La casa in calce e canapa a zero consumo energetico: l’edilizia del futuro secondo Pedone Working

Canapa in edilizia //
Cantiere Case di luce, rendering

Il rendering dell’edificio finito

Il ritorno al futuro dell’edilizia non passa attraverso macchine del tempo o skateboard che galleggiano a mezz’aria, ma per un modo nuovo di concepire i metodi costruttivi e gli edifici. E’ l’idea messa in pratica da Pedone Working, tra i massimi investitori nell’edilizia in calce e canapa in Europa, che parte da un’attenta scelta dei materiali, ma anche da innovativi metodi di costruzione che studiano le caratteristiche climatiche del cantiere e la posizione delle abitazioni future progettata al millimetro, per fare in modo che l’ambiente circostante non diventi un ostacolo, ma una fonte di energia da sfruttare.

Ma non rappresenta solo questo: si tratta di un vero viaggio nel futuro che mostra un esempio di edificio a zero consumo energetico che anticipa la direttiva europea e l’accordo raggiunto in Commissione sui target vincolanti di riduzione del 40% della CO2 e il raggiungimento del 27% delle energie rinnovabili per il 2030. In questi giorni è stato infatti approvato il decreto legislativo sull’efficienza energetica. Si tratta del provvedimento varato dall’esecutivo Renzi del 4 aprile scorso, che recepisce i contenuti nella direttiva 2012/27/Ue sullo stesso tema.

Architetto Leo PedoneIn occasione dell’evento “Abitare il futuro” siamo andati a visitare il cantiere “Case di luce” il complesso in calce e canapa in via di realizzazione che è l’esempio di edilizia ad uso abitativo in calce e canapa più grande in Europa e probabilmente del mondo. Ne abbiamo parlato con l’architetto Leo Pedone (nella foto a sinistra), che ci ha guidato a visitare il cantiere: ecco la nostra chiacchierata.

Avete avuto tante visite?
Nelle tre giornate della manifestazione abbiamo avuto oltre 1000 visitatori tra cui moltissimi architetti, ingegneri e geometri, segno che stiamo facendo qualcosa che interessa non solo alle istituzioni e alle persone comuni, ma anche a chi lavora direttamente nel settore. Durante il convegno di sabato, aperto al pubblico, sono intervenuti anche il vice presidente della Regione Puglia Angela Barbanente e il presidente della Provincia Bat Francesco Ventola, oltre all’onorevole Matarrese della Commissione Ambiente. L’aspetto direi entusiasmante è che il nostro cantiere è diventato un luogo per creare relazioni e diffondere delle idee legate all’utilizzo della canapa ed  alle nuove tecnologie ad essa legate.

Qual è il vostro obiettivo?

Case di luceE’ quello di informare e far comprendere al maggiore numero di persone, facendo loro “toccare con mano”, la logica e la visione del futuro che caratterizza il nostro progetto. Quello che abbiamo cercato di fare è di cambiare i presupposti di base dell’edilizia creando un’architettura zero energy cioè costruendo edifici che siano autosufficienti dal punto di vista energetico.


E come è stato possibile?


Natural Beton di EquilibriumInnanzitutto grazie alla scelta naturale della canapa e calce come materiale di costruzione, che ci è stato fornito dall’azienda Equilibrium che, risultato di un processo a basso consumo di energia con impatto ambientale vicino allo zero, si differenzia dagli altri materiali isolanti in quanto coniuga alte proprietà di isolamento termico e di regolazione igroscopica ed è caratterizzato da bilancio negativo di emissioni di CO2. Il secondo passaggio è stato uno studio attento delle caratteristiche bioclimatiche del luogo dove l’edificio doveva sorgere, imparando a considerare la natura e l’ambiente circostante come fonte d’energia, invece che come un ostacolo. Ad esempio, la scelta della corretta giacitura planimetrica dell’edificio è stata frutto di un accurato studio sull’ombreggiamento, durato svariati mesi, al fine di definire, con il massimo grado di precisione possibile, la posizione in facciata degli aggetti e delle serre solari, consentendo così il loro ombreggiamento in estate ed il soleggiamento in inverno. Per questo motivo inizialmente accanto allo slogan “Case di luce” avremmo voluto affiancare anche “Case d’ombra”, proprio per sottolineare la doppia valenza che può avere il clima sulla nostra casa.

