Federcanapa al governo: “Servono più semi delle varietà italiane”

Canapicoltura //

“Il punto più importante è stato il fatto dei semi: siamo tutti preoccupati perché lo Stato non capisce e non risponde alla nostra richiesta di avere finalmente chi fornisca il seme alle filiere italiane”, è il messaggio di Rachele Invernizzi, vicepresidente di Federcanapa all’indomani della riunione annuale dei membri dell’associazione di cui è presidente Beppe Croce, che già tempo fa aveva lanciato l’allarme.

“Siamo vittime del monopolio francese e dei Paesi dell’est che producono poco e male”, continua Rachele Invernizzi suggerendo delle possibili soluzioni: “Il CREA-CIN dovrebbe mettere a disposizione le proprie cultivar, senza darle agli stranieri come è successo con la varietà Carma che è finita in Spagna. Bisogna iniziare a pensare in un’ottica nazionale in cui le nostre cultivar vengono affidate non a singole aziende, ma a cooperative composte da diversi soggetti che riproducano le varietà al nord, al centro e al sud Italia in modo da avere una ricchezza e un patrimonio nostro”.

Non sarà un processo immediato perché “la riproduzione è lenta si parte da un nucleo riproducendolo ogni anno fino ad ottenere la semenza R2 che è la riproduzione normale e richiede in genere dai 4 ai 5 anni“. Dopodiché l’Italia avrà finalmente le sue cultivar “con un mondo intero che ci aspetta”, evidenzia la vicepresidente di Federcanapa, “perché siamo in una fascia climatica molto interessante per la produzione di canapa, con un mercato potenziale incredibile: è il caso di pensarci a livello nazionale”.

Dopo aver parlato delle difficoltà di reperimento del seme è stato affrontato argomento infiorescenze, di piantine e di talee. “L’avvocato Giacomo Bulleri ha ribadito che essendo presente il florovivaismo all’interno degli usi consentiti dalle legge, si può utilizzare la canapa per tutti gli utilizzi delle altre piante, chiaramente rispettando la norma dello 0,2%, lo 0,6% è semplicemente una soglia di non sequestrabilità della piantagione in caso di controlli all’agricoltore”.

Mario Catania

 

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