Bioversi, dalla canapa tessile italiana al cibo: “La canapa è condivisione”

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BioversiNonostante in Italia non ci siano impianti di filatura a umido e non ci sia dunque una produzione industriale tessile di canapa, ci sono piccole realtà che portano avanti con passione questa lavorazione artigianale, dando dimostrazioni di come una volta si filava la canapa per testimoniare una tradizione sopita, che può essere un piccolo esempio per immaginare un futuro migliore.

E’ il caso ad esempio di Bioversi, nata dall’esperienza di Simona e Vera Bernardini che hanno accolto l’esempio del padre e dello zio, i gemelli Bernardini appunto, che da anni si spendono per far conoscere le virtù di questa coltivazione. Dopo aver raccolto per l’Italia matasse di tessuto di canapa di varie dimensioni, hanno avviato una produzione artigianale di prodotti tessili, affiancata alla distribuzione di prodotti alimentari. I prodotti tessili sono lavorati a mano da nonna Cristina, la mamma di Vera e Simona, e prendono appunto il nome di “creazioni di Nonna Cri“. E, visto che nell’idea della famiglia Bernardini, parlare di canapa significa parlare di condivisione, di valori comuni e di una diversa idea di crescita e sviluppo, hanno coinvolto anche i ragazzi disabili dell’associazione “L’isola che c’è” per realizzare diversi oggetti a partire dalle bacchette di canapa.

Come è nata l’idea di lavorare della stoffa di canapa?
Creazioni di Nonna Cri_2E’ nata dal lavoro di papà  con il Museo itinerante della canapa che ci ha portato in giro per l’Italia. Noi quando ne abbiamo l’occasione parliamo sempre di stoffe perché portiamo sempre in giro le stoffe antichi. Siamo riusciti a recuperare diverse stoffe di canapa con diversi metraggi e con queste stoffe vengono lavorate da mia mamma, per fare diversi oggetti, come grembiuli, portaoggetti e altro, che poi vengono ricamati a mano.

Avete un negozio fisico?
No, abbiamo un sito internet (www.bioversi.it); la nostra attività rimane itinerante, ci spostiamo tra fiere, eventi e convegni dedicati. Siamo anche in giro per i vari mercati della zona. Per chi fosse lontano c’è la possibilità di contattarci tramite il sito e di ricevere i prodotti direttamente a casa.

Ma la canapa tessile iniziale dove l’avete recuperata?
Noi l’abbiamo recuperata nel tempo tramite varie persone e anche grazie al Canapificio nazionale di Biella.

Quindi sono tra le rare produzioni tessili di canapa italiana?
Creazioni di Nonna Cri_5Sì. Noi ci stiamo battendo tanto per far tornare una produzione tessile di canapa italiana. E’ difficile però noi ci crediamo molto. E’ il momento di ripartire anche se ci vogliono dei begli investimenti. Noi oggi la fibra la mandiamo in Francia per farci fare i nastri ma in realtà prima i nastri venivano fatti in Italia; anche a Imola, dove siamo stati, c’erano i macchinari per fare i nastri. Ci vorrebbe qualcuno che si impegni a ricostruire una filiera che c’era già: le produzioni, e le tecniche produttive c’erano e possono tornare ad esserci. Se noi mandassimo i nastri al canapificio nazionale, loro potrebbero creare del filato italiano. Quindi ciò che manca è la fibra italiana e il passaggio di lavorazione della produzione dei nastri.

Paradossalmente la fibra tessile era la produzione dal maggior valore aggiunto e oggi la buttiamo…
Io a Imola ho conosciuto due persone che facevano proprio questo: avevano i maceri e i macchinari per la produzione di nastri di canapa. Sono saperi e tecnologie che sono andate distrutte, ma si possono recuperare. Perché dobbiamo lavorare materie prime estere? E’ assurdo.

E avete aggiunto anche alcuni prodotti alimentari?
Sì: per la stoffa di canapa ed i prodotti derivati il lavoro grosso è far capire al cliente il valore di questo tipo di stoffa. Quindi la diffusione dell’alimentare credo possa contribuire a diffondere anche questo tipo di conoscenza. E’ una tradizione che abbiamo dentro e che volgiamo portare avanti. Accanto ai prodotti tessili abbiamo dunque semi olio e derivati, oltre all’oggettistica che è fatta da ragazzi disabili in collaborazione con l’associazione “I ragazzi dell’isola che c’è”; con bacchette di canapa e materiali riciclati loro realizzano portachiavi, collane, fiori, anche per far vedere dalla bacchetta di canapa quanti prodotti si possono ricavare. La canapa vuol dire condivisione e a noi piace tanto lavorare con loro che si sono innamorati della canapa. Non si lavora da soli, si lavora in gruppo, ed è l’amore e la passione che ci ha portato a fare questo.

Mario Catania

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