Toscanapa e Naturfibre: l’essiccatore riciclato per i semi di canapa

Canapicoltura //

Pubblichiamo qui di seguito un articolo di Toscanapa a firma di Giacomo Giustarini che racconta di come l’associazione abbia riciclato e reso di nuovo funzionante un essiccatore degli anni ’70 installando un motore elettrico al posto del vecchio diesel. 

essiccatore ToscanapaDai valori dell’associazione Toscanapa prende forma il primo essiccatore di semi di canapa riciclato. Un macchinario indispensabile per chi vuol coltivare la canapa a finalità seme, ottenuto riciclando un vecchio essiccatore dismesso. Una soluzione economica e funzionante, con plauso e l’invito a far si che sia il primo riciclo di una lunga serie.

Lo scorso gennaio il famoso filosofo ed economista francese Serge Latouche è stato ospite di Toscanapa a Volterra dove ha tenuto nella Sala del Maggior Consiglio del Palazzo dei Priori, davanti ad un pubblico gremito ed entusiasta, una “lectio magistralis” che ha lasciato un segno profondo nella coscienza di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo. Poche persone sanno con parole semplici scolpire concetti chiari ed indelebili nel prossimo: il Professore sicuramente è uno di questi.

Ed è grazie anche a quella conferenza che un ammasso di ferro arrugginito, un vecchio ed antiecologico essiccatore per semi degli anni settanta, alimentato da un romurosissimo ed inquinante motore diesel, è risorto ed è approdato a vita nuova trasformandosi, quasi come in un racconto dei fratelli Grimm, in un macchinario indispensabile per la canapicutura funzionante ed ecocompatible.

 

Il macchinario era ormai stato abbandonato dal vecchio proprietario in un angolo polveroso di un capannone agricolo, e stava per essere venduto a peso di ferro… ma Naturfibre, associato di Toscanapa, lo ha riciclato: da rifiuto è divenuto indispensabile strumento di lavoro.

Adesso non ha più un cuore “malato” alimentato da un vecchio motore endotermico: è stato trapiantato un potente motore elettrico che consente di far ruotare il cilindro di essiccazione che è stato opportunamente adattato al seme che dovrà essiccare.

Per sostituire la funzione svolta dal “mangia gasolio” degli anni settanta, è stato inserito un bruciatore (adesso a combustibe liquido fossile, ma che in futuro potrà essere alimentato a biogas o biofuel) molto più efficiente, ecologico e, soprattutto di economica gestione.

Il progetto incarna in modo davvero calzante il ciclo virtuoso che il professor Latouche propone filosoficamente e va nela direzione da Egli auspicata: la decrescita (felice!). Toscanapa, e con lei gli associati, hanno da sempre profondamente condiviso il manifesto delle 8 R, considerandolo fonte d’ispirazione nell’approccio alle sfide che si pongono innanzi, e la decrescita, ovvero la necessità di invertire marcia rispetto all’attuale approccio “economico”, una necessità.

Come si può fondare la crescita illimitata – necessaria al modello capitalista per stare in piedi – quando il pianeta ha risorse finite? E’ stupido fingere che la crescita per la crescita non sia un problema.

Al ritmo attuale di crescita – intesa comunemente, cioè quella che tutti si auspicano che giunga al termine di un ciclo economico negativo come l’attuale, ovvero maggiore produzioni per maggiori consumi – occorrono già due pianeti, perchè la Terra da sola non è più sufficiente: ogni anno l’uomo distrugge risorse non rinnovabili per sostenere una corsa verso l’abisso… noi abbiamo solo un pianeta Terra, almeno in questa dimensione.

Così com’è stupido chi si fa abbindolare dall’idea di crescita sostenibile. L’unica via razionale è la decrescita, o meglio una a-crescita (non crescita): un ripensamento.

Una nuova presa di coscienza. Se ripercorriamo i concetti fondanti della decrescita, ovvero il ciclo ideato da Latouche, ci accorgiamo che ciascuna R ha trovato comoda dimora nel progetto dell’essiccatore:

  • Rivalutare: i valori sono diventati vuoti simulacri, sostituiti da megalomanie individuali, egoismo e rifiuto della morale: occorre rivendicare valori come l’altruismo, la collaborazione, il piacere, il locale. Con questo progetto è stato modificato il punto di vista in merito ad un rottame che, agli occhi di chi l’ha scoperto tutto impolverato è sembrato, da subito, il macchinario ecologico che è oggi. Inoltre un padre ed un figlio hanno collaborato per la realizzazione trascorrendo tempo assieme… conferendo un enorme valore aggiunto.
  • Riconcettualizzare: la mancanza di valori dà luogo ad una visione diversa del mondo. Occorre ridefinire concetti come la ricchezza e povertà, la rarità e l’abbondanza distinguendo gli elementi reali da quelli di creazione artificiale. L’ecologia è insita nell’idea del mondo di Naturfibre ed il progetto ha consentito di mantenere “i piedi per terra” a chi, per soddisfare il bisogno di essiccare il seme raccolto, avrebbe potuto acquistare un nuovo prodotto, disponibile sul mercato.
  • Ristrutturare: adeguare l’apparato produttivo ed i rapporti sociali al cambiamento dei valori. Il ripristino di questo macchinario, che ha visto coinvolti i soci di Naturfibre in un duro lavoro gomito a gomito, ha interpretato nel senso più profondo l’idea di ristrutturazione, così com’intesa.
  • Riutilizzare e Riciclare: è necessario ridurre lo spreco, combattere l’obsolescenza delle attrezzature e riciclare rifiuti non riutiizzabili. E’ ridondante ed inutile sottolineare l’attinenza della pratica con la teoria!!!
  • Ridurre: ridurre non significa necessariamente tornare indietro. Significa limitare ed eliminare il sovraconsumo, abbatere gli sprechi. La riduzione non coinvolge solo gli sprechi, ma anche gli aspetti sociali come il tempo dedicato al lavoro. Anche in merito a questo punto è evidente che Naturfibre è riuscita a compiere un balzo avanti limitando possibili ed inutili consumi.
  • Rilocalizzare: è auspicabile seguire il principio del “think global, act local” per il quale occorre produrre in massima parte a livello locale i prodotti i prodotti necessari ai bisogni delle popolazioni. Il machinario, ormai desueto, si trovava vicino al luogo dove adesso viene conservato e custodito con cura. Verrà inoltre utilizzato nel breve raggio, preferibilmente trasportando questo ove vi sono le produzioni, anzichè trasportare voluminose produzioni dove si trova il macchinario; questo inoltre consentirà di utilizzare il personale delle aziende agricole per utilizzare il macchinario, dietro supervisione.
  • Ridistribuire: la distribuzione delle ricchezze e delle risorse ha un effetto positivo sulla riduzione del consumo, per due fattori: ridimensionamento del potere dei consumi e diminuzione della propensione al consumo. Ciò che è servito per la trasformazione del macchinario ha consentito di far lavorare più fornitori del luogo, anzichè far crescere il fatturato di una grande azienda; quando viene utilizzato il macchinario impiega manodopera locale che percepisce quindi un reddito.

Un grande plauso va quindi a Naturfibre che è ben riuscita a coniugare in questo progetto tutti gli insegnamenti del Maestro, tracciando la rotta per chi vorrà nel futuro seguire un prezioso insegnamento, anzichè gettare risorse per l’acquisto di macchinari nuovi, magari prodotti da chissacchì e chissadove!

Giacomo Giustarini

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