Quanto può influire questo posizionamento?
Moltissimo, perché abbiamo anche pensato di non lasciare le famiglie barricate nelle loro abitazioni, ma di recuperare uno spazio esterno tanto caro all’edilizia italiana e in particolare a quella del sud del paese rappresentato dal patio, che noi abbiamo trasformato in un living esterno, simile ad un terrazzo, funzionale al risparmio d’energia. Oltre a recuperare un luogo fisico che rappresenta la mediazione tra l’interno e l’esterno, con una forte valenza sociale, abbiamo fatto in modo che d’inverno questo sia soleggiato e possa accogliere una serra bioclimatica che funge da immagazzinatore di calore che può riscaldare la casa semplicemente aprendo le finestre ermetiche, mentre d’estate, una volta impacchettata la serra, alla pari del balcone, torna ad essere un ambiente completamente esterno, ombreggiato e vivibile. Abbiamo cercato di recuperare un linguaggio dell’architettura per declinarlo nella modernità.

Quindi parte tutto da studio e progettazione?
Comfort biofisicoCertamente il primo step deve essere progettuale ed in un secondo momento si pensa come poter realizzare al meglio il progetto. Abbiamo cercato di garantire il massimo benessere abitativo attraverso il raggiungimento del comfort acustico, luminoso e biofisico, perché pensiamo sia molto importante controllare in che tipo di ambiente trascorriamo la nostra quotidianità e ciò non può prescindere dai materiali utilizzati. Nel mercato attuale si utilizzano materiali che i migliori test garantiscono per 20 anni, ma se guardiamo i nostri centri storici ci sono edifici con intonaci che reggono ancora oggi e risalgono al 1200. Quindi il comfort e la salubrità degli ambienti sono determinati dai valori di isolamento termico, acustico e igrometrico di ciascun materiale che interviene nel processo costruttivo. Ad esempio il canapulo, cioè la parte legnosa del fusto di canapa che viene aggiunta alla calce in bioedilizia, assorbe 3 litri d’acqua per chilogrammo di materiale, dando dei risultati incredibili riguardo all’umidità delle abitazioni: mantiene l’ambiente con un umidità costante al 63/64% invece dell’80/90% di una casa costruita con metodi e materiali tradizionali che spesso sono concepiti per il climi freddi del nord Europa e non per il clima italiano dove affrontiamo il freddo d’inverno, ma anche il caldo d’estate. Un video (vedi sotto, ndr) evidenzia le potenzialità di questo materiale nella città più umida in cui poteva essere sperimentato, e cioè Venezia, con risultati incredibili. E’ un composto naturale che, a differenza del legno che notoriamente è nemico dell’umidità, isola e rende salubri gli ambienti; se volessimo fare il confronto tra le due tecnologie è come indossare una maglietta della salute al posto di una maglietta acrilica inassorbente.

Può spiegarci meglio?

Alcuni materiali isolanti di sintesi chimica, ad esempio, isolano dal freddo ma hanno un pessimo comportamento al caldo, quindi chiaramente risultano performanti nei paesi del nord Europa, dove sono nati e sono fortemente applicati, dato il loro clima, ma del tutto inadeguati per il clima che caratterizza il Mediterraneo e cioè quasi tutta l’Italia. La canapa invece grazie alla sue particolarissime caratteristiche naturali è in grado di accumulare calore anche per 20 ore senza lasciarsi attraversare. Oltretutto quando la canapa viene miscelata alla calce, si mineralizza, perché il silicio della canapa si amalgama con la calce, diventando così un prodotto fortemente ignifugo ed inattaccabile da insetti e roditori, garantendo cosi una durabilità pressochè infinita.

Come l’avete posata?

