L’idea nasce da Open Source Ecology, un gruppo internazionale di ingegneri, agronomi, biologi e contadini e attivisti sparsi per il mondo che, tramite gli strumenti offerti dalla Rete, collaborano attivamente per disegnare, progettare e costruire macchine agricole e industriali resilienti, modulari, riciclabili e completamente open source, pensate per durare ed essere riparabili.
Dopo molti anni di abbandono, le campagne si stanno ripopolando e in tutto il mondo si può assistere ad un graduale ritorno dell’agricoltura. Come spiegano i ragazzi italiani che aderiscono all’iniziativa, “se vogliamo pensare ad una nuova rivoluzione agricola che permetta maggior indipendenza dal sistema industriale per la fornitura di macchine agricole, oggi esiste un’alternativa. È in atto una silenziosa rivoluzione che, per molti giovani che decidono di tornare ai campi, potrebbe essere la chiave di volta per risparmiare negli investimenti e, nel contempo, acquisire maggior familiarità con gli strumenti che usano nei campi”.
Ed è proprio con questa idea che Marcin Jakubowski, dopo un PHD in fisica, ha fondato l’Open Source Ecology nel 2003, per la creazione e condivisione di progetti per creare macchine utili ad una comunità agricola moderna. I video per realizzare i suoi prototipi e relativi progetti sono disponibili e scaricabili in rete. L’approccio di Marcin, sintetizzato nel suo Set per Costruzione del Villaggio Globale (GVCS), un dvd completo per “creare una civiltà” è diretto, pratico e senza analisi teoriche. Per chiunque abbia un discreto livello di manualità questo progetto è perfetto.
Come ha raccontato Andrea Dainelli, che fa parte del gruppo per l’Italia, sul sito Makeinitaly.com, “il fulcro di tutto sta in qualcosa di più grande, quasi colossale. Creare un nuovo paradigma economico basato sull’open source, dove la libera circolazione delle idee e dei progetti avviene senza brevetti di alcun genere, ma con una licenza Creative Commons che permette agli utenti di prendere, modificare, migliorare e riprodurre gli oggetti localmente, dando lavoro e accorciando ai minimi termini la filiera produttiva nel luogo di utilizzo del prodotto in questione”.
Partendo da questi principi si è svolto nei giorni scorsi presso il Talent Garden di Torino, l'”Hemp Box Winter Jam“, un workshop organizzato dai ragazzi di OSE per creare “un progetto imprenditoriale scalabile ed esportabile che – attraverso lo sfruttamento strategico e tecnologico della canapa industriale – ha come obiettivo principale quello di riqualificare ecologicamente ed economicamente le risorse rurali italiane, con il fine ultimo di produrre un ecosistema italiano di start-up rurali innovative.”
“Andando a recuperare i punti forti del nostro passato agricolo e le tradizioni che vi si legano – si legge nelle linee guida del progetto – si può osservare subito come la canapa sia stata una risorsa centrale per il nostro Paese. L’obiettivo di HempBox è di recuperare questa antica innovazione, e di apportare la open innovation ed i più avanzati mezzi di sviluppo gestionale del servizio e del prodotto, al servizio dell’agroindustria canapiera italiana. La canapa può ritornare ad essere un elemento cardine per sostenere l’ambiziosa impresa di fondare un ecosistema italiano di start-up legate al rurale (food, agrotech, manifattura tessile e turismo)”.
In che modo? “Attraverso un modello gestionale generale che sfrutta il Design Thinking, e più nello specifico tramite una piattaforma scalabile che sfrutta il Platform Design Thinking di Simone Cicero, e l’EcoCanvas di Nicola Cerantola forniremo i mezzi per sviluppare un’idea di business altamente sostenibile. Un business che parte avvantaggiato grazie all’hardware e all’esperienza della community fornita da Open Source Ecology. HempBox vuole disegnare un hub per fornire uno zoccolo duro dalla quale partire per fare innovazione rurale e sociale in Italia. Esistono numerosissimi Comuni italiani al di sotto dei 100 abitanti, e moltissimi borghi abbandonati, la maggior parte di questi in Piemonte. Questi luoghi possono essere terreno fertile per attivare i primi study-cases di HempBox. Partendo dall’analisi di questi luoghi, e dallo sviluppo di un business model la Winter Jam servirà a disegnare un modello adatto a scalare potenzialmente altrove, in qualsiasi territorio che possa ospitarlo”.
Redazione Canapaindustriale.it