Il carcere si apre alla canapa. Per la prima volta in Italia e forse nel mondo intero la canapa oltrepassa le barriere di una prigione per essere coltivata dentro e fuori dal carcere di Taranto. Il progetto è quello di trasformarlo in un luogo più sostenibile attraverso la coltivazione della canapa che verrà utilizzata a scopo alimentare, tessile e per la carta, sempre prodotti all’interno del carcere, in modo da far lavorare i detenuti. Non è un’utopia ma il progetto concreto di Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi (ABAP) insieme al centro di trasformazione della canapa di Crispiano South Hemp Tecno di Rachele Invernizzi.
Oggi ha preso il via la semina meccanica di 2 ettari di terreno all’esterno del carcere finanziata dall’ABAP e da South Hemp Tecno, che si occuperà di raccogliere le future paglie di canapa. Giovedì invece, insieme alla presentazione del progetto, ci sarà una semina a mano all’interno del carcere su una superficie minore. “E’ il seguito del progetto nel carcere di Taranto relativo alla bioedilizia“, sottolinea l’ingegnere di ABAP Marcello Colao che racconta:“Grazie ad un accordo con il carcere finanziamo questa semina insieme a South Hemo Tecno che sarà la base per il progetto di agricoltura sociale che stiamo sviluppando; l’idea è quella di creare un orto biologico all’interno del carcere dove lavoreranno i detenuti con anche la vendita dei prodotti a filiera corta”.
Solo con la canapa o anche con altre coltivazioni?
All’esterno dei muri del carcere c’è una fascia di terreno detta di sicurezza, con un’altra recinzione più blanda. In questa fascia, che corrisponde più o meno a due ettari, stiamo seminando appunto due ettari di canapa.
E all’interno?
All’interno invece verrà fatta una semina a mano giovedì in concomitanza con la conferenza stampa di presentazione, fatta dalle detenute donne.
Quindi intendete creare una vera e propria azienda agricola?
Il progetto prevede di creare una parte di 800 metri quadri dove verrà coltivata canapa a rotazione in un contesto di orto bio a tutela della biodiversità e di specie pugliesi a rischio di estinzione come alcune varietà di fico, ciliegie ed agrumi, con il fine di creare un progetto didattico da condividere con le scuole.
E la canapa coltivata all’esterno?
Alla fine della coltivazione le paglie saranno acquistate dal centro di trasformazione South Hemp. Stiamo scrivendo altri progetti per utilizzare questa canapa per creare, sempre all’interno del carcere, tessuti, carta e prodotti alimentari. E’ un progetto unico in Italia e forse al mondo ed è stato reso possibile anche grazie all’entusiasmo dell’amministrazione carceraria e di tutto lo staff che aveva visto di buon occhio il progetto precedente con canapa e bioedilizia. Speriamo quindi di iniziare a parlare in modo serio di carceri sostenibili ed innovazione che arriva dal basso.
Il prossimo passo?
Oggi siamo partiti e giovedì ci sarà la presentazione ufficiale. Stiamo ultimando la scrittura di alcuni progetti, vista la burocrazia italiana che è davvero complessa, e presenteremo il tutto in maniera organica al ministero della Giustizia sperando che il progetto sia approvato e finanziato. Siamo molto emozionati: la speranza è quella di aprire un nuovo capitolo e rompere certi tabù. Parliamo di canapa industriale, di prosperità di risorse ed economia, speriamo che anche altri carceri possano seguire questo esempio virtuoso.
Mario Catania