Anche in provincia di Terni si sta tornando alla coltivazione della canapa, nel caso specifico alla canapa da seme. C’è voluto un po’ di coraggio però dopo un anno di tentennamenti alla fine la proprietà s’è lasciata vincere dall’entusiasmo e dal desiderio di veder fruttare la terra ereditata dai genitori scegliendo di tornare alla canapa. Così la canapa, seminata in fretta e furia tra un acquazzone e l’altro nel turbolento mese di marzo, ha superato brillantemente la primavera e a fine estate fa sfoggio di un tiglio turgido di semi rigonfi. E per fortuna che in quel di Parrano c’è un frantoio ad hoc, con tutte le carte in regola per spremere i semi e ricavarne dell’ottimo olio, ricco di omega 3.
L’utilizzo dei semi di canapa per scopi alimentari non è una tendenza del mondo moderno, risale ai tempi più remoti e si è protratto molto a lungo attraverso i secoli. Tanto per citare un esempio, ci sono documenti che parlano di un evento risalente al 1380 quando gli Orvietani riuscirono a sopravvivere ad un assedio mangiando pane fatto con farina di canapa e lino.
Il Piano di Orvieto, con la tanta acqua convogliata dalle colline argillose e dall’altipiano dell’Alfina attraverso le numerosissime forme, dalla Forma Regia al Pojale e alle altre minori, fin oltre la metà degli anni ’50 del secolo scorso produceva canapa tessile e canapa da seme. I semi di canapa nostrani, secondo il racconto degli anziani intervistati e come documentano le ricerche d’archivio, oltre ad essere utilizzati in loco e nel circondario, Viterbese compreso, venivano acquistati da compratori dell’Emilia Romagna dove la coltivazione su vastissima scala richiedeva abbondanza e qualità ottimale delle sementi. All’epoca, soprattutto in considerazione delle leggerezza e delle dimensioni del seme, il raccolto doveva essere abbondante se, come testimonia un anziano, “ogni pianta produceva più di un chilo di semi!”
Senza nulla togliere al prezioso olio di oliva nostrano, attualmente sul mercato c’è richiesta di olio di canapa italiano, prodotto in Italia. In particolare va considerato che molti derivati della canapa vengono importati da Paesi esteri, anche non UE. Senza tralasciare che la Germania, che a suo tempo ha importato la materia prima, ossia i semi, da regioni del nord Italia tra cui il Friuli, torna poi in Italia con olio, semi interi e decorticati, farine… certificandoli come prodotti tedeschi. Nel caso delle coltivazioni locali di cui abbiamo parlato, tutti i prodotti ottenuti dal seme sarebbero locali, praticamente a chilometro zero!
Autrice: Santina Muzi
Fonte: Orvietonews.it