Si è svolto a Bisceglie, nell’ambito di “Abitare il futuro”, evento dedicato all’abitare sano e consapevole, il primo Forum Nazionale sul nuovo Coordinamento Italiano per la Canapicoltura.
Presenti all’incontro, svoltosi presso Case di Luce, il più grande cantiere europeo di edilizia residenziale in calce canapa, l’associazione CanaPuglia, l’azienda Sicilcanapa, l’associazione Sativa Molise, l’impresa Equilibrium, la Società agricola Eletta – che ha recuperato l’antica cultivar italica “Eletta Campana” – il progettista di impianti di trasformazione Valerio Zucchini, l’associazione Toscanapa e l’impresa edile Pedone Working, al momento il maggiore investitore europeo nell’edilizia in calce canapa.
Obiettivo, quello di ricostruire una geografia italiana della canapa, tramite un progetto di filiera nazionale che, in un momento storico contraddistinto da una crisi di modelli produttivi, punti sulla coltivazione, sulla lavorazione, la trasformazione e sulla promozione del prodotto, immaginandolo come nuova risorsa economica pulita a vantaggio dell’intera economia nazionale.
La versatile canapa, attualmente impiegata come materiale inerte per la bioedilizia, nel settore alimentare e della cosmetica, per la produzione di vernici e resine, nella produzione di carta, biomassa e biogas, di feltri isolanti, geotessili e compositi, è un investimento interessante soprattutto per gli agricoltori: a fronte di un piccolo investimento economico, garantisce alte rese produttive; è una coltura molto resistente che si adatta a quasi tutti i microclimi, non necessita di macchinari agricoli specifici (possono essere impiegati i normali macchinari per la semina del frumento), si presta molto bene alle rotazioni colturale, in particolare nella produzione di cereali, riduce il numero di parassiti e rimineralizza i terreni. Altro punto di forza, il grande potenziale economico (dalla canapa è possibile produrre oltre 25mila prodotti) e il suo ruolo nella memoria collettiva, che agevolerebbe il mercato dei derivati.
Tornare a fare dell’Italia il primo produttore al mondo per qualità e il secondo per quantità, così come avveniva fino agli anni ‘40, significa, però, mettere in rete in maniera intelligente tutti gli operatori della filiera: coltivatori, associazioni di produttori e di persone, istituzioni, aziende, realtà che lavorano nella promozione e nell’informazione al pubblico, sensibilizzando al contempo tutti gli stakeholders potenziali di un settore che ha molto da offrire.
Durante il dibattito intercorso a Bisceglie, si è discusso sul percorso da seguire. Primo step, la creazione di un organismo federale super partes in grado di intraprendere un dibattito trasversale, condiviso e senza protagonismi, sul futuro della canapa in Italia. Secondo, ambizioso progetto, quello di rendere l’Italia indipendente da altre realtà, come la Francia, nella produzione di sementi. Attualmente, il 50% della filiera italiana, si concentra nel Mezzogiorno e il recente recupero di varietà italiche autoctone che ben si adattano ai terreni del sud della penisola, indica la fattibilità del progetto.
Si cercherà inoltre di sensibilizzare il ministero delle Politiche Agricole, affinché intraprenda azioni di liberalizzazione delle sementi e promuova, tramite un sistema di premi, il recupero della filiera della canapa industriale. Il motto del futuro è “Italia canapaio d’Europa”. L’intenzione c’è. Ora serve passare ai fatti.
Serena Ferrara