“Dal petrolio alla canapa”: il professor Caramanico ci racconta il progetto abruzzese

Canapicoltura //

Caramanico Abruzzo canapaIn Abruzzo è stata capita prima che altre Regioni la possibilità che il moderno mercato della canapa può offrire. Tempo fa ci eravamo chiesti se la canapa fosse il nuovo tesoro d’Abruzzo e, a giudicare dall’evoluzione della situazione, pare che le cose stiano andando proprio così. Il progetto “Dal petrolio alla canapa“, approdato in Regione agli inizi di settembre, è stato approvato all’unanimità. Il testo della legge è stato pubblicato qui. Per capirne di più abbiamo sentito il professor Franco Caramanico, consigliere regionale di Sel e depositario della legge.

Ora che il progetto è stato approvato qual è il prossimo passo?
Ci stiamo attivando per trovare le risorse necessarie, come previsto dalla legge. Siamo in attesa che venga terminato il piano di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020, nel quale saranno contenute le predisposizioni.

Verrà creato anche un centro di trasformazione della canapa?
Sì, è prevista la creazione di un centro di prima trasformazione che possa servire anche come centro di stoccaggio. Potrebbe essere una struttura pubblica che viene affidata a un privato o ad un gruppo. In generale abbiamo davanti due scelte: o si procede con la centralizzazione della raccolta, con un unico centro di trasformazione, oppure si può prendere il modello delle cantine sociali, che io preferisco, al quale si arriva grazie ad una rete sparsa sul territorio, sia di raccolta, sia di lavorazione. La si potrebbe creare grazie anche agli incentivi di settore e sarebbe un modo per sottrarsi al ricatto del mercato.

Quali utilizzi avrà la canapa coltivata?
Stiamo cercando di sensibilizzare persone e aziende su vari settori, ma puntando in particolar modo sulla bioedilizia. Siamo rimasti colpiti dal mattone di canapa e calce e da come sia capace di invertire la logica che vorrebbe che costruire portasse inquinamento. Qui addirittura la canapa sequestra CO2, sia in fase di crescita come pianta, sia quando è trasformata in mattone.

In che modo è stata percepita dai cittadini?
Stiamo informando i cittadini tramite incontri e giornate dedicate e la risposta è stata buona. L’associazione Ginestra ha di recente organizzato un convegno e un negozio a Montesilvano ha cominciato a vendere prodotti a base di canapa. Credo che in generale stiamo assistendo ad un risveglio per quello che riguarda le potenzialità industriali e artigianali di questa pianta: qualcosa si inizia a muovere. Un’altra esperienza è quella di coltivazione nella zona del Fucino, e l’utilizzo a Pescara in una struttura all’avanguardia della canapa come diserbante naturale nella coltivazione a rotazione.

Qual è l’obiettivo finale?
Recuperare gli oltre 254mila ettari di terreni agricoli abbandonati nel tempo. Con la crisi il fenomeno si sta invertendo e la terra sta tornando ad avere valore. Faremo un disegno di legge affinché cooperative formate da giovani siano favorite per aiutare a loro volta questo processo di recupero. Abbiamo la possibilità di coniugare la creazione di nuovi posti di lavoro con il rispetto per l’ambiente, non dobbiamo lasciarcela sfuggire.

Mario Catania per Canapaindustriale.it

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