Kanèsis, canapa in movimento: “Il petrolio ha le ore contate”

Aziende canapa //

KanèsisLa semplicità rivoluzionerà il mondo e la canapa e l’intelletto di giovani imprenditori italiani possono sicuramente aiutare a realizzare questo impegnativo progetto. D’altronde le prime volte che cercavamo di spiegare come la canapa possa sostituire completamente i prodotti derivati dal petrolio, qualcuno ci guardava con l’accondiscendenza silenziosa che si accorda ai pazzi. In effetti avevamo torto: la canapa può fare molto di più. Può guidarci con la naturalezza (letteralmente) dritti dritti verso una nuova rivoluzione industriale. Le conferme arrivano da tutto ciò che si sta muovendo intorno a questo nobile vegetale, che per gli occhi degli uomini si sta “riscattando” dalla demonizzazione che l’ha accompagnata nel secolo scorso, ma in realtà non fa altro che continuare a donarci cibo, vestiti, medicinali e migliaia di altri prodotti, da tempi immemorabili. Il bello, in tutto ciò, è che la tecnologia può sviscerare potenzialità delle quali prima non ci potevamo accorgere. Ed ancora meglio se a farlo sono dei giovani ragazzi italiani che grazie anche alla partecipazione e alla selezione, a StartUp Academy – un ciclo di seminari dedicati al “fare impresa” – si apprestano a lasciare il loro solco nella storia futura.

“Il petrolio prima o poi finirà e non potremo cambiare i nostri modelli produttivi tutto di un tratto: noi ci stiamo organizzando per tempo”. Non è una minaccia, ma una considerazione consapevole che arriva da un gruppo di ragazzi che ha in mente un progetto semplice e innovativo per iniziare a cambiare radicalmente il paradigma dei consumi all’inizio del terzo millennio. Bio-plastica di varie qualità, bio-compositi tecnologici per creare la fusoliera degli aerei di domani, bio-carburanti, carta ed energia: ecco le idee di Kanèsis, gioco di parole tra canapa e il termine greco κίνησις (kinesis) che significa “movimento”, un’associazione che sta nascendo a Catania da un’idea di Giovanni Milazzo 22enne studente di Ingegneria dei materiali. “Tutto è cominciato nel mese di febbraio quando ho “ingaggiato” un biotecnologo (Francesco Missale), un chimico (Massimiliano Gaeta), un economo (Angelo Bellavia), e con il supporto della professoressa Rosa Palmeri abbiamo lavorato per alcuni mesi alla start up che a maggio ha vinto il contest “Start Up Academy” dell’Università di Catania, e che dopo qualche altro mese di ricerca, sviluppo e soprattutto ampliamento di risorse umane si appresta a diventare un’associazione. Il gruppo di lavoro ormai eclettico conta circa 20 persone tra i quali chimici, informatici, biotecnologi, grafici, designer, video editor, un direttore aziendale, un business planner, un tecnico alimentare e una persona che si occupa specificamente di brevetti e una che si occupa di comunicazione”.

Qual è il vostro progetto?

Diciamo che il nostro progetto viaggia su due velocità, nel senso che abbiamo intenzione di realizzare i primi prodotti nel giro dei prossimi 6 mesi, mentre altri che richiedono maggiore studio li realizzeremo più avanti, come secondo step.

Di cosa vi occuperete prima?

Stiamo progettando vari tipi di bio-compositi a partire dalla fibre di canapa che ci sta fornendo Assocanapa, annegata in diverse matrici di origine naturale, che a seconda delle proprietà permettono di arrivare a prodotti finali con qualità differenti. Ad esempio la matrice naturale “A” insieme alla fibra di canapa, da vita al biocomposto “A” che per le sue caratteristiche può benissimo essere utilizzato per sostituire il polietilene tereftalato, il classico PET utilizzato ad esempio per le bottiglie di plastica, che è un materiale di bassa qualità ed altamente inquinante. La nostra idea è quella di sfruttare un materiale molto resistente come la fibra di canapa, unirlo ad una matrice che ne sfrutti la resistenza ma che gli dia al contempo una certa consistenza desiderata; ed oltre tutto saremo molto competitivi anche dal punto di vista del prezzo.

