Su scala mondiale la coltivazione di canapa è aumentata di più del 50% negli ultimi dieci anni. A livello mondiale il primo posto se lo contendono probabilmente Canada e Cina. In Canada, dove si sta puntando molto sul settore alimentare, le previsioni per questo 2017 erano quelle di espandere le coltivazioni fino a 60mila ettari. In Cina non ci sono stime precise anche perché la coltivazione di canapa industriale non è legale in tutto il Paese: ci sono province dove è stata regolamentata (Heilongjiang e Yunnan), ed altre dove viene tollerata perché genera profitti per i contadini ma rimane illegale. Comunque ci sono stime che attestano coltivazioni per circa 60mil ettari anche qui.
Secondo una recente inchiesta del South China Morning Post, riuscendo a schivare i riflettori mediatici, la Cina è silenziosamente diventata uno dei principali produttori di canapa al mondo e in appena cinque anni, potrebbe arrivare a raggiungere un mercato per i prodotti derivati dalla canapa del valore pari a 100 miliardi di yuan (circa 15 miliardi di dollari)
Stando ai dati ufficiali dell’Ufficio nazionale di statistica, messe insieme le due regioni contano per quasi la metà delle piantagioni di canapa destinate legalmente ad uso commerciale a livello mondiale. Ma l’estensione esatta, tra campi legali ed illegali, non viene comunicata. Al terzo posto invece il Cile circa 50mila ettari di coltivazioni. La Cina ha prodotto 50 mila tonnellate di semi nel 2012, pari a quasi il 40% della produzione mondiale di allora, ed è riuscita a rendere profittevole anche la fibra visto che nel 2013 ha esportato 600 tonnellate di filati e 800 mila metri di tessuti, per un valore di circa 18 milioni di dollari. La preziosa pianta è, infatti, una fonte di facile guadagno per le comunità rurali: la canapa rende più di 10mila yuan (1.500 dollari) per ettaro – rispetto alle poche migliaia generate da colture più comuni come il mais – ed essendo quasi immune all’attacco di parassiti non richiede l’utilizzo di costosi pesticidi. Tanto che, stando alla Yunnan Academy of Agricultural Science, fiutando l’affare, negli ultimi anni buona parte della popolazione locale coinvolta nella produzione del lino si è convertita alla canapa. Secondo Yun Chunming, professore presso Institute of Bast Fibre Crops all’Accademia cinese in Scienze dell’agricoltura di Hunan, «il problema della legalità delle coltivazioni rimane la sfida più grande da affrontare per il boom definitivo della canapa industriale cinese».
Intanto le aziende cominciano ad aggregarsi attorno a organizzazioni come Green Hemp, che rappresenta produttori e ricercatori cinesi attivi per un’industria ecosostenibile della canapa. La più importante società cinese del settore è oggi Yunnan Industrial Hemp, che ha sviluppato 4 delle 40 varietà mondiali di canapa industriale, possiede 10 brevetti per la lavorazione ed è recentemente entrata nel mercato degli estratti medicinali ad alto tasso di CBD in collaborazione con le autorità della United States Pharmacopeia Convention.
Secondo la World Intellectual Property Organisation, ormai sono oltre 600 i brevetti “made in China” sulla canapa, molti dei quali pensati per il mercato internazionale, dove le compagnie occidentali stanno muovendo i primi passi. E al contrario le aziende cinesi, come la Hemp Investment Group con succursali negli Stati Uniti, punta a mettere radici in Israele, Canada, Giappone ed Europa fino a inglobare tutti gli oltre sessanta paesi membri del progetto “Nuova Via della Seta”, una cintura economica attraverso l’Eurasia con la Cina a fare da traino.
Redazione di canapaindustriale.it