Pensavamo che, una volta entrata in vigore la legge a gennaio del 2017, non saremmo più dovuti tornare a dare notizie di sequestri di campi di canapa legalmente coltivati. Evidentemente non è così, visto che in questi giorni a Longarone, in provincia di Belluno, è stato sequestrato un piccolo campo di canapa industriale.
Da quanto racconta bellunopiu.it i carabinieri si sono attivati il 2 agosto in seguito ad una segnalazione anonima da parte di una fonte confidenziale ritenuta attendibile avvenuta alle ore 1:45 che informava della presenza di un campo sospetto a bordo strada nella zona di Fortogna. I carabinieri di Longarone si presentano “prontamente” in piena notte al luogo indicato e verificano la presenza di un campo di circa 18 metri per 15 di canapa ipoteticamente ritenuta marijuana. Da questi elementi parte l’indagine della Procura.
E così il giorno successivo alle 11:45 presso l’abitazione di un piccolo canapicoltore del Progetto Socialità Contadina dell’Associazione Casa dei Beni Comuni di Belluno si sono presentati 4 carabinieri in borghese del Comando Provinciale con in mano un decreto di perquisizione domiciliare e personale firmato dal Pubblico Ministero Roberta Gallego. Il reato contestato riguarda l’articolo 73 del Codice Penale “Produzione, Traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti”.
Da alcuni anni in provincia di Belluno e non solo è ripresa la coltivazione di questa pianta, che faceva parte della tradizione del territorio, della quale sono state riscoperte le molteplici proprietà. In provincia la riscoperta è stata varia: dalle associazioni di categoria alle fiere territoriali si è attivato un movimento di valorizzazione sia teorica che pratica, che ha promosso coltivazioni da parte di soggetti diversi, dalle grandi realtà ai piccoli coltivatori.
Tra queste, il progetto autofinanziato “Socialità Contadina”, una realtà dal basso che condivide l’acquisto del seme e che, attraverso la divisione del sacco, permessa in zona montana (in base al prot. Uscita N.0007278 del 02/04/2015) dà l’occasione anche a coltivatori con piccoli appezzamenti di sperimentare questa coltura. Il progetto prevede anche la condivisione di mezzi di produzione, attuando la rotazione agricola.
“Si sono presentati 4 carabinieri presso l’abitazione di mia mamma”, racconta Andrea, il protagonista della vicenda a dolcevitaonline.it. “Io ero in cantina e sono salito per capire cosa stesse succedendo. I carabinieri avevano un mandato di perquisizione per l’abitazione in seguito ad una segnalazione fatta da un anonimo riguardo al mio campo. A quel punto ho spiegato che il campo fa parte di un progetto che stiamo portando avanti da anni. Poi ho mostrato i cartellini delle sementi e le fatture d’acquisto, anche se all’inizio non sembravano crederci”. Dopo circa 3 ore: “Hanno parlato con i responsabili del nostro progetto ed hanno capito di essersi sbagliati”.
Intanto il campo è ancora sequestrato, ed i carabinieri hanno avuto da ridire sul fatto che non fossero stati avvisati riguardo questa coltivazione. Bisogna precisare che è proprio la nuova legge sulla canapa industriale a prevedere che non sia più necessario avvisare le forze dell’ordine quando si inizia una coltivazione di canapa e che gli obblighi per il coltivatore siano quelli di conservare il cartellino delle sementi acquistate e le relative fatture. “Noi prima avvisavamo, ma ora, che la legge non lo prevede più come obbligo, abbiamo smesso. Erano stati gli stessi carabinieri a dirci di non farlo”, precisa Andrea.
Ora bisogna attendere le analisi dei campioni che dovrebbero arrivare già domani. 4 campioni sono stati prelevati per le analisi delle forze dell’ordine ed uno è stato prelevato per le contro-analisi dell’agricoltore. Per fugare ogni dubbio precisiamo che con la nuova legge la soglia di THC nelle piante è stata spostata da 0,2% a 0,6% e che, anche nel caso che questa soglia, in caso di coltivazione di varietà certificate a livello europeo, venga superata, secondo la legge è comunque esclusa la punibilità dell’agricoltore. “I carabinieri, una volta accortisi dell’errore, mi hanno chiesto scusa, io non vedo l’ora di archiviare questo brutto momento”.
“Ci si sorprende pertanto di come sia stato possibile immaginare che un campo di tali dimensioni, visibile a bordo strada e tra l’altro coltivato anche con altre varietà, potesse essere considerato un’illegalità manifesta, ignorando totalmente le procedure per le verifiche” specificano dall’associazione spiegando che: “Non è possibile che un piccolo coltivatore si trovi il campo sotto sequestro, il monitoraggio di due giorni, compresa la notte, un atteggiamento demonizzante e inquisitorio. Si tratta di un comportamento pesante, di cui rimangono tracce nel campo recintato e sequestrato (non solo per la parte di canapa). Non è un gioco, le conseguenze restano, a livello pubblico e privato. Come se già non fosse difficile, essere un piccolo coltivatore di montagna. E’ ora che le forze dell’ordine attuino pertanto un atteggiamento diverso. L’ignoranza non è prevista per legge, l’arroganza tantomeno. Previste per legge, invece, sono altre procedure. Chiediamo che un evento tanto grave, non solo per chi l’ha vissuto, possa diventare l’avvio di una routine virtuosa nella gestione di questa filiera. La canapa è una pianta indispensabile, per il territorio e per il nostro futuro”.
Abbiamo chiesto un parere anche ai gestori di Canapalpino, negozio di Bribano (comune di Sedico) e unico hempshop della provincia di Belluno: “Purtroppo succedono ancora episodi assurdi come questo, nonostante la legge sia chiara e anche le forze dell’ordine dovrebbero conoscerla al meglio. A meno che quelle piante non presentino una percentuale di THC più alto di quanto impone la normativa, cosa
alquanto improbabile, il sequestro è assolutamente illecito e costituisce un sopruso. E’ da tempo che nel bellunese si sta cercando di rilanciare la filiera della Canapa e negli ultimi anni si sono fatti grandi passi avanti. Peccato per questi episodi che però non devono demoralizzare. Anche noi coltiviamo la Canapa proprio fuori dal nostro negozio, in un’apposita aiuola, a scopo didattico e dimostrativo. Smettiamola di
demonizzare una pianta che rappresenta una risorsa preziosa e sostenibile anche per il nostro territorio”.