In edilizia, oltre alla canapa, ci vuole Equilibrium: Paolo Ronchetti ci ha raccontato “la follia” del fondare e gestire una giovane e innovativa start-up in Italia

Aziende canapa //

casa-in-canapa-e-calceEquilibrium è un’azienda che si propone di rilanciare la canapa a 360 gradi, avendo come punto di partenza la bioedilizia. L’azienda è giovane, se si pensa che è nata nel 2011, ma nel suo piccolo sta rivoluzionando il settore nel nostro Paese, come certificano i riconoscimenti ottenuti in rassegne e manifestazioni. E fa riflettere il fatto che l’azienda lecchese abbia scelto come base produttiva uno stabilimento che si occupava di edilizia tradizionale: cessata la produzione di blocchi in calcestruzzo – processo altamente inquinante – è iniziata la produzione del biomattone di canapa e calce, prodotto “amico” dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi. La loro creazione più celebre è probabilmente la casa biocompatibile in legno, canapa e calce presentata all’esposizione internazionale dell’edilizia Made Expo 2012 (nella foto), della quale si è da poco tenuta l’edizione 2013, in cui è stata presentata la casa Hi-Low, realizzata in partnership con l’azienda Pedone Working di Bisceglie e concepita come casa mobile prefabbricata naturale, ad altissima efficienza energetica (Classe Gold Casa Clima Mobile Home) e tecnologica, per case vacanze, villaggi turistici o alberghi. La costruzione può essere trasportata già assemblata e pronta all’uso.
EQUI 0_46Ma, come dicevamo, Equilibrium non è solo Natural Beton®, e cioè il biocomposito di canapa e calce che produce e con cui viene realizzato anche il biomattone. I fondatori la definiscono un’azienda olistica, che non si concentra solo sui prodotti e le relative applicazioni, ma considera anche l’impatto sociale e ambientale che questi possono avere sulla filiera produttiva e sul consumatore, differenziandosi dall’approccio imprenditoriale classico. In che modo, con quali idee e conseguenze, l’abbiamo chiesto a Paolo Ronchetti, general manager e fondatore, insieme a Barbara Ceschi a Santacroce, di Equilibrium.

In che senso siete un’azienda olistica?
Per noi significa avere un approccio multi-disciplinare, nel senso che ci impegniamo a creare valore ambientale, sociale ed economico lungo l’intera catena del valore (supply chain) e in più settori contemporaneamente. Siamo un’azienda sistemica, che non guarda solo alla bioedilizia ma anche alla nutraceutica e, in generale, a tutti gli aspetti innovativi della canapa. Nel settore del risparmio energetico, come in quello della nutraceutica, cerchiamo di guardare la realtà da un’altra prospettiva: non si tratta solo di vendere materiali isolanti o alimenti, ma di un discorso più ampio, che mette al primo posto la salute e il benessere della persona.

Cosa fate nel settore della bioedilizia?
Ci occupiamo della produzione, della certificazione e della vendita di prodotti e applicazioni a base di canapa e calce, per il mercato della nuova costruzione e per quello della ristrutturazione rivolta al risparmio energetico, che sta vivendo un importante momento storico, grazie alle agevolazioni fiscali in termini di aliquota IVA, ridotta al 10%, e di detrazione fiscale, aumentata al 65% e confermata per tutto il 2014. Nonostante l’edilizia sia totalmente in crisi (secondo una relazione dell’Osservatorio Ance del 2013, “l’investimento nel settore delle costruzioni in Italia ha subito un calo del 29% dal 2008 ad oggi”), le nostre soluzioni vengono utilizzate per costruire e riqualificare energeticamente edifici di diversa natura e dimensione. Un progetto al quale teniamo molto è “Case di luce”, del nostro partner Pedone Working: un cantiere dalle dimensioni di un’intera area urbana in cui la muratura perimetrale sarà realizzata con il nostro Natural Beton® offrendo case altamente performanti a livello energetico e con un eccezionale confort abitativo. Si tratta di 2 condomini e 8 case con muri perimetrali in tufo e biomattone di canapa e calce: sorgerà a Bisceglie e sarà l’edificio residenziale più grande del mondo con questa tecnologia.
Ci sono potenzialità enormi in entrambi gli ambiti perché il biomattone è un prodotto molto duttile, che può essere utilizzato sia per la costruzione ex novo di muratura verticale, sia per la riqualificazione energetica, isolando murature esistenti e coibentando pavimenti, tetti e sottotetti.Inoltre, gli anni di ricerca e sviluppo, dapprima all’estero e successivamente in Italia, ci hanno portato ad un ottimo livello di industrializzazione in cantiere della posa del Natural Beton®, che oggi può essere messo in opera mediante pompe a proiezione. Questo ha permesso di abbattere i tempi di posa e di renderne i costi competitivi rispetto all’edilizia tradizionale.

