In America non si perde tempo. Dopo che il presidente Obama ha firmato il nuovo Farm Bill – e cioè il pacchetto quinquennale di leggi federali sull’agricoltura – autorizzando in 10 Stati la coltivazione della canapa per scopi di ricerca agricola e scientifica, cominciano a nascere le prime aziende ed i primi progetti industriali.
Nei giorni scorsi è stato lanciato in Kentucky, Paese che a metà del 19esimo secolo era il principale produttore di canapa americano, un programma con 5 progetti pilota per la canapa industriale che vanno dallo studio di nuove varietà alla bonifica dei terreni, passando per la cannabis terapeutica e lo studio di macchine e procedimenti agricoli.
Mentre in California l’azienda Extreme Biodiesel, dopo l’acquistato di 16 ettari di terreno con l’obiettivo di coltivare la cannabis come materia prima per la produzione di biodiesel, ha implementato il progetto con lo scopo di creare una vera e propria industria basata sulla cannabis utilizzando la marijuana prodotta con fini terapeutici, tessili, energia da biodiesel e alimentari. Verrà coltivata al coperto per alcune applicazioni, ma si produrrà anche in campo aperto ad esempio per la produzione di biodiesel.
Come racconta Biodieselmagazine è potuto succedere perché l’azienda ha avuto un ok preventivo per ottenere 5 milioni di dollari di credito e lanciare il programma XTRM Cannabis Ventures. Il presidente della società Joseph Spadafore ha dichiarato: “Extreme ha già individuato diverse proprietà che riteniamo adatte alle esigenze della società”.
Il biodiesel di canapa è uno dei combustibili più ecologici che siano mai stati prodotti: è biodegradabile, non contiene zolfo e in caso di combustione non produce le sostanze tossiche tipiche invece dei combustibili fossili. Essendo di origine vegetale non contribuisce quindi all’emissione di CO2 nell’atmosfera: potrebbe essere preso seriamente in considerazione come sostituto del diesel attualmente in uso, confermando ancora una volta le doti della canapa nel combattere l’inquinamento.
Ricordiamo che in Italia il progetto VeLiCa, dopo due anni di studi di ricercatori del CNR finanziati dalla regione Lombardia, ha trovato delle soluzioni anche per quello che riguarda il biodiesel. Vista la nuova tendenza nell’utilizzo di materie prime di origine naturale l’olio di canapa è sempre più utilizzato nella produzione di oleochemicals. Se uno dei problemi di questo olio era l’elevata insaturazione (a causa dell’alto contenuto di acidi grassi polinsaturi che non sono altro che gli Omega – 3 e Omega – 6 indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo), grazie alla ricerca dell’Istituto di Tecnologie Molecolari del CNR è stato messo a punto un processo a basso impatto ambientale che rende gli oli di canapa e lino adatti all’utilizzo come combustibili e come prodotti intermedi per la produzione di oleochemicals. Ora non resta che trovare un’azienda o un ‘istituzione disposta ad investire tempo e denaro. In America non ci è voluto molto. Da noi cosa accadrà?
Redazione Canapaindustriale.it