BigDelta: la stampante 3D per creare case a km zero e basso costo in canapa e calce, argilla o terra cruda

Aziende canapa //

BigDeltaNon si tratta solo della stampante 3D più grande del mondo, ma bensì di un passo in avanti della tecnologia al servizio della sostenibilità e del low-cost. BigDelta, la stampante 3D alta 12 metri concepita dai ragazzi di WASP (World’s Advanced Saving Project), nasce a Massa Lombarda – in provincia di Ravenna – inseguendo l’utopia di dare una casa a chiunque ne abbia bisogno e cercando idee e soluzioni concrete per renderlo un progetto realizzabile.

STUDIO. Il primo passo è stato lo studio dei materiali da impiegare nella stampa, da reperire in loco per fare in modo che la case fossero a tutti gli effetti a km zero. “Abbiamo studiato materie prime che fossero donate dalla terra – raccontano i ragazzi – ad alto rendimento, con un costo di produzione basso, per la crescita delle quali non servissero concimi chimici e che fossero coltivabili ovunque. La tecnologia 3D consente però di realizzare costruzioni molto gradevoli esteticamente in tempi brevi e con una necessità di manodopera praticamente pari a zero”.

ALIMENTAZIONE E TRASPORTABILITA’. “I bracci della BigDelta trasportano all’incirca 70 kg, per un consumo ridotto a meno di un decimo rispetto alle stampanti a portale ed equivalente a circa 300 watt, perfettamente gestibile quindi con una batteria e pochi metri quadri di pannelli solari. Oltre a ciò, la BigDelta è stata progettata per essere montata in tempi brevi: a tre persone occorrono circa due ore, e si alimenta a sole, vento e acqua”.

Il team di WASP con al centro il fondatore Massimo Moretti

Il team di WASP con al centro il fondatore Massimo Moretti

MATERIALI. “Le strade percorribili”, continuano a raccontare i ragazzi di WASP, “sono di due tipi: possono essere utilizzate materie prime di origine naturale e materiali tecnici specifici. Per quanto riguarda le terre crude, queste possono essere alleggerite con vermiculite o con altri materiali leggeri naturali. Gli impasti sintetici o tecnici possono invece essere costituiti da materiali cementizi o calce, uniti, ad esempio, a vetro soffiato o argilla espansa. Si sono ottenuti ottimi risultati anche inserendo polistirolo all’interno del cemento. Questa soluzione rende l’impasto notevolmente leggero abbattendo al contempo i costi, non abbiamo però fatto un’analisi di ciò che comporta a livello d’impatto ambientale. E’ logicamente molto più facile utilizzare materiali di sintesi o tecnici rispetto a impasti naturali, ancora tutti da scoprire. Il nostro campo di applicazione si rivolge ai secondi: stiamo testando impasti a base di argilla o calce arricchiti da canapa, o, ancora, materiali soffiati; molto divertente l’applicazione in cui si inseriscono pop-corn all’interno dell’impasto per generare delle bolle d’aria. Un’altra interessante sperimentazione di alta tecnologia e basso impatto ambientale è quella con i geo-polimeri, che nelle nostre prove uniamo ad argilla”.

TEMPISTICHE. “Abbiamo impiegato tre anni di ricerca per costruire la BigDelta e adesso il nostro impegno si rivolgerà verso la stampa della casa. La stampa della casa a km zero sarà l’ennesimo traguardo di un lavoro autofinanziato, per questo ovviamente richiede un po’ di tempo in più. Il tempo necessario a stampare una casa invece dipende da una serie di fattori, il materiale in primis: se si utilizza un cemento a presa rapida (che, per quanto non ci interessi, la nostra BigDelta è in grado di stampare) i tempi sono nettamente inferiori, in poche ore si possono realizzare muri di diversi metri. Se invece si scelgono materiali reperiti sul luogo, quali argilla e terra cruda, è necessario lasciare che il materiale si asciughi prima di depositarne altro”.

Non solo, perché la BigDelta è al centro di un progetto di ricostruzione delle opere d’arte distrutte dal terrorismo che apre un dibattito sul patrimonio culturale. L’idea è stata lanciata alla Maker Fair da poco conclusa con Francesco Rutelli che ha puntualizzato come: “Da qui a poche settimane presenteremo due opere distrutte in Iraq e Siria in scala 1:1”. Secondo Massimo Moretti, l’inventore della Big Delta, “il primo passo è quello di acquisire immagini dettagliate dalla comunità scientifica, il secondo è dargli forma. L’ideale poi sarebbe ricostruire le opere d’arte con gli stessi materiali che sono stati impiegati per costruirli, cioè riutilizzando le polveri degli oggetti distrutti”.

Ad ogni modo, quali saranno i prossimi passi del progetto? “Andremo avanti a fare ricerca per realizzare una casa a km zero che sia sostenibile, ecocompatibile e che chiunque possa permettersi. Il nostro obiettivo successivo è quello di realizzare un intero villaggio autonomo in termini di sostentamento, basato sull’autoproduzione, e, ovviamente, interamente stampato. E dopo? Vogliamo salvare il mondo”.

Mario Catania

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