Come vedete il vostro futuro? Avete ricevuto offerte dall’estero?
Nel futuro puntiamo a restare in Italia, con tutto quello che comporta, perché il nostro è un progetto costruttivo (in tutti i sensi ndr) che vuole contribuire a risolvere i tanti problemi del nostro paese. Naturalmente siamo interessati anche a lavorare all’estero, magari in Paesi dove la bioedilizia in canapa e calce è già conosciuta, ma senza vederla come una via di fuga, al massimo come un nuovo sbocco. Siamo ambiziosi, ci rendiamo conto che per raggiungere i nostri obiettivi siano necessari dei finanziatori e che, vista l’esperienza, sarà più facile trovarli all’estero piuttosto che in Italia. Ma rimarremo qui, nella attesa attiva di un’evoluzione del sistema, per confermare che l’eco-sostenibilità, il rispetto delle persone e dell’ambiente sono parte di un modello di comportamento che può funzionare anche da noi. Vogliamo creare una filiera che comprenda anche il settore alimentare, dalla produzione e trasformazione del seme di canapa all’apertura di negozi bio e alla fornitura di prodotti a bar e ristoranti, come è successo con il Centro Botanico e i suoi tre punti vendita di Milano, che dallo scorso settembre propongono tra gli scaffali i nostri prodotti a base di canapa. Non vogliamo solo il consumo dei prodotti, lo intendiamo come un momento di crescita in generale dell’individuo, sia dal punto di vista culturale che dello stare bene fisicamente.

Come siete cresciuti in questi 3 anni?
La nostra ricetta è stata quella di fare emergere una domanda dal basso che già c’è, ma che dal nostro punto di vista ha bisogno di essere canalizzata. Prima del pensare a vendere qualcosa, abbiamo ritenuto che fosse necessario spiegare le caratteristiche dei prodotti e il motivo per cui siamo convinti che l’acquisto e il consumo di prodotti e soluzioni a base di canapa siano un bene, non solo per azienda e acquirente, ma per tutta la comunità.

Cosa vuol dire fondare una start-up giovane e innovativa in Italia?
E’ una follia. E come spesso capita, le follie si fanno per amore: il bilancio generale è positivo e siamo convinti della bontà delle idee che hanno dato vita a tutto questo e che crediamo possano tracciare una strada nuova in direzione del cambiamento. Abbiamo creduto fortemente che unendo le nostre esperienze e motivazioni avremmo potuto creare un futuro e una visione del futuro diversi. Il nostro contributo sta in una visione del fare impresa che crea prodotti ecosostenibili, rispetta l’ambiente e offre anche un contributo sociale. Non è facile, ma lo stiamo facendo. E ne siamo sempre più soddisfatti, giorno dopo giorno!

Quali sono invece i problemi?
Il problema di fondo è che mancano le strutture e le condizioni per esistere come impresa start-up. Il sistema stesso di promozione imprenditoriale è vecchio, lontano anni luce dalla knowledge economy, cioè il concepire idee nuove che portino innovazione facendo affidamento sulle risorse naturali, predicata in altri Paesi. Da noi mancano persino gli strumenti giuridici, senza contare le complicazioni portate da burocrazia. Basti dire che una srl nata ieri ha lo stesso trattamento fiscale di una che magari esiste da 10 anni. Inoltre è difficile trovare investitori e le banche non finanziano nulla, a maggior ragione chi sta oggi nel campo dell’edilizia. Un’azienda innovativa con elevato potenziale di sviluppo si trova ad avere gli stessi strumenti finanziari di un negozio di paese, poiché l’unico focus delle banche sono i numeri, i bilanci già approvati ed i rating di settore. Dall’altra parte la domanda dei prodotti cresce esponenzialmente, ma si deve capire che, ad esempio, la canapa deve essere pagata prima della consegna ad agricoltori e primi trasformatori, per avere la possibilità di incassare su lavori eseguiti magari mesi dopo. Inoltre chi ci governa non riesce a scorgere il valore della filiera che si potrebbe riattivare, partendo dal contadino arrivano all’industria: ci vuole un cambio di visione.

Come nasce invece l’idea di realizzare corsi teorici e pratici per formare tecnici e installatori?
L’idea dei corsi nasce dall’esigenza di formare una rete di professionisti che sia in grado di capire, veicolare e applicare le soluzioni che proponiamo. Condividiamo volentieri il nostro know-how e diamo la possibilità a chiunque di imparare un nuovo mestiere, condividendo parte dei nostri investimenti. In cambio otteniamo tecnici preparati e installatori autorizzati. Non si può fare tutto da soli. Siamo convinti che le conoscenze vadano condivise senza per forza trarne un profitto immediato. Il nostro approccio è aperto anche nei confronti della concorrenza: siamo convinti che, condividendo parte della nostra esperienza, il ritorno sia superiore in termini di valore, di riscontri sul campo e di esperienza stessa, rispetto a quello che otterremmo se tenessimo segreta la nostra conoscenza. Aiutiamo in questo modo lo sviluppo generale del settore.

Mario Catania per Canapaindustriale.it

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