Il tessuto per abbigliamento, arredamento, corde e tappeti, si ricava dalla fibra lunga della pianta di canapa. Abbiamo visto come la coltivazione di canapa offra maggiori vantaggi a livello d’impatto ambientale rispetto alle altre fibre naturali, come ad esempio il cotone.
Richard Fagerlund, studioso che ha oltre 40 anni di esperienza nella gestione di specie nocive per le piante, ha di recente spiegato che: “La coltivazione del cotone è probabilmente il più grande inquinante del pianeta poiché, occupando solo il 3% dei terreni agricoli del mondo, esige il 25% dei pesticidi utilizzati in totale. Le sostanze chimiche vanno nelle acque sotterranee e il veleno non ha come bersaglio solo gli insetti, ma tutti gli organismi, compresi gli esseri umani. Inoltre la fibra di canapa è più lunga, più assorbente, resistente e isolante della fibra di cotone”. Sempre a livello di coltivazione il cotone per crescere, richiede circa il doppio dell’acqua rispetto alla canapa.
Come tessuto, grazie alla sua fibra cava, la canapa rimane fresca in estate e calda in inverno. Ha proprietà antibatteriche e antifungine ed è in grado di assorbire l’umidità del corpo, tenendolo asciutto e assorbe i raggi infrarossi e gli UVA fino al 95%. La resistenza agli strappi è tre volte maggiore a quella del cotone e tra le fibre naturali è quella che meglio resiste all’usura.
L’unico vero svantaggio lo potrebbe trovare chi ci vede come consumatori invece che clienti, e ha interesse a vendere capi che si consumino in fretta e durino poco, per poterci riempire i cassetti di magliettine sdrucite indossate poche volte. In Italia nel 2004 è stato inaugurato a Comacchio (Ferrara) il primo centro di trasformazione della canapa tessile, realizzato dalla società cooperativa Ecocanapa. Il centro però è purtroppo fallito nel 2008. “La colpa non è da attribuire alla canapa – ci ha raccontato il primo ricercatore del Cra di Rovigo Giampaolo Grassi – ma del complesso metodo di lavorazione scelto, simile a quello del lino, portato avanti con varietà non adatte per lo scopo. La strategia di procedere a quel tipo di lavorazione portava alla realizzazione di un prodotto troppo costoso, che doveva competere con i prezzi stracciati di prodotti artigianali fatti in Oriente. Per ripristinare il settore varrebbe la pena incentivare eventuali trasformatori e produttori. Noi come ente Cra abbiamo registrato a livello europeo un’ottima varietà di canapa destinata ad uso tessile, la Carmaleonte e potrebbe essere una possibilità”.
Redazione Canapaindustriale.it
Pubblicato sulla rivista Canapa industriale, n°1 – maggio/giugno 2014