L’Uruguay è ormai famoso per essere stato il primo paese al mondo a legalizzare interamente la cannabis, ma sta anche ponendo delle solide basi per lo sviluppo del settore della canapa industriale.
“L’Uruguay è un paese agricolo con un chiaro quadro normativo che offre condizioni allettanti per la coltivazione di canapa su larga scala”, spiega Maria Belen Algorta, che sovrintende alle operazioni in Uruguay di Ecofibre, azienda con sede in Australia, raccontando che: “Per quanto riguarda il Sud America, l’Uruguay è ancora l’unico paese con regole chiare”. La sua è stata la prima e l’unica azienda che ad oggi ha raccolto con successo – meccanicamente – seme per moltiplicazione, nonché l’unica azienda che ha seminato con successo per la produzione di fibre commerciali.
Hemp Industry Daily ha approfondito il fenomeno parlando con alcuni protagonisti nell’industria della canapa in Uruguay per capire come si stia evolvendo il fenomeno nel paese.
Secondo Daniel Podesta, avvocato e segretario della Camera delle compagnie di cannabis medica dell’Uruguay, “La canapa in Uruguay sta crescendo, con già una dozzina di società in possesso di licenze. Al ministero dell’Agricoltura la procedura è molto semplice: devi giustificare il tuo progetto agronomico, l’origine dei fondi e poco altro. Potrebbe anche essere necessaria l’approvazione del ministero della Salute, a seconda di cosa vuoi fare con i fiori (perché il CBD è considerato come una sostanza medicinale, ndr). Ed è qui che le cose iniziano a rallentare”.
Per Raul Urbina, fondatrice e CEO di Inverell, “la più grande sfida iniziale sono state le genetiche. Abbiamo dovuto iniziare con le varietà comprese nel catalogo comune dell’UE che possono essere coltivate come canapa industriale, che non sono l’ideale quando l’obiettivo è raggiungere un alto rendimento di CBD”.
Mentre secondo Rodrigo Puente, direttore agronomico per BCBD Medicinal, “l’accesso ai servizi finanziari è ancora oggi, senza alcun dubbio, la sfida principale che ostacola lo sviluppo di questo settore”.
I legislatori hanno creato norme differenti per la cannabis psicoattiva e non psicoattiva in Uruguay. Questa è una buona notizia per i produttori di canapa perché alla fine diventerà un raccolto che gli agricoltori saranno in grado di gestire come qualsiasi altra coltivazione.
L’Uruguay inoltre ha ottime condizioni climatiche per la coltivazione su larga scala in campo e in serra, con enormi risorse disponibili come terra, acqua, tecnologia e know-how agricolo. Anche la stabilità istituzionale del paese non può essere ignorata: i governi cambiano, ma le regole del gioco rimangono stabili sia per gli investimenti locali che per quelli esteri.
E infine, a differenza di altre giurisdizioni, l’Uruguay consente fino all’1% di THC nella produzione di canapa, come in Svizzera, una soglia che permette ai coltivatori di lavorare con tranquillità.
Oggi l’Uruguay ha bisogno del know-how delle compagnie straniere e dei capitali degli investitori e questo è il momento in cui diversi imprenditori stanno riconoscendo i vantaggi che questo paese ha da offrire.
Redazione di canapaindustriale.it