“Abbiamo deciso di creare una società cooperativa di consulenza perché pensiamo che sia la chiave per favorire la filiera italiana”.
E’ questo il pensiero di Roberto Bandieri, uno dei soci della cooperativa Italia Canapa, nata due mesi fa a Modena con l’obiettivo di favorire la nascita di una moderna filiera della canapa industriale. Nonostante la grande curiosità e la buona volontà mostrata da decine di associazioni e da centinaia di canapicoltura, quello che manca al settore sono proprio realtà che si pongano come collegamento tra produttori ed istituzioni e che sappiano anticipare i bisogni e le necessità future in modo da programmare attività concrete e diventare un collettore per possibili investitori interessati.
Come è nata Italia Canapa?
Siamo nati da due mesi e Italia Canapa aderisce alle norme sulle nuove start-up innovative. Attualmente siamo 5 soci tutti a loro modo coinvolti nel mondo della canapa. Io ad esempio sono un agronomo e ho contatti con coltivatori e con il mondo della bioedilizia.
Qual è il vostro obiettivo?
L’obiettivo è quello di fornire delle consulenze in generale al mondo dell’agricoltura a quello dei trasformatori e a chi ha intenzione di commercializzare questo tipo di prodotti toccando quindi tutta la filiera, ma senza entrare nel settore in maniera operativa e quindi, ad esempio, senza vendere direttamente i semi o macchinari; vogliamo mettere insieme le persone che fanno già questi mestieri. Vediamo decine di persone che sono interessate al settore ma che spesso non hanno idea di cosa fare nella pratica il nostro scopo sarebbe quello di mettere insieme competenze ed energie per sveltire il lavoro di tutti. Lo spazio che ci vogliamo ritagliare è quello di fare consulenze a 360 gradi per chi si occupa di canapa. Stiamo incontrando una serie di soggetti e l’interesse è davvero alto. Anche dal punto di vista dei possibili finanziamenti per creare centri di prima trasformazione le cose si stanno iniziando a muovere e in Europa la ricerca sta facendo dei grandi passi in avanti. Siamo tornati da poco dal convegno di Lendava in Slovenia dove abbiamo visto molti progetti diversi con i protagonisti che ne condividevano i risultati. Dai noi la ricerca e la sperimentazione sono completamente ferme.
Tu come agronomo come vedi la possibilità di finanziamenti pubblici per i coltivatori?
Credo che nella discussione della nuova legge sulla canapa industriale siano stati tolti i finanziamenti cosa che la riporterebbe ad un livello puramente normativo e non più di contributi. Ma il problema non si pone: io da agronomo conosco bene il PSR (Programma Sviluppo Rurale) dell’Emilia Romagna i cui primi bandi usciranno tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 e saranno messi a disposizione 1,2 miliardi di euro, e ci saranno molti finanziamenti che possono essere chiesti anche da chi coltiva canapa. Ogni agricoltore se fa un impianto di prima trasformazione, potrà farselo finanziare con il PSR e sarà così quasi in tutte le Regioni italiane perché ne ho valutati molti per lavoro. E’ un meccanismo molto interessante creato dalla Comunità Europea nel 1957 che viene rinnovato ogni 5/6 anni. Questo PSR si chiama 2014-2020 e finanzia il 100% delle spese di certificazione, dal 50 al 70% i macchinari di prima trasformazione e molte altre attività. Si tratta di oltre 600 pagine di documenti e tirando fuori tutto quello che può essere finanziato alla nostra filiera si può davvero creare una rete mettendo tutti gli attori intorno ad un tavolo e andando a prendere i soldi dove ci sono. E parliamo di finanziamenti in conto capitale, non in conto interessi, cioè se la macchina costa 1 milione di euro te ne vengono concessi almeno 500mila euro.
Quali saranno i prossimi passi della cooperativa?
Il primo passo è quello del 2 di ottobre con il lancio del fab-lab Makers Modena dove ci presenteremo e faremo una lezione sulla canapa. Poi abbiamo due progetti di finanziamento sui quali stiamo cercando di impegnarci, uno a livello regionale ed uno a livello locale, perché vorremmo fare delle ricerche sul campo agronomico con delle prove sperimentali. Sulle concimazioni, impianti e irrigazione abbiamo ancora molto cose da scoprire essendo stata una coltura abbandonata per anni e anni. Stiamo creando delle connessioni con istituti universitari per fare delle ricerche che identifichino i tipi di canapa più adatta per la bioedilizia, quindi varietà e metodi di coltivazione più performanti. E poi ci renderemo disponibili al mercato per le consulenze di filiera.
Mario Catania