L’attenzione di Lucanapa alla sostenibilità dell’industria agricola: intervista al presidente Sabatiello

Canapicoltura //

I fondatori di Lucanapa Società Cooperativa

L’associazione Lucanapa promuove e realizza processi produttivi sostenibili assumendo il ruolo di un laboratorio che intende sviluppare competenze di libero accesso per agricoltori e operatori della filiera. Lucanapa è anche nodo di una rete fatta da differenti realtà produttive che condividono i principi di innovazione e tutela del territorio. L’associazione offre l’approvvigionamento del seme, la formazione, l’assistenza tecnica e legale, il supporto alla distribuzione dei prodotti sul mercato. Il presidente Riccardo Sabatiello ci ha parlato dei progetti e dei risultati già raggiunti dalle nuove coltivazioni in territorio lucano.

Qual è la vostra proposta per il rilancio della canapa in Lucania?

La situazione a maggio di un campo seminato a marzo 2014

La situazione a maggio di un campo seminato a marzo 2014

Anzitutto la salvaguardia dell’ambiente, della salute dei consumatori, del lavoro e della profittabilità dei raccolti. Abbiamo realizzato una filiera corta ad anello, dove Lucanapa è responsabile della tracciabilità di ogni prodotto e dove i produttori diventano parte integrante della commercializzazione. Per promuovere lo sviluppo della filiera abbiamo fondato Lucanapa Società Cooperativa, che si impegna ad acquisire le materie prime dai soci produttori per avviarle alla trasformazione e al mercato. In questo modo stiamo creando per i prodotti di canapa un canale alternativo alla grande distribuzione. La prima trasformazione dei semi avviene interamente nelle zone di coltivazione riadattando impianti già esistenti e stiamo lavorando per installare entro la fine dell’anno una macchina per la prima trasformazione degli steli direttamente sul campo. Il nostro obiettivo è realizzare una filiera completa che faccia convergere le diverse aree regionali della Lucania.


Come garantite la tutela del territorio e della salute?

Il campo fotografato nel mese di luglio 2014

I coltivatori che si associano a Lucanapa si impegnano a rispettare i disciplinari per la sostenibilità nei processi di coltivazione dell’associazione, che consideriamo di fondamentale importanza per la sostenibilità dell’industria agricola. Ad esempio i nostri protocolli non prevedono l’utilizzo di diserbanti e concimi chimici, anche se purtroppo la gran parte dei produttori continua a farne uso. L’apporto di concimi chimici offre maggiore produttività al costo di un continuo finanziamento da parte nostra alle multinazionali dei fitofarmaci e di una continua devastazione dei nostri terreni. Per il territorio, invece, è giusto iniziare producendo meno e dando più valore al prodotto finale. Per questo Lucanapa controlla che siano rispettati i disciplinari garantendo una qualità dei prodotti che permette di pagare ai produttori il prezzo di quelli biologici, con il seme a 2 euro al chilogrammo. Quest’anno alcuni produttori non hanno rispettato questo principio e quindi le materie prime prodotte saranno destinate al progetto no-food e quindi pagate solamente 1,5 euro al chilogrammo.

A proposito di fibra, abbiamo parlato in un nostro articolo dello scenario in Cina, primo produttore mondiale. Cosa ne pensa?
Tutela del territorio vuol dire anche sensibilizzazione verso il consumo critico, comprare prodotti regionali, investire localmente, compiere scelte critiche e non solo figlie di stereotipi commerciali. Indossare indumenti in canapa oggi, nella maggior parte dei casi, vuol dire finanziare multinazionali cinesi che producono fibra di bassa qualità. Non solo per i processi di trasformazione ma anche perché i loro cicli produttivi hanno un forte impatto inquinante sui terreni a causa delle intense concimazioni chimiche e sull’acqua con la macerazione di grandi quantità di steli. Le aziende cinesi inoltre sfruttano mano d’opera a basso costo costretta a separare a mano la fibra dal canapulo, lavorando con i piedi in acqua per giornate intere. Infine il canapulo viene bruciato. Questa è la situazione in Cina e probabilmente anche in altre nazioni, quindi possiamo dire che non basta coltivare canapa per fare agricoltura e industria sostenibili dal territorio.

Quali sono le dimensioni della canapa in Lucania e quali prodotti offrono i vostri soci?

Lucanapa prodotti artigianali

Stiamo coltivando 56 ettari dalla provincia di Salerno attraversando tutto il territorio della  Basilicata per finire in Puglia in provincia di Foggia. L’appezzamento più esteso è di 6 ettari e gli altri terreni sono suddivisi fra 23 produttori, quasi tutte aziende agricole già esistenti che hanno cominciato la sperimentazione produttiva con la canapa. Oggi produciamo alimentari e cosmetici, mentre l’anno prossimo cominceremo le lavorazioni della canapa per l’industria edilizia. La cooperativa si occupa anche di garantire la conservazione dei prodotti con un adeguato confezionamento che utilizza materiali riciclabili e carta di canapa per la stampa delle informazioni utili ai consumatori.


Come considerate le opportunità di fitodepurazione offerte dalla canapa?
Molto importanti. La fitodepurazione con la canapa in questo territorio tradizionalmente agricolo costerebbe meno rispetto ad operazioni di bonifica soprattutto perché si riuscirebbe a dare una nuova opportunità di sviluppo. Lucanapa ha avviato da due anni una sperimentazione con canapa da fibra e da biomassa per la fitodepurazione sul territorio della Val D’Agri interessato dalle estrazioni ed esplorazioni petrolifere dell’ENI e su quello del nuovo centro oli della Total a Corleto Perticara in provincia di Potenza, per un totale di 3 ettari. Con questo progetto potremo valutare le capacità fitoestrattive e depurative della canapa, i diversi inquinanti presenti nel terreno e le parti della pianta contaminate dalla fitoaccumulazione di sostanze chimiche. È importante comprendere la possibilità di commercializzare questi prodotti a norma di legge ed è necessario affiancare alla bonifica per fitoestrazione un centro di stoccaggio delle parti di pianta contaminate per non rimettere in circolo inquinanti nocivi. Non tutti i metalli pesanti utilizzabili per esempio in un mattone diventano inerti.

Questo significa che potrebbero essere in commercio prodotti in canapa non sicuri?
Nella zona di Val D’Agri, i prodotti food vengono immessi sul mercato attraverso multinazionali del cibo vicine a quelle del petrolio, che comprano a prezzi stracciati dai coltivatori. Unico mercato possibile per prodotti  di sospetta genuinità. È quindi importante realizzare un sistema di monitoraggio sulle variazioni nella concentrazione degli inquinanti. I costi per queste azioni di bonifica dovrebbero essere imputati a chi finora si è avvantaggiato economicamente da queste operazioni invasive sul territorio. La canapa possiede anche una funzione di bonifica ma le attività ad alto impatto devono poi essere bloccate per partire con i progetti di ripristino ambientale.

Stefano Mariani

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