La disciplina della coltura della canapa ad uso industriale trova tuttora il proprio fondamento nella normativa comunitaria ed in particolare in alcuni regolamenti del Consiglio e della Commissione adottati a partire dalla fine degli anni ‘90.
Tali regolamenti disciplinano sia i requisiti per intraprendere la canapicoltura (sono ammesse solo colture con sementi iscritte negli appositi registri e munite della relativa certificazione, le quali, come noto, devono contenere un livello di principio attivo inferiore allo 0,2%), sia l’iter e le modalità dei controlli sulle colture, nonché il regime degli aiuti agli agricoltori.
Sul piano della normativa nazionale invece occorre sottolineare come, allo stato attuale, la materia risulti sostanzialmente disciplinata da alcune circolari ministeriali che, recependo la normativa comunitaria, derogano alle prescrizioni del T.U. Stupefacenti n. 309/1990, consentendo la canapicoltura ad uso industriale (circ. n. 1-02 del MIPAAF), nonché l’uso alimentare dei prodotti a base di semi di canapa e derivati, fermo restando il rispetto della normativa vigente per il settore alimentare (circ. Min. San. n. 15314/2009). Appare pertanto evidente come ad oggi il quadro legislativo a livello nazionale risulti deficitario in quanto la materia è tuttora priva di un testo legislativo organico collocato in maniera adeguata nel sistema delle fonti normative. Occorre infatti sottolineare come il difetto di una legge nazionale determini una serie di problematiche nella prassi applicativa in quanto l’intera materia si trova a dover essere costantemente interpretata dagli enti competenti per territorio, con l’inevitabile conseguenza di storture e differenze di applicazione a livello burocratico-amministrativo (basti pensare alle difficoltà relative al premio PAC ed al sostegno accoppiato per gli agricoltori).
Un settore in forte espansione non può fare a meno di una disciplina normativa unitaria ed organica soprattutto per evitare che proprio l’incertezza giuridico-amministrativa rappresenti un ostacolo per la libera iniziativa di molti soggetti ed un freno alla crescita economica italiana. Questo aspetto appare infatti quanto mai evidente nel confronto con gli ordinamenti degli altri Paesi comunitari laddove la canapicoltura rappresenta una realtà agricola ed economica ormai affermata e consolidata proprio in virtù della presenza di norme certe. E proprio osservando l’esperienza comunitaria, Toscanapa propone di prendere spunto da questa per lavorare nell’immediato futuro: da un lato confidando nell’iter normativo volto ad una organica disciplina della materia (a cui comunque gli organi preposti stanno lavorando proficuamente), dall’altro, promuovendo l’adozione un Codice di Autodisciplina condiviso da tutti gli operatori del settore che, attraverso la prassi applicativa stessa, possa coadiuvare ed integrare il lavoro delle Istituzioni nel rispetto dei principi di legalità e trasparenza.
Avv. Giacomo Bulleri – Consulente legale Toscanapa
Pubblicato sulla rivista Canapa industriale, n°1 – maggio/giugno 2014