realizzati in pura lana. E’ un modo molto conveniente per riciclare scarti che altrimenti sarebbero eliminati. Un altro brevetto, questa volta esteso anche all’estero, riguarda la produzione di fluidi idraulici biodegradabili e ad elevato punto di fiamma partendo dall’olio grezzo. Inoltre abbiamo realizzato degli studi sui possibili biocompositi che si possono creare con la fibra tecnica di canapa pensando ad applicazioni che vanno dalla produzione di cassette per l’ortofrutta più resistenti all’urto e più leggere di quelle attuali, al settore auto motive ed alla  produzione di pale eoliche. Poi, oltre a vari studi sul valore nutritivo dei semi di canapa ci siamo concentrati sulla possibilità di creare membrane particolari partendo dall’utilizzo della lignina, che, nella canapa come nelle altre piante, è una delle parti meno pregiate.

Che sbocco potrebbero trovare questi prodotti?

Sarebbe bello promuovere delle start up o cooperative di giovani che, partendo da questi studi, realizzino un prodotto che possa essere commercializzato. Un’altra frontiera è lo studio dei semi di canapa per ricreare l'”umami”, considerato il quinto gusto insieme a “dolce”, “salato”, “amaro” e “aspro”, che in lingua giapponese significa “saporito” e indica per la precisione il sapore di glutammato (contenuto anche nei nostri dadi da cucina). Per il mercato dei dadi di glutammato l’Europa dipende dall’Oriente, ma è in corso uno studio per ricavare delle sostanze simili dal seme di canapa, che è particolarmente ricco di acido glutammico.

A questo punto abbiamo rivolto qualche domanda sulle coltivazioni alla dottoressa Galasso, che ha seguito le coltivazioni da un punto di vista agronomico.

Come sono andate le coltivazioni?

3-Fedora-DSC00606-26-giugno-2013_resizeDevo dire che sono andate bene e la canapa si è rivelata una pianta dalle ottime rese che non richiede particolari cure o l’utilizzo di fitofarmaci. Abbiamo coltivato sia i semi forniti da Assocanapa, sia dei semi che abbiamo dovuto ordinare con un lungo preavviso dalla Francia. Devo dire che le varietà francesi sono risultate più adatte ad un possibile utilizzo per la produzione di seme (nella foto) e fibra tecnica. Le piante si sviluppano meno in altezza e il fusto raggiunge un diametro minore di quelle italiane – che invece raggiungono altezze anche di 4 metri – rendendole a mio avviso più facili da lavorare. E’ una coltivazione che è stata abbandonata ma che con i giusti investimenti può tornare ad essere importante nel nostro Paese, e ci sono i primi segnali di un cambiamento.

Ad esempio?

Su tutto il territorio nazionale stanno nascendo associazioni che informano sul fenomeno e spingono al ritorno della coltivazione di canapa. Per una produzione industriale vera e propria è necessaria la creazione di centri di trasformazione del prodotto, ma per quello che riguarda la canapa da seme e i prodotti derivati, il processo è già iniziato. Ad esempio in Basilicata, la mia Regione, stanno cercando di formare l’associazione Canabasilicata ed alcuni giovani agricoltori hanno già stretto accordi con varie realtà e ho potuto trovare dal panettiere sotto casa il pane fatto anche con farina di canapa.

E il futuro di questa ricerca?

Due anni forse sono stati troppo pochi per avere dei risultati agronomici più completi. Resta una grande esperienza maturata da un gruppo di studiosi di diverse discipline che non verrà sprecata. Inoltre è stato attivato un nuovo progetto chiamato Filagro, “Strategie innovative e sostenibili per la filiera agroalimentare”. Vogliamo capire se integrando l’alimentazione di un gruppo di capre con i semi di canapa, le meravigliose doti nutritive di questo prodotto si possano trasferire al latte e quindi a yogurt e formaggi. Cominceremo ad integrare la loro dieta con semi di canapa in febbraio 2014 in un esperimento pilota che potrà magari essere replicato in futuro sui bovini.

Mario Catania (@Rioma82) per Canapaindustriale.it

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