Dopo le lunghe e articolate discussioni avvenute in commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, necessarie per preparare la legge unica che dovrebbe regolare il settore in Italia e avvenute ascoltando i principali attori e le associazioni interessate, pensavamo che fosse cosa fatta, in realtà pare che si dovrà attendere ancora un po’. In attesa di norme chiare e inequivocabili, che possano dare finalmente certezze a chi lavora e spende energie per far in modo che l’Italia torni ad essere un Paese più verde e sostenibile, abbiamo chiesto notizie ad Adriano Zaccagnini, deputato di Sel e vicepresidente della commissione Agricoltura.
A che punto siamo?
Siamo alle fasi finali della discussione in commissione, quella in cui la relatrice sta presentando gli ultimi emendamenti. Settimana prossima iniziano le attività del comitato ristretto, poi il ministero dovrà dare il parere finale e concordare la stesura del testo di legge.
Ci sta dicendo che non dobbiamo attenderci una nuova legge in tempi brevi?
In commissione dovremmo riuscire a votare entro l’estate. Negli ultimi periodi la commissione è stata piena di lavori diversi, ma siamo davvero alle fasi finali; sto spingendo al massimo delle mie possibilità perché resti una priorità.
Quindi che tempistiche si prospettano?
Il vantaggio è che essendo un testo unificato sul quale tutte le forze politiche sono d’accordo, dovremmo votare direttamente in commissione senza passare dalla discussione alla Camera. Poi il testo passerà al Senato che può effettuare delle modifiche o meno. Io credo nella possibilità che anche il Senato l’approvi senza fare modifiche, e in questo caso potrebbe darsi che la legge venga promulgata entro dicembre.
Cosa prevede il testo a grandi linee?
Innanzitutto la possibilità di coltivare in maniera più semplice e certa: cambierà la modalità dei controlli e non sarà più necessario effettuare la dichiarazione alla prefettura o alle forze dell’ordine, ma ci si farà domanda tramite il portale delle aziende agricole. Anche se su questo ultimo punto stiamo discutendo perché si porrebbe un problema per i privati. Inoltre non ci sarà più un minimo di superficie coltivabile prevista, ognuno potrà piantare quanta canapa ritiene necessario e consono alle proprie possibilità. Altro aspetto regolato sarà quello dell’utilizzo della canapa come biomassa: abbiamo introdotto una limitazione per evitare che si finisca con il coltivare canapa solo a scopo di produrre energia: lo potranno fare solo le aziende agricole che già la coltivano per produrre energia per le proprie attività, in modo da chiudere un ciclo virtuoso. Per quello che riguarda invece la biomassa derivata da canapa utilizzata per le bonifiche, bisognerà utilizzare dei filtri anti-particolato per garantire che le sostanze ed i metalli estratti dal terreno non vengano disperse nell’aria nel processo.
Cambierà qualcosa riguardo al massimo tenore di THC, che sta provocando non pochi problemi ai produttori?
Il tenore di THC massimo presente nelle coltivazioni dovrebbe essere alzato all’1%.
Ma varrà anche per i prodotti alimentari derivati o solo per le piante coltivate?
Dovrebbe valere anche per i derivati alimentari, ma per questo c’è una delega al ministero della Salute che se ne occuperà direttamente.
Altra cosa importante per i coltivatori: sarà possibile riprodurre piante e semi senza doverli acquistare ogni anno?
Questo è un tema delicato, anche perché è stato dimostrato che riproducendo in proprio i semi, senza le dovute attenzioni, il contenuto di THC tende ad aumentare nel tempo. Forse riusciremo ad inserire un emendamento che preveda che per l’anno successivo alla prima coltivazione, il contadino possa riprodurre i semi, ma dall’anno dopo li debba di nuovo acquistare dai rivenditori.
E’ prevista la creazione di centri di trasformazione?
Per la realizzazione di centri di trasformazione non ci sono fondi a livello statale. Ad ogni modo ci sono a livello regionale, tramite i fondi PAC e io sto ad esempio lavorando con la Regione Lazio per fare in modo di trovare questi fondi per creare un centro di prima trasformazione in Regione.
Nel caso sarà quindi solo un centro di prima trasformazione, o prevederà anche altre lavorazioni che possano essere un volano di crescita per il settore che vada oltre le produzioni alimentari e di canapulo?
Stiamo ragionando anche su questo ma siamo agli inizi: sicuramente ci muoveremo nella direzione migliore per gli interessi del settore.
Saranno previsti finanziamenti o incentivi per gli agricoltori?
Essendo la canapa una coltura che può essere inserita anche a rotazione, anche in questo caso ci sono fondi a livello regionale, che fanno sempre parte del PAC.
Mario Catania