Siamo il Paese del caffè e possiamo tornare ad essere il Paese della canapa, come lo siamo stati fino al secolo scorso. E l’equazione è ben rappresentata da un prodotto nato dalla creatività italiana che coniuga appunto canapa e caffè e che in sordina sta avendo un successo inaspettato con esportazioni che crescono in Europa e nel mondo intero. Parliamo di Cannabissimo, miscela di caffè tostati (90% Arabica, 10% Robusta) al quale sono stati aggiunti semi di canapa, con la promessa di mantenerne tutte le virtù alimentari. L’idea è nata alla Fitness Coffee GVM, azienda che da 12 anni crea e produce bevande calde come caffè, tè e orzo. Ne abbiamo parlato con Giulio Micioni, titolare dell’azienda, ecco cosa ha raccontato a canapaindustriale.it.
Come è nata questa idea?
Nel 2004 abbiamo depositato il primo brevetto per la produzione di caffè tostato, e quindi non solubile, con erbe e spezie. Il brevetto ci è stato concesso nel 2009 e quindi da quella data qualunque caffè prodotto con erbe e spezie, e quindi non con estratti, è una nostra esclusiva. Da lì abbiamo iniziato a produrre diversi tipi di caffè: il Fitness caffè, con 16 differenti tipi di erbe, il Sensual caffè, il Fitness orzo e, da circa 3 anni e mezzo, il Cannabissimo.
Come lo producete? E’ vero che siete riusciti a mantenere invariate le proprietà alimentari dei semi di canapa?
Abbiamo scelto i semi di canapa proprio per le sue incredibili virtù alimentari e abbiamo ideato un processo in modo che siano amalgamati nella miscela che può essere utilizzata nella moca, nelle macchine espresso dei bar e nelle cialde. Il difficile è stato riuscire ad infondere i semi di canapa nella struttura mantenendone le proprietà nonostante le alte temperature. E’ un segreto aziendale ma posso dirle che la tostatura del caffè è diversa da quella dei semi, cosa che ci ha permesso di risolvere il problema.
Avete qualche altra idea in cantiere?
Visto le molte richieste che ci arrivano stiamo pensando di creare una versione biologica di tutti i nostri prodotti da affiancare a quella tradizionale.
Ho letto che state esportando il caffè in Europa ma anche in America…
Noi siamo presenti in 30 Paesi dall’Australia al Qatar passando per Guatemala e Stati Uniti. Per il caffè in generale uno dei mercati più difficili è quello europeo, in particolare in Paesi come Germania e Francia.
Come mai?
Nonostante siamo all’interno dell’Unione Europea in Germania esiste un dazio sul caffè, una vera e propria tassa di 2 euro al chilogrammo. 2 euro al chilo al grossista significano un aumento per il pubblico di 5 o 6 euro, cifre impensabili se si vuole essere competitivi e i loro produttori sono talmente avvantaggiati che noi dovremmo vendere sotto costo; però ci stiamo organizzando, vediamo in futuro. Anche in Francia sono molto protettivi nei confronti dei loro prodotti e quindi un marchio come il nostro fa fatica. In Europa invece siamo già presenti in Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia, Romania e nei Paesi baltici.
E in Italia?
Questa settimana avremo un incontro a Roma con un’azienda che vuole essere il nostro distributore per l’Italia, il problema è che da noi il mercato del caffè, con 750 torrefazioni, è saturo, c’è una lotta sui prezzi e in generale i pagamenti sono difficili. All’estero ci pagano in anticipo con un pro-forma, se lo chiedo da noi la prendono come un’offesa.
Ma i semi di canapa li acquistate in Italia?
Al momento li acquistiamo in Germania per un discorso di qualità della produzione ma soprattutto per la continuità della fornitura. Settimana scorsa ho ordinato 200 chilogrammi di semi e in 3 giorni me li hanno mandati. Ho provato a fare la stessa richiesta in Italia è un paio di aziende mi hanno detto che avrebbero potuto mandarmene 100 chili subito e gli altri più avanti, cosa che ci avrebbe rallentato. Quando in Italia ci sarà più disponibilità e la fornitura sarà costante ci penseremo.
E come mai avete scelto proprio la canapa?
Ci abbiamo pensato molto dopo aver assaggiato anni fa un tè alla canapa. Noi produciamo tutto quello che una persona può cercare in una tazzina di caffè. Pensi che nel mondo il 70% del caffè che viene consumato è istantaneo; per fortuna da noi si usa ancora quello tostato. Abbiamo puntato sulla canapa perché è un prodotto in pieno sviluppo e che potrà crescere in tutto il settore alimentare con prodotti nutritivi e anche buoni da mangiare. Il nostro caffè l’abbiamo fatto assaggiare al sindaco De Magistris durante la scorsa edizione di Canapa in Mostra (la fiera della canapa che si è tenuta a Napoli nel 2014 e che tornerà ad ottobre, ndr). Con accento napoletano, dopo la diffidenza iniziale, ci ha risposto: “E’ buono veramente!”. Perché il nostro prodotto nasce dalla qualità italiana nel fare il caffè tostato.
Prossimi progetti?
Stiamo cercando distributori esclusivi per le varie Regioni italiane e dall’anno prossimo ci affacceremo alla grande distribuzione.
Mario Catania