Per la muratura abbiamo utilizzato un paramento interno in tufo sul quale, utilizzando un’apposita macchina, viene spruzzato (vedi video sotto, ndr) uno strato consistente di Natural Beton® 200 (miscela di canapa e calce nel rapporto di 1:2) dell’azienda Equilibrium, rifinito da un ulteriore strato di isolante e di finitura, sempre in canapa e calce nel rapporto di 1:4. La parete ha dunque un cuore più morbido e una scorza più dura, che isola sia dal punto di vista termico che acustico. Questa innovativa tecnologia costruttiva, a differenza dell’edilizia tradizionale che tende a realizzare murature in mattoni ed involucri isolanti costituiti spesso da vari materiali sintetici accoppiati, consente la realizzazione di una muratura monolitica, senza giunti, che assolve contemporaneamente la duplice funzione di involucro ed isolante.

E riguardo all’assorbimento di CO2?

CO2_Sequestro_Case di luceAbbiamo realizzato 8mila metri quadri di muratura esterna in canapa e calce dando un grossissimo contributo all’ambiente, in quanto il canapulo utilizzato è l’equivalente, in termini di produzione, della coltivazione di 36 ettari che sequestrano dall’ambiente 150.000 Kg di CO2, cioè quanta ne assorbirebbero 3700 alberi in  20 anni. In Puglia ci sono 258 comuni: se in ogni comune fossero realizzati 60 appartamenti come questi, e parliamo di un numero irrisorio se confrontato con i numeri reali di nuove costruzioni che vengono realizzate ogni giorno, sequestreremmo dall’ambiente 38.700.000 Kg di  CO2, cioè l’equivalente di CO2 che viene prodotta dall’impianto di Cerano – il più grande d’Europa – pari a quanta ne potrebbe assorbire circa 1 milione di alberi che equivalgono al 9-10% del patrimonio boschivo pugliese.

Quindi il materiale principale è proprio la canapa?
Sì, ma non solo, la canapa è uno degli elementi che caratterizzano questo progetto e fanno si che si ponga come modello. L’innovativo uso della muratura in Natural Beton® sarà affiancata dall’applicazione di malte, calci, intonaci naturali e pitture traspiranti ed eco-compatibili della Kerakoll, che non rilasciano sostanze inquinanti nell’ambiente. Lo stesso materiale per pavimentazioni e rivestimenti sarà proveniente da cicli di recupero della materia prima quali il Biogres o la ceramica per i rivestimenti, fornita dalla Imola Ceramiche, o l’uso, in alternativa, di pavimenti in legno di riforestazione, in essenza rovere o bamboo, privi di agenti inquinanti e filiera certificata e garantita dalla Gravina Parquet. Anche la scelta degli isolanti acustici, forniti dalla Cir Edilizia Acustica, provengono circa per l’80% da PET riciclato e da scarti di lavorazioni industriali mentre gli infissi in legno, forniti dalla Leat, saranno ad elevata resistenza termica ed avranno una sigillatura sui quattro lati che garantirà la loro perfetta tenuta all’aria.

Quanto sono grandi gli appartamenti, quando saranno pronti e quanto costeranno?
Il costo finale è di circa il 10% in più rispetto ad un appartamento tradizionale, ma con il vantaggio di poter recuperare l’investimento grazie ai costi di gestione che vengono notevolmente abbassati. Il taglio tipologico degli appartamenti varia da una dimensione circa di 70 mq fino ad arrivare ai 150 mq e saranno ultimati entro 8 o 10 mesi. Ne abbiamo già venduti molti nonostante il momento difficile che l’edilizia oggi sta vivendo.

Come mai questo cantiere aperto? Non avete paura che altri prendano esempio da ciò che fate?
Abbiamo creduto in questo concetto di condivisione del know how per far in modo che emerga il valore dei nostri prodotti e per diffondere conoscenze ed educare il pubblico alla ricerca della qualità dell’abitare senza accontentarsi della mediocrità progettuale e costruttiva. Speriamo di esserci riusciti!

Mario Catania

Versione integrale dell’estratto pubblicato su Dolce Vita n° 53 – luglio/agosto 2014

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