In questo piccolo grande mondo che ci ospita, dove le distanze si fanno sempre più relative, diventeremo sempre numerosi e le risorse non basteranno più. Nel 2014 l’overshoot day e cioè il giorno dell’anno in cui abbiamo iniziato a prelevare più risorse di quanto il pianeta potesse permettersi, è stato il 19 di agosto, nel 2013 era stato il venti. In pratica sono anni che per 3 o 4 mesi l’anno viviamo rubando risorse naturali alle generazioni di persone che verranno dopo di noi.
Ciò che si potrebbe fare è innanzitutto cambiare il nostro modello e la nostra idea di consumo atavico. L’ha detto con parole bellissime il presidente dell’Uruguay José Mujica, spiegando che: “Il modello di sviluppo e di consumo, è l’attuale delle società ricche. E allora mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù avessero la stessa percentuale di auto per famiglia che hanno i tedeschi? Quanto ossigeno ci resterebbe da respirare? Più chiaramente: il mondo possiede oggi gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali?”.
E poi iniziare a sfruttare risorse come la canapa che potrebbe aiutare il pianeta, e noi che lo abitiamo, in mille modi. Senza stare a fare l’elenco dei mille prodotti che se potrebbero ricavare, ci limitiamo ad immaginare un modo in cui si vivrà in case ecologiche e biodegradabili che permettono di diminuire sensibilmente i consumi e sfruttare le caratteristiche dell’ambiente nel quale si vive; un mondo in cui ci si muove con motorini e automobili create con materiali derivati dalla canapa e che si alimentano a biodiesel o etanolo, ancora una volta riducendo i consumi, immettendo meno CO2 nell’ambiente per consumare in maniera più consapevole. Un mondo in cui la canapa ci veste, con tessuti antibatterici che durano almeno 3 volte di più di quelli derivati dal cotone, contribuendo a ridurre l’uso di pesticidi chimici visto che per il cotone, che occupa il 3% dei terreni agricoli mondiali, si usano il 25% dei pesticidi. Un mondo in cui la carta di canapa torni ad avere il posto di primo piano che le spetta, contribuendo a ridurre il deforestamento e fornendo una carta di altissima qualità, che non necessita di sbiancanti chimici. Un mondo in cui la canapa torni a nutrirci, con semi che hanno valori nutrizionale unici sul panorama mondiale e che possono fornirci alimenti che aiutano il nostro corpo ad essere protetto dagli stimoli aggressivi esterni. Un mondo ipotetico in cui le materie plastiche derivate dal petrolio non hanno più ragione di esistere, visto che la canapa funziona meglio e soprattutto è biodegradabile.
Senza stare ad analizzare nel dettaglia le applicazioni futuristiche e tutti gli altri prodotti che si potrebbero originare da questa pianta miracolosa, basterebbe la rivoluzione vagheggiata sopra, non per risolvere definitivamente i problemi che affliggono l’umanità, ma almeno per poter permettere a tutti di vivere meglio e più in sintonia con l’ambiente che ci accoglie.
Mario Catania
Pubblicato su Dolce Vita n°55 – novembre/dicembre 2014