Abbattere il petrolchimico? Con la canapa si può

Canapa economia e politica Energia e biocarburanti //

317852_10150311202339674_1650014727_nRiuscireste ad immaginare un mondo senza petrolio? Probabilmente no. Non ci sarebbero plastica, asfalto, gasolio, benzina (quest’ultima sempre in sensibile aumento, soprattutto in Italia) e tutti gli altri prodotti ottenuti mediante la raffinazione dell’indispensabile greggio che purtroppo, come tutti sappiamo, è una fonte d’energia NON rinnovabile, destinata (pare) all’esaurimento. In realtà quest’ultima affermazione non rispecchia proprio la realtà. Si perchè, seguendo la teoria del Picco di Hubbert (picco di massima estrazione del greggio o di altre risorse fossili/minerali) si può facilmente intuire che quello che comunemente viene indicato come la data del termine del petrolio è in realtà la data dell’inizio di una fase in cui esso sarà man mano sempre meno economico, perdendo vigore e brillantezza nei confronti di altre fonti, tra cui quelle rinnovabili, che diventeranno competitive rispetto agli idrocarburi.

E indovinate quale risorsa, completamente naturale e rinnovabile, potrebbe sostituire il petrolio in tutto e per tutto? E’ sempre lei signori miei… la canapa. Innanzitutto è indispensabile introdurre il concetto di biomassa: è l’insieme delle coltivazioni, degli scarti agricoli e forestali, dei bio carburanti e dei gas utilizzati a scopi energetici, in particolare sostanze di origine biologica in forma non fossile. La canapa di per sè rappresenta la pianta con il più alto rendimento per ettaro anche in condizioni climatiche sfavorevoli ed è una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa; il legno invece produce un 60% di cellulosa con conseguenze disastrose per l’ ecosistema!

Il derivato del greggio più importante però è sicuramente la benzina. E senza petrolio? C’è l’etanolo di canapa! In funzione della sua alta resa in massa vegetale, la canapa è considerata ideale anche per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro. Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Ma dalla canapa è possibile ottenere anche una sorta di biodiesel di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati. Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo.

Ciò che ai più sembrerebbe utopico è già stato realizzato da uno degli imprenditori a stelle e strisce più famosi che la storia ricordi. “Perché esaurire le foreste che sono nate attraverso i secoli e le miniere che necessitano di molti anni per formarsi, se possiamo ottenere l’equivalente di una foresta e dei prodotti minerari attraverso la coltivazione annua dei campi di canapa?” In questa frase, Henry Ford, cofondatore dell’omonima casa automobilistica, è racchiusa la sua ambiziosa visione: produrre autoveicoli interamente costruiti e alimentati con la canapa e i suoi derivati. Così nel 1941 la sua concezione diede alla luce la Hemp Body Car (macchina in struttura di canapa, anche chiamata Soybean Car, ovvero auto di soia), un prototipo interamente in plastica derivata dalla pianta, alimentata con etanolo di canapa (raffinato dai semi). Sfortunatamente Ford morì soltanto due anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale e il progetto cadde nell’oblio. I teorici del complotto sostengono che ciò accadde sotto le pressioni della nascente industria petrolchimica, disturbata dalla concorrenza di un carburante naturale come l’etanolo di canapa.

Beh, se ciò fosse vero, non ci sarebbero dubbi riguardo alla conseguente “illegalità” della cannabis. Resta che nel 2013 avremmo davvero tanto bisogno di una mente illuminata come quella di Henry Ford e non soltanto in campo automobilistico…

Autore: Carmine Buccella

Fonte: Fanpage.it

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