Anche gli animali scoprono la canapa come ingrediente da aggiungere al menù quotidiano. E’ quello che succede ad un gruppo di caprette che, per uno studio scientifico del CNR finanziato dalla regione Lombardia, avranno una dieta integrata coi semi di canapa e lino. E non solo per le capacità nutritive che questi semi possiedono, ma anche per tentare di trasferirne gli incredibili benefici alimentari nei prodotti. Il progetto durerà due anni, dal 2013 al 2015, si chiama FilAgro e non si pone solo l’obiettivo del miglioramento della qualità delle produzioni lattiero-casearie in termini di salubrità, sicurezza e caratteristiche nutrizionali, ma cerca di andare oltre, sfruttando ad esempio gli scarti delle produzioni agro-zootecniche per altri prodotti o per creare energia sfruttando la biomassa per chiudere una filiera.
Esperimenti simili, dal punto di vista alimentare degli animali sono stati condotti sulle galline dai ricercatori dell’Università di Jena Friedrich-Schiller. I risultati, pubblicati sul Journal of Consumer Protection and Food Safety, spiegano che i mangimi a base di canapa possono essere somministrati con sicurezza alle galline, “arricchendo il tuorlo delle future uova di sostanze nutritive”. Qui invece sono state scelte le capre con l’obiettivo di trasferire in futuro le conoscenze acquisite anche sui bovini. Il fine ultimo è quello di dare risposte concrete alle esigenze emergenti nel settore dell’agricoltura, legate alla sostenibilità delle produzioni, alla salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità e allo sviluppo tecnologico e al trasferimento dei risultati al settore produttivo.
Sono argomenti che stabiliscono un filo di continuità con il progetto VeLiCa, portato avanti dal CNR nel tentativo di rendere la coltivazione di canapa nuovamente remunerativa per gli agricoltori e che si collegano ai temi fondamentali di EXPO 2015. Per capirne di più ne abbiamo parlato direttamente con il dottor Diego Breviario, che coordina il progetto per l’IBBA, l’Istituto di Biologia e Biotecnologia agraria del CNR al quale lavorano anche l’ISMAC (Istituo per lo Studio delle Macromolecole), l’ISPA (Istituto Scienze Produzioni Alimentari), l’IRSA (Istituto Ricerca sulle Acque) e l’IBF (Istituto di Biofisica)
Come nasce il progetto?
L’idea è quella di affrontare in modo sistematico le varie tematiche scientifiche connesse alle moderne modalità produttive, inserendole nell’asse portante della produzione lattiero casearia. Il punto di partenza è che da una diversa alimentazione dell’animale si possano arricchire il latte e tutti i prodotti che ne derivano di importanti sostanze nutritive. Lo faremo con un gruppo di capre alle quali, in aggiunta alla dieta tradizionale, saranno dati semi di lino ad un gruppo e di canapa ad un altro. Abbiamo intenzione anche di testare un prodotto altamente nutritivo come il fagiolo per capire se possa sostituire la soia abitualmente impiegata nei mangimi.
Qual è l’idea di base?
Che una concezione alternativa dell’alimentazione animale possa darci alimenti con un alto valore aggiunto a partire dagli acidi grassi Omega-3 e Omega-6 e dall’acido linoleico coniugato, passando per l’alto contenuto di tocoferoli (potenti antiossidanti, ndr), vitamine e minerali. Monitoreremo la situazione con diagnosi genetiche e analisi dei metaboliti per determinare in che valore saranno modificati i principi nutritivi del latte.
Quindi gli eventuali prodotti lattiero caseari saranno certificati?
Non solo. Oltre alla certificazione degli alimenti studieremo come il cambio di alimentazione possa produrre delle modifiche genomiche negli animali e nella microflora del rumine.
Come mai?
Le emissioni di gas serra da parte degli animali possono rappresentare un problema per l’ambiente, soprattutto se si pensa agli allevamenti molto diffusi di bovini. Vogliamo capire se con questa nuova alimentazione possa diminuire il livello di metano emesso dagli animali, cosa che avrebbe conseguenze positive per tutto l’ambiente.
Riguardo invece alle coltivazioni di canapa?
L’utilizzo di coltivazioni alternative, come la canapa, che può essere coltivata a rotazione, da molti vantaggi. Visto che ad esempio può essere una pianta utile per la produzione di fibra o energia da biomassa, quello che vogliamo fare è chiudere la filiera produttiva utilizzando per questi scopi gli scarti agro-zootecnici. Inoltre, essendo la canapa una coltivazione che migliora la qualità del terreno nel quale viene coltivata, vogliamo capirne l’utilità sia nell’ambito di un recupero dei terreni dedicati alla coltivazione intensiva che di arricchimento della biodiversità di zone pascolive.
E’ tutto?
No, perché un altro focus del progetto sarà diretto a contrastare una malattia che affligge in particolare le mucche lombarde. Si chiama Prototheca ed è un’infezione che danneggia gli animali fino ad ucciderli e sfugge ai farmaci tradizionali. Cercheremo delle soluzioni che portino alla diagnosi precoce della malattia e a soluzioni che possano contenere le infezioni.
Mario Catania
Versione integrale dell’estratto pubblicato su Dolce Vita n° 52 – maggio/giugno 2014