Pubblichiamo qui di seguito un articolo a firma di Davide Petrollino che ha un dottorato in biologia evoluzionistica ed ambientale ed insieme all’azienda Vitelium coltiva e trasforma la canapa in prodotti alimentari.
Sono meridionale, molisano (esisto!), ed ho passato più di 14 anni a Ferrara, culla della antica canapicoltura Italiana. La fibra ed il canapulo mi affascinano, ma so quali e quante difficoltà ancora implicano in un paese che in materia si è fermato a 50/60 anni fa. La macerazione in campo, quante idee progettuali all’Università, l’influenza del sesso, dell’epoca di raccolta e delle varietà nel determinare le molteplici qualità di materia prima, e poi la trasformazione e la carenza di impianti idonei alla trasformazione capaci di restituire un prodotto competitivo in termini economici e qualitativi. Tanta strada da fare e molte salite.
Però in una cosa siamo bravi, mi sono sempre ripetuto: l’arte molitoria, l’arte bianca, i pastifici ed il pane ma soprattutto l’oro verde, l’olio d’oliva. Sì, perché le più grandi conoscenze in termini di qualità e tecnologia dell’agroalimentare sono Italiane. Allora perché non mutuare queste conoscenze millenarie e utilizzare le rispettive maestranze per dare impulso ad un uso alimentare della canapa? Così ho puntato tutto sul seme: mi sono detto “sarà facilissimo mettere a punto una filiera a Km zero”. Immagino che in tanti abbiano iniziato come me sulla base dei medesimi ragionamenti. A noi tanti piccoli coltivatori e trasformatori, ritengo si debba rendere il merito del reale ritorno della canapicoltura in Italia.
Mancava però ancora qualcosa, la cosa più importante… Il seme. Ricerche morbose portavano sempre alle stesse varietà e con un senso di frustrazione indescrivibile che ancora mi pervade, penso alle lobbies francesi che detengono parte del germoplasma italiano. Il punto non è semplicemente quello del monopolio francofono bensì l’effettiva mancanza di una cultivar idonea al mio scopo che fosse monoica, precocissima, stabile e dall’altezza contenuta. Come si dice, chi cerca trova e tra i tanti articoli scientifici mi imbatto nella Uzo o Yuzo 31. Varietà da pochi considerata idonea alle nostre latitudini perché selezionata originalmente in Ucraina. Contro il parere dei più iniziai questa sperimentazione ed oggi al terzo anno posso ritenermi più che soddisfatto.
La Uzo31 è una monoica precocissima. Fondamentale è la finestra di semina per non incorrere in fioriture eccessivamente precoci, e per questo irreversibili, con conseguente perdita di potenziale produttivo. La cosa interessante è che “regge” molto bene alte densità di semina, stravolgendo l’assunto classico della canapicoltura cioè alta densità di semina per fibra e bassa densità per seme, senza mai superare i 2,5-3 metri di altezza e restando in una media di 1,5 metri. Chi coltiva canapa da seme sa bene quanto sia importante non superare certe altezze e certi diametri per poter agevolmente riuscire nella raccolta con i mezzi tradizionali. Inoltre, nella maggioranza degli areali Italiani, quelli collinari a medio impasto, man mano che la stagione avanza diviene più problematico accedere con le mietitrebbie ai campi bagnati. Cosi come non va sottovalutata la gestione del seme fondamentale in post-raccolta, che nel caso di varietà tardive presenterà maggior complessità e conseguentemente esporrà l’agricoltore a maggior rischio di perdita di raccolto.
Molti, tra i detrattori di questa varietà, affermano la sua poca adattabilità ai nostri climi in virtù della sua origine. Va sottolineato che attualmente non esistono in letteratura lavori che descrivono differenze sostanziali tra le cultivar in termini di resistenza agli stress idrici e per questo Vitelium ha avviato una serie di collaborazioni con istituti scientifici volti a valutare metodicamente la tolleranza delle varietà di canapa allo stress idrico.
Sulla base dell’esperienza maturata con questa ed altre varietà, ritengo che la Uzo31, oggi, rappresenti la varietà più promettente per la produzione di seme. Essa, infatti, conclude il suo ciclo nel mese di Agosto (quando molte altre varietà iniziano la fioritura) saltando a piè pari il mese notoriamente più siccitoso. Inoltre, restando contenuta nello sviluppo, necessita verosimilmente di minor apporto idrico fatto che la rende ad oggi, nel parere di chi scrive, la varietà da seme più idonea alla coltivazione su terreni non irrigui nel centro sud Italia.
Le performance su terreni a tipico medio-impasto tendente all’argilloso, adeguatamente lavorati, sono state fino ad oggi molto incoraggianti con rese fino a 1200 kg di seme per ettaro ma senza alcuna concimazione. Generalmente il seme, pulito e selezionato, ha un contenuto in olio intorno al 30-32%. Sicuramente rispetto ad altre varietà restituisce minor biomassa (< 8 ton/ha) ma con una ottima resa in fibra (> 35% del fusto). Tant’è che rappresenta, tra le cultivar a doppia attitudine, una delle preferite in Europa perché, in virtù del suo ottimo rapporto fibra/canapulo, permette di ottenere una fibra molto pulita. Infine va considerato il fatto che in virtù della sua precocità la Uzo resterà esposta ad un minor numero di generazioni di cimici che rappresenta al momento il patogeno più preoccupante perché in grado di compromettere il raccolto di granella di canapa.
Vitelium ha da poco siglato un protocollo d’intesa con chi ne detiene i diritti ed è per questo in grado di fornire semi da semina a prezzi contenuti. La condizione che si pone è quella di aderire ad un programma di monitoraggio volto ad ottimizzare la coltivazione della canapa ed in particolar modo di questa varietà.
Per maggiori informazioni scrivere ad info@vitelium.com con oggetto SeminaUSO31.
Davide Petrollino