Ci sono persone che non si limitano ad imparare, perché sentono il bisogno di raccontare ciò che hanno appreso, per fare in modo che le conoscenze diventino condivise, affinché anche gli altri sappiano. E poi ci sono persone che, forse, senza nemmeno rendersene conto, diventano dei veri e propri custodi di conoscenze, di pensieri, di modi di vivere che altrimenti andrebbero persi per sempre. E’ questo ciò che ho pensato ascoltando le parole di Domenico Bernardini mentre mi raccontava la nascita del suo museo prima e poi di quello che oggi è diventato il Museo itinerante della canapa: come se fossi messo a conoscenza di un mondo di cui lui continua a prendersi cura con affetto, oggi che la canapa può tornare a contare nel mondo agroindustriale, così come ieri, quando sembrava solo una pianta da demonizzare.
“Dai lontani ricordi della fanciullezza tornano alla mente vecchi pensieri e su uno di essi riappare la visione di un lavoro duro e faticoso. Noi bambini vedevamo, senza capire, come i grandi si affannavano alla rottura dei fascetti (manne) di canne, mentre le nonne stavano sempre a filare: si parlava di canapa”, scrive oggi Domenico Bernardini, spiegando che: “Riordinando questi pensieri ci rendemmo conto che tutto ciò era scomparso, nessuno ne parlava più. Come potevamo dimenticare qualcosa di cui tutti hanno avuto un gran bisogno nella vita e nei secoli passati? Come non ricordare i pagliericci, le lenzuola dure, la stoffa o il seme di canapa che, come uccelli, rubavamo per mangiare? No, non potevamo dimenticare, ma cosa fare?”
Nasce così, a metà degli anni ’90 nella mente dei gemelli Domenico e Settimio Bernardini, l’idea di creare una mostra estiva, tipica dei paesi, che poi si è evoluta in un museo. I primi strumenti li recuperano nel proprio fienile, trovando degli attrezzi che servivano alla rottura delle canne di canapa. E dal quel momento parte una ricerca minuziosa per trovare i pezzi mancanti. Prima un fuso, poi una spoletta, fino al ritrovamento di due telai (molto difficili da reperire) risalenti al 1700 recuperati da un rigattiere di Amatrice che Settimio, artigiano e falegname, ripara e rende di nuovo funzionanti. A questo punto mancavano due cose: i locali, individuati a Pisoniano, il loro Paese d’origine in provincia di Roma, risalenti al 1500 e presi in comodato d’uso, e poi un po’ di storia della canapa. Per farlo i due gemelli si recano dagli anziani del paese muniti di registratore e cinepresa per ascoltarne i racconti e dare vita al libro “La canapa, le nostre radici”. Il più era fatto, nasceva così la mostra il 9 agosto del 1997 ed il primo Museo tematico dedicato alla canapa in Italia.
Siamo nel ’97 e in Italia, nonostante la coltivazione di canapa industriale non sia mai stata espressamente vietata, nessuno coltiva più sia a causa della mala interpretazione delle leggi antidroga che ha portato le forze dell’ordine ad arrestare e sequestrare i campi di chi negli anni ’70 e ’80 aveva provato riprendere la coltivazione della canapa da fibra o da seme, sia perché si è perso il passaggio dalla coltivazione e produzione artigianale, a quella industriale.
Il dicembre del 1997 è la data che fa da spartiacque sia perché viene pubblicata la circolare del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali contente disposizioni relative alla coltivazione della Cannabis sativa, integrata poi della circolare n.1 dell’ 8 maggio 2002, sia perché in Italia si tiene un convegno sulla canapicoltura a Caserta, al quale partecipano anche i gemelli Bernardini.
Ad ogni modo nell’agosto del 1997 non si coltivava e non si riusciva nemmeno a recuperare il seme, ma i gemelli Bernardini durante la mostra volevano mostrare anche come è fatta una pianta di canapa dal vero. Così Domenico Bernardini si reca presso un vivaio di Roma cercando semi di canapa, che non avevano. Avevano però i semi di canapuccia, usati come mangime per gli uccelli. Così si rivolge alla dottoressa Monzavi del ministero della Sanità che lo autorizza a piantare 20 metri quadri di canapa recintata assumendosene le responsabilità. Loro ne piantano 3 metri quadri, recintati, in modo da poter mostrare la pianta ai visitatori, una bella pianta di 3,50 metri.
La mostra va talmente bene che i gemelli vanno avanti con l’idea del museo accogliendo un gran numero di visitatori e di scolaresche in visita. “Per me quello era il momento migliore perché potevo raccontare ai ragazzi di tutto il processo dalla piantagione al raccolto”, ci spiega oggi.
Negli anni seguenti hanno girato l’Italia e l’Europa portando la mostra nelle realtà più diverse e disparate, mancava solo la Sicilia, dove sono approdati in occasione della fiera MAlaCANAPA. Per citare alcuni dei luoghi dove hanno parlato di loro: nel 1998 partecipazione ad HANNEF in Germania; mostra di prodotti artigianali della Provincia di Roma con gemellaggio tra la Provincia di Roma e la Prefettura di Miyagi (Giappone); Viterbo – Anno Domini 1243 il Grande Assedio – Fierezza di un libero Comune, Palazzo degli Alessandri Quartiere Mediovale S. Pellegrino (esposizione di pezzi del museo: e poi nel libro “Leonardo e il mondo tessile – Il primo telaio meccanico” Edizioni Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Flavio Crippa e Salvatore Sutera nel gennaio 2005 (è stato inserito nel libro il Museo della Canapa dei gemelli Bernardini).
Nel frattempo i loro figli rispolverano l’idea di costituire un’associazione, quella del Museo Itinerante della canapa, alla quale avevano già pensato tempo fa ma che non era mai stata realizzata. “Abbiamo voluto dimenticare tutto ciò che non è stato fatto per concentrarci invece in tutto quello che c’è di positivo”, ci racconta Simona Bernardini, figlia di Domenico e una delle fautrici della neonata associazione. Vogliamo portare in giro il nostro Museo itinerante per far conoscere a più persone possibili questo mondo che ci è stato trasmesso e raccontato con così tanta passione”.
L’associazione intanto ha fatto la sua prima uscita a Roma, in occasione di Canapa Mundi, e la seconda a Catania in occasione di MAlaCANAPA. Un Museo itinerante che incarna l’anima della mostra che i due fratelli hanno portato in tutta Italia in lungo e in largo, attingendo agli strumenti e all’enorme patrimonio culturale raccolto nei tempi. La prossima occasione di ammirare gli attrezzi e di sentire i racconti della nostra tradizione di canapicoltori, grazie all’impegno di questi due fratelli, sarà la fiera Canapa in Mostra che si terrà a Napoli il prossimo ottobre.
Mario Catania