“Il nostro obiettivo è quello di utilizzare i prodotti di scarto della canapa in progetti di sviluppo locale e allo stesso tempo proteggere l’ambiente dalla deforestazione e dall’erosione”. E’ questo il punto di partenza con cui l’architetto di origine tedesca Monica Brümmer, ha di recente fondato la cooperativa marocchina Adrar Nouh e lanciato un’operazione di crowdfunding per mostrare al Paese in cui la canapa viene coltivata tradizionalmente, che cosa si può ottenere dal punto di vista della bioedilizia.
Prima la costruzione di un portale in canapa per simboleggiare le potenzialità di questa pianta, ed oggi la raccolta fondi alla quale si può contribuire cliccando a questo link: http://www.visionbakery.com/hempbuildingcentralrif?ln=de.
“Con il vostro sostegno economico vorremmo ripristinare un piccolo edificio a due piani (20 m2) e ricostruire un altro edificio a due piani (60 m2) accanto ad esso. Questi si trovano in un tipico piccolo villaggio del Rif centrale, chiamato Fir Tagourth, che vogliamo impostare come esempio di sviluppo per portare questo progetto alle autorità competenti. Siamo già tecnicamente preparati a realizzare questo progetto e contiamo di svilupparlo con il coinvolgimento delle popolazioni locali. Stiamo cercando finanziamenti per un progetto pilota pubblico della durata di 3 anni, utilizzando i rifiuti vegetali dello stelo di canapa (paglia e fibre). Un vero edificio nell’area di interesse è essenziale per far avanzare il progetto più velocemente: senza un esempio concreto potrebbe volerci molto più tempo”.
“Questo progetto è a beneficio dei berberi Sanhaja, agricoltori di una varietà di canapa ancestrale nelle alte montagne del Rif centrale (nord del Marocco), almeno dal X secolo. Come l’uomo neolitico, conoscevano anche la canapa Indica per i suoi composti psicoattivi e medicinali come per i semi nutrienti e le fibre resistenti. Insieme agli Almoravidi hanno introdotto nel 1059 in Spagna la tecnica di trasformazione della canapa in carta, quando 100 mulini già operavano a Fez. Durante il Califato Abbaside (750-1258) la carta ha contribuito alla diffusione internazionale delle conoscenze, anche scientifiche. Ad esempio riguardo l’uso medico della canapa. Fino all’indipendenza del Marocco questa canapa ancestrale è stata legalmente prodotta per un mercato nazionale regolamentato in una zona delimitata nel Rif centrale. Anche durante il protettorato spagnolo era ancora coltivata legalmente. L’adozione di leggi internazionali hanno lasciato la regione abbandonata a se stessa, legata alla dipendenza di un’attività informale iniziata agli anni 60 da esploratori stranieri e progressivamente estesa ad altre regioni agricole non storiche del Rif”.
Il riferimento è al commercio, illegale, dell’hashish ottenuto dalle infiorescenze della cannabis che coltivano in grandi appezzamenti: si stima che da qui provenga la metà dell’hashish prodotto in tutto il mondo. Ma le paglie delle stesse piante potrebbero essere una fonte di materiali naturali che nell’ottica di questo progetto potrebbero essere la base per uno sviluppo economico basato su risorse già presenti sul territorio.
“La nostra soluzione si basa sulla stessa pianta che viene considerata come un problema. Consideriamo la canapa ancestrale come un’opportunità ed una soluzione. Non sosteniamo la coltivazione di altre varietà introdotte, che metterebbero in pericolo valori e tradizioni. La canapa è una delle piante più versatili del mondo (più di 10mila prodotti possono essere fabbricati da questa pianta) e negli ultimi 25 anni è al centro di una riscoperta per le economie sostenibili. Il gambo della pianta, attualmente inutilizzato e considerato come un materiale di scarto della cultura della canapa nella regione di interesse, può tornare utile alla popolazione, storicamente legata a questa cultura, ed al loro diritto di lavorare in modo dignitoso. La nostra idea è un modello economico sostenibile, basato sul riutilizzo di rifiuti agricoli, nella lotta contro la deforestazione, l’erosione e la perdita di acqua nella regione. Ripristinare e costruire edifici per ridurre consumi energetici e di risorse ed utilizzare la canapa per materiali da costruzione di elevata durata, sono misure efficaci per invertire i cambiamenti climatici. Inoltre, il nostro progetto risponde alle necessità immediate dell’Alto Rif Centrale, legate all’ambiente e all’occupazione”.
Redazione di canapaindustriale.it