“Sono un po’ fuori allenamento”, ci ha confidato la signora Franca che siamo andati a disturbare mentre maneggiava con maestria una matassa di canapa, “saranno 60 anni che non filo canapa!”
Una frase in cui è riassunto tutto il bello del momento storico che sta vivendo questa pianta incredibile: da materia prima che per millenni ha soddisfatto centinaia di bisogni dell’uomo a tutte le latitudini, per passare 80 anni relegata ad essere stata l’unica pianta ad essere vietata tout court dalla legge, e tornare oggi con gentilezza ad offrirci i frutti, i suoi semi, la sua fibra ed i suoi steli per aiutare l’uomo e l’ambiente in centinaia di modi differenti.
Riguardo alla coltivazione di canapa vi abbiamo più volte raccontato come l’Italia sia stata fino agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso il primo produttore al mondo per la qualità ed il secondo per la quantità. La vera e propria affermazione di questa coltura nel nostro Paese avvenne nei primi secoli del Medioevo, al sorgere della civiltà dei comuni intorno al XI secolo, quando coltivazione e lavorazione si erano ormai largamente diffuse nella pianura padana, soprattutto in Emilia e particolarmente nel bolognese, che, a quel tempo, era il maggiore centro di produzione italiano. Nello specifico, prendendo i dati nel 1914 delle varie regioni Italiane si nota che a Ferrara venivano coltivati 30mila ettari, a Caserta 15.800 e a Bologna 11500.
“Sto filando la canapa, quella più fine, che ai tempi veniva pettinata dal garzolaio e preparata in piccole matasse”, ci ha raccontato la signora Franca quando l’abbiamo avvicinata durante la fiera IndicaSativa Trade di Bologna. “Ai miei tempi tutte le ragazze avevano il corredo per il letto in canapa e più una filava più corredo aveva, se non filava, rischiava di non averlo. Non solo, con la canapa ai tempi facevano di tutto, dai sacchi alle tovaglie per arrivare alle corde usate in agricoltura e sulle navi”.
Il signor Donato Bergonzoni, altro volontario del Museo della civiltà contadina di San Marino di Bentivoglio (BO), ci ha invece mostrato alcune fotografie che ritraggono lavorazioni tradizionali per poi farci vedere come avveniva il taglio dei fasci di canapa, o come funzionava la macchina per creare le corde rinomate per la loro resistenza.
Insomma uno spaccato della nostra storia di canapicoltori fatto di tanta fatica e sudore, ma anche di conoscenze e tradizioni radicate dal nord al sud della nostra penisola, che aspetta solo di essere visitato e raccontato.
Mario Catania