Il Tribunale Amministrativo di Tarragona ha affossato almeno temporaneamente il creativo piano anticrisi – approvato anche da un referendum della cittadinanza – del comune catalano di Rasquera: affittare terreni agricoli comunali per la coltivazione della cannabis.
L’idea del municipio catalano (900 anime e un debito pubblico onerosissimo) risale al ferbbario del 2012, quando venne firmato un accordo con l’Associazione per l’Autroconsumo di Cannabis di Barcellona, locataria dei campi e disposta a pagare 1,3 milioni di euro in due anni ma la cui responsabile era stata arrestata dalla polizia per traffico di stupefacenti.
L’associazione, che conta circa 5mila soci, è infatti legale – come lo è il consumo di droga per uso privato – ma nella sua sede la polizia aveva ritrovato 1,3 chili di marijuana per un valore di 5.700 euro, oltre a dici persone che attendevano di poterla compare: abbastanza per decidere cinque incriminazioni per traffico di stupefacenti. In occasione del referendum il primo cittadino, Bernat Pellisa – che insieme ai suoi consiglieri si è dimesso dal suo partito per non coinvolgerlo nelle polemiche – aveva tenuto a sottolineare che la marijuana ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica ma che in realtà il referendum era “semplicemente un piano anticrisi”.
Il tribunale però non l’ha pensata così, stabilendo che “gli interessi economici o la grave situazione economica di un Municipio non possono essere inclusi nel concetto di interesse pubblico” e dunque il municipio non ha alcuna giurisdizione in materia, senza contare che non è stato richiesto alcun permesso alle autorità competenti per la coltivazione della cannabis. Pellissa – che si dimetterà il prossimo 14 giugno insieme ai suoi consiglieri – ha già annunciato di voler presentare ricorso.
Fonte: Aduc.it