Avete creato altri bio-materiali?

Sì, unendo la fibra di canapa alla matrice “B” che è un materiale di scarto per il quale stiamo mettendo a punto un brevetto molto interessante. Questo bio-composito può essere ad esempio utilizzato per rivestire i tubi d’acciaio, come anticorrosivo ed isolante, altrimenti rivestiti in polipropilene; abbiamo già degli accordi formali con delle aziende italiane. Un altro progetto è quello di creare un materiale per la fusoliera degli aerei o per la carrozzeria delle automobili, in quanto le proprietà dei materiali costituenti ci portano alla fine ad avere un materiale con un elevata resistenza specifica. La resistenza specifica è un parametro che tiene conto oltre che della resistenza intrinseca di un materiale anche del suo peso per unità di volume. È un parametro molto studiato negli ultimi anni a causa della necessità di diminuire i consumi nei trasporti o di diminuire il peso degli edifici. La tecnologia ha già rappresentanti eccellenti di tale proprietà, un esempio noto è la fibra di carbonio che possiede elevate resistenze e bassissimo peso per unità di volume; tuttavia lo scarso uso della fibra di carbonio è derivato dal costoso meccanismo di innesto delle fibre di carbonio all’interno della matrice (in questo caso derivata da petrolio). Per questo la fibra di carbonio non ha possibilità di entrare nel mercato del largo uso e consumo, qui entra in gioco Kanèsis che conta di brevettare un materiale dai bassi costi di produzione con resistenze specifiche paragonabili alla fibra di carbonio, in grado di aggiudicarsi un ampia fetta di mercato.

Qual è il passo successivo?

Abbiamo un accordo con un azienda che si occupa di testare e certificare diversi tipi di materiali. Faremo i test su tutti i parametri che si analizzano abitualmente. Per ora abbiamo i primi prototipi che sono in attesa di essere perfezionati e abbiamo cominciato a lavorare alla creazione di un sito internet. Vogliamo coinvolgere le persone, vogliamo raccontare a chi è ancora scettico la vera storia della canapa. Con l’ausilio di uno spot (vedi sotto, ndr) vogliamo mostrare i danni che comporta l’utilizzo sfrenato del petrolio e quello che invece può fare la canapa. Allargheremo lo spettro di produzione a breve: ci dedicheremo alla messa a punto di processi produttivi di bio-carburanti come bio-diesel o etanolo di canapa e alla messa a punto di processi di produzione di energia pulita.

Avete altre sorprese in serbo?

Stiamo sistematizzando la procedura per produrre carta di canapa dalla fibra corta, cosa che comporterebbe molti vantaggi ambientali che, oltre alla deforestazione, si sommano al fatto che essendo bianca la fibra, non si ha bisogno di utilizzare sbiancanti chimici.
Oltre a questo contiamo di chiudere un accordo per la fornitura di cellulosa di canapa, in Italia, e sensibilizzare le aziende ad optare per la materia prima dalla pianta rinnovabile piuttosto che dagli alberi secolari. Anche qui il prezzo finale può essere molto competitivo con quello della carta tradizionale ma con una qualità nettamente superiore.

Cosa vi ha spinto ha creare tutto ciò?

Anche volendo continuare su questa strada, il petrolio non potrà durare ancora per molto tempo. C’è chi dice che la produzione mondiale abbia già superato il picco e che quindi abbiamo 10-15 anni di autonomia, altri più ottimisti ritengono le riserve disponibili sufficienti per 30 anni. In entrambi i casi prima o poi le riserve finiranno e non possiamo permetterci un cambiamento improvviso in tutti i settori nei quali viene utilizzato il petrolio; il cambiamento deve essere lento e progressivo. Noi ci stiamo muovendo per tempo tentando di sensibilizzare più persone possibili sulle alternative pratiche che abbiamo già oggi a disposizione e possono aiutare in primo luogo l’ambiente.
Adesso tocca a voi!

Mario Catania

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