Pubblichiamo un articolo a firma della dottoressa Daniela Maria Spera, direttore del CRAB di Avezzano, l’istituto che ha condotto lo studio sulle galline e polli alimentati con semi di canapa nell’azienda agricola di Massa D’Albe “Silvia O.”.
La canapa (Cannabis sativa), che in Italia ha aumentato notevolmente la sua produzione negli ultimi anni, può essere utilizzata come integratore ad uso zootecnico, con una elevata valenza nutrizionale. I semi di canapa sono un concentrato di proteine e acidi grassi polinsaturi ad alto valore biologico, nonché una fonte eccellente di diversi minerali e vitamine, che ne fanno un alimento particolarmente ricco e interessante anche per gli animali, con la conseguenza di migliorarne la qualità delle produzioni alimentari.
Nell’ambito di un finanziamento regionale della Regione Abruzzo (Programma Regionale CRR 2014-2015 Progetto 2.2: “Coltivazione della canapa a scopo industriali ed ambientali dell’Abruzzo”), il CRAB (Consorzio di Ricerche Applicate alla Biotecnologia) ha supportato un’idea di innovazione dell’Azienda Agricola “Silvia O.” che voleva valorizzare l’allevamento di galline ovaiole e polli mediante l’utilizzo di semi di canapa come integrazione nella dieta tradizionale.
Lo studio è stato condotto, per più di un anno, nell’allevamento all’aperto dell’Azienda “Silvia O.” di Massa d’Albe (AQ), integrando i semi di canapa nella dieta normalmente utilizzata nell’Azienda su galline ovaiole e su polli. Un gruppo di galline ovaiole ed un gruppo di polli (gruppi di controllo) sono stati alimentati con la dieta “standard”, mentre a due gruppi sperimentali sono stati aggiunti semi di canapa nella dieta standard.
Durante la sperimentazione sono state campionate, periodicamente, le uova deposte sia dalle galline con dieta standard (gruppo di controllo) che dalle galline alimentate con dieta integrata con semi di canapa.
Le uova campionate e le carni provenienti dai polli allevati, gruppo di controllo con alimentazione standard e gruppo sperimentale con integrazione di semi di canapa, sono stati analizzati presso i laboratori del CRAB al fine di valutare il contributo nutrizionale dei semi di canapa sulle uova e sulle carni di pollo ed il suo livello di significatività.
I risultati ottenuti dall’analisi nutrizionale delle uova deposte da galline ovaiole alimentate con dieta integrata con semi di canapa, confrontate con quelle standard, hanno evidenziato differenze notevoli nella composizione degli acidi grassi. Infatti, diminuiscono gli acidi grassi saturi ed aumentano gli acidi grassi polinsaturi. In particolare, il contenuto di acidi grassi polinsaturi essenziali, come gli omega-3 ed omega-6 aumentano di più del doppio nelle uova provenienti da galline alimentate con semi di canapa, rispetto al gruppo di controllo. (Tab. 1).
I risultati ottenuti per la carne di pollo, sono analoghi: nei campioni di carne di polli alimentati con integrazione nella dieta di semi di canapa, aumentano gli acidi grassi polinsaturi, diminuendo quelli saturi e monoinsaturi, e tra i polinsaturi aumentano soprattutto gli omega-3 come l’acido α-linolenico (ALA) che risulta raggiungere valori doppi rispetto al controllo, gli omega-6 come l’acido linoleico (LA), che diventa maggiore del 50% rispetto ai polli alimentati con dieta standard (Tab. 2).
Il valore più evidente di questa sperimentazione è che nutrire le galline ovaiole ed i polli con semi di canapa apporta un valore aggiunto da un punto di vista nutrizionale ai prodotti finali di uova e carne. Infatti, la presenza di Omega-3 e Omega-6, detti “acidi grassi essenziali” (EFA) perchè l’uomo deve introdurli attraverso la dieta poiché non è in grado di sintetizzarli, rendono questi prodotti più “salutari” per gli effetti benefici che apportano alla salute del consumatore. Sono noti i diversi meccanismi per i quali gli acidi grassi essenziali possono influenzare l’andamento della malattia cardiovascolare e i suoi fattori di rischio, come la concentrazione plasmatica elevata di colesterolo LDL. Sostituire gli acidi grassi saturi con gli acidi grassi monoinsaturi o polinsaturi riduce il colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) e pertanto anche il rischio di sviluppare la malattia. Gli acidi grassi polinsaturi, come l’acido linoleico, o l’acido α-linolenico, incrementano i livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto “colesterolo buono”), che favorisce l’eliminazione dei trigliceridi dal flusso sanguigno.
Daniela Maria Spera, direttore del CRAB di Avezzano