Nei pressi di Castellano si potrà coltivare la cannabis. Al bando le battute maliziose, il Comune di Villa Lagarina fa sul serio e, all’interno del progetto di recupero agricolo e ambientale della Destra Adige lagarina ha promosso un convegno sulle coltivazioni alternative: la canapa potrebbe essere una di queste. Ovviamente l’amministrazione è interessata alla varietà «sativa», a lungo fusto e con un basso contenuto di thc, il principio attivo stupefacente, presente invece in quantità superiori nella varietà «indica».
L’idea sarebbe quella di sfruttare i terreni abbandonati della fascia collinare, ad esempio i tre ettari in località Cavazin, vicino a Castellano, per ripristinare antiche colture e incentivare la biodiversità: nel progetto si inserisce anche l’iniziativa della Comunità di valle per valorizzare l’apicoltura.
Fino al secondo Dopoguerra la canapa era un caposaldo dell’economia famigliare. I contadini la coltivavano per tessere, ma anche come nutrimento per gli animali. Con l’avvento delle fibre sintetiche l’utilizzo di quelle vegetali è andato scomparendo; oggi, con le nuove tecnologie, la fibra è diventata ancora più versatile e può essere trasformata in isolante per l’edilizia, calzature e arredi.
I contadini che facevano crescere la cannabis sativa fino agli anni 50 ignoravano completamente le proprietà stupefacenti della pianta, anche se di fatto le due varietà – sativa e indica – appartengono alla stessa specie e si differenziano solo da un punto di vista chimico. «La canapa era diffusa in tutto il Trentino. Dopo essere stata raccolta veniva macerata, gramolata, battuta, pettinata e poi filata. Le piante erano alte fino a 4 metri e si trovavano dovunque», spiega Lisa Angelini, botanica dell’associazone Pimpinella, intervenuta ieri pomeriggio al teatro di Castellano.
In Italia esiste anche un’associazione, Assocanapa, che promuove la canapicoltura in Italia. Dal 1998 la coltivazione della cannabis sativa è permessa, a patto di rispettare alcune regole: acquistare i semi approvati a livello europeo e comunicare alle forze dell’ordine la presenza della pianta sui propri terreni. Inoltre per agevolare i controlli, Assocanapa consiglia di far crescere appezzamenti più grandi di un ettaro. «C’è molta ignoranza su questa questione, anche da parte delle stesse autorità», sottolinea Lisa Angelini.
Nei prossimi mesi il Comune di Villa promuoverà altri incontri sulle coltivazioni alternative, come l’orzo. Nel frattempo, ieri pomeriggio sono stati consegnati gli attestati ai trentatré partecipanti del corso sulla costruzione di muretti a secco, organizzato tra maggio e giugno in collaborazione con l’Accademia della montagna. Gli apprendisti «muratori», molti artigiani e altrettanti agricoltori part-time, hanno realizzato una struttura lunga 18 metri e alta 3 (nella foto), un primo passo verso il ripristino del paesaggio rurale della Destra Adige.
Autrice: Laura Galassi
Fonte: Ladige.it