Dal Fucino la “prima” canapa d’Abruzzo: intervista ai coltivatori

Aziende canapa //

angeloni ludovici fabriziQuella del Fucino è una terra ricca, storicamente dedicata a coltivazioni altamente redditizie. E proprio per questo che la ricomparsa della canapa tra le coltivazioni della zona dopo oltre 40 anni d’assenza è un ottimo segnale per il settore della canapa italiana.

Il gradito ritorno è stato possibile grazie ad un agricoltore che ha seminato circa 4 ettari di canapa di cui 3 nella conca del Fucino destinati alla produzione di fibra ed uno fuori per la produzione del seme, con Assocanapa che ha fornito i semi e il supporto necessario. Sicuramente è un passo avanti importante per l’Abruzzo, regione in cui è stato da poco approvato il progetto “Dal petrolio alla canapa“, che si propone appunto di incentivare questa coltivazione anche attraverso il recupero dei 254mila ettari di terreni coltivabili abbandonati presenti.

Il bilancio di questa prima esperienza verrà fatto durante l’incontro di sabato 1 febbraio a Celano dal tema: “Canapa industriale, occasione da non perdere per l’agricoltura e lo sviluppo sostenibile”, organizzato proprio da Assocanapa.

Noi nel frattempo ne abbiamo parlato con Vittorio Angeloni (a sinistra nella foto) e Paolo Torrelli, l’agricoltore e l’ingegnere che se ne sono occupati in prima persona.

“Non l’avevo mai coltivata – racconta a Canapaindustriale.it Vittorio Angeloni, titolare dell’azienda agricola sede della coltivazione – ma mi ricordavo benissimo delle coltivazioni dei miei genitori e di altri agricoltori della zona. Ognuno aveva il suo piccolo appezzamento coltivato a canapa che veniva utilizzata come fibra tessile e contribuiva a soddisfare il fabbisogno economico delle famiglie. Poi, intorno agli anni ’60, è scomparsa. Io è da qualche anno che ne sentivo parlare, ma da agricoltore rimanevo diffidente. Dopo aver assistito ad un convegno ed averne compreso le potenzialità, mi sono finalmente deciso”.

“Il vero problema di questa coltivazione”, prosegue Paolo Torrelli, “è il fatto che attualmente sia poco redditizia. Non essendoci centri di trasformazione vicini il margine di guadagno è ridotto praticamente allo zero. Noi per ora abbiamo inviato il primo carico a Carmagnola (sede di Assocanapa, ndr), che dista oltre 1000 chilometri da qui e siamo in attesa di inviare il secondo”.

Quindi il progetto regionale che prevede anche la creazione di un centro di trasformazione può essere d’aiuto?
Io credo che se si voglia ricreare una vera filiera produttiva, il punto di partenza debba essere il coinvolgimento degli agricoltori. Se non si parte da loro non avremo mai abbastanza materia prima e senza materia prima è inutile creare un centro di prima trasformazione. In generale va bene l’idea di incentivare progetti che abbiano a che fare con la canapa, ma sarebbe meglio che ci fossero fondi destinati agli agricoltori per permettere loro di avere dei margini di guadagno anche in questa fase. In questo modo si finanzierebbe il territorio attraverso gli agricoltori. E poi bisognerebbe prima capire che centro fare. La canapa da fibra che abbiamo coltivato ha dato ottimi risultati e quindi si può pensare alla creazione di un centro che la trasformi, da un’altra parte, magari dove cresce meglio quella da seme, si può pensare ad un centro di produzione di olio ricavato dalla spremitura a freddo dei semi.

Come sono andate le coltivazioni?
Molto bene. In particolare quella da fibra ci ha dato molte soddisfazioni. Inoltre stiamo facendo degli studi che analizzino il suolo per capire in che misura il terreno venga migliorato da questa coltivazione dopo la prima e dopo la seconda coltura. L’idea successiva è quella di coinvolgere alcune aziende che si occupano di coltivazioni biologiche per inserire la canapa come cultura per l’alternanza nella coltivazione.

Il prossimo passo?
Di sicuro ripeteremo l’esperienza anche quest’anno. Io sono un imprenditore e sto investendo delle risorse non per avere un ritorno economico, ma per cercare di fare qualcosa per il territorio marsicano, devastato dalla mancanza di lavoro e prospettive. Il sogno è quello di riattivare una filiera produttiva che possa ridare entusiasmo e lavoro alle persone che vivono in questa terra.

Mario Catania per Canapaindustriale.it

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