Dopo mesi di duro lavoro, sostenuti da una grande esperienza nel settore produttivo della canapa, nasce il Consorzio Nazionale per la tutela della canapa. Il Consorzio terrà la sua prima presentazione giovedì 4 aprile presso la sala per le conferenze stampa di Montecitorio. L’iniziativa nasce dalla forte volontà di sostenere e incrementare il mercato produttivo italiano, facendolo crescere e tutelando le produzioni made in Italy.
Abbiamo raggiunto telefonicamente la presidente Ornella Palladino, già fondatrice di Salute Sativa, perché ci raccontasse di più di questa importante iniziativa.
“Noi facciamo canapa da prima che nascesse la legge nazionale, e fare canapa dopo la 242 sembrava sarebbe diventata la cosa più naturale perché la legge chiariva che questa è una coltivazione legale purché si seguano certe regole, ma di fatto poi non è stato così”.
In effetti la legge presenta ancora diverse lacune, che contrastano non solo lo sviluppo economico, ma anche lo sforzo di promuovere la piena legalità del settore che a fatica lavora per combattere cattiva informazione e pregiudizi.
“Noi abbiamo la necessità di far sapere alla gente che il nostro è un lavoro legale e siamo tutti interessati a costruire un percorso che sia un punto di riferimento per la tracciabilità, per la certificazione di qualità, per fare la differenza tra la canapa industriale e il resto. Vogliamo semplicemente che chi lavora la canapa industriale sia considerato un operatore come quelli degli altri settori produttivi”
D’altra parte i problemi non finiscono qui. La legge secondo la Palladino da una parte ostacola lo sviluppo del settore perché non offre strumenti chiari per far emergere in tutta la sua legalità la produzione di canapa industriale, dall’altra immobilizza il made in italy in una condizione di minorità all’interno del mercato libero europeo, impedendo di fatto la possibilità di evidenziare la qualità del prodotti del nostro territorio.
“Il nostro obiettivo è quello di garantire la qualità del prodotto, a prescindere dall’uso che poi ne verrà fatto. Il consumatore deve sapere in ogni caso che quel prodotto ha passato dei rigidi controlli di qualità e che quello che viene dichiarato è vero: che non ci sono residui tossici, che il prodotto è stato estratto secondo i metodi consentiti dalla legge in modo tale che la tutela maggiore sia data al consumatore”.
Il Consorzio si pone quindi l’obiettivo di colmare le lacune della legge e favorire così lo sviluppo del settore, ma non solo, si costituisce come interlocutore politico per il lavoro di perfezionamento normativo che è ormai imprescindibile.
“Noi vogliamo dimostrare che siamo a disposizione delle istituzioni per discutere e trovare le migliori soluzioni: le regole non le può fare chi non è dentro al settore. Non può esistere in uno stato di diritto una legge che ti dice che l’agricoltore può coltivare canapa, ma nessuno poi la può vendere. La legge deve essere una legge di filiera e il consorzio vuole rappresentare il gestore di questa filiera che comprende l’agricoltore e il commerciante e che veda lo stesso cappello normativo applicato a tutte le teste che fanno parte di questa filiera”
L’iniziativa, oltre a rimarcare tutte le problematiche del settore, ha voluto fin dall’inizio dare risposte concrete all’emergenza che è in corso.
“Visto che fare dei controlli ha un costo, siamo disposti ad investire per garantire un controllo, e deve essere un organo esterno a certificare i nostri prodotti. Abbiamo quindi costruito un modello che comprende due certificazioni ISO: la 22005 che serve a garantire la tracciabilità dei prodotti agricoli alimentari nel sistema dei prodotti tracciati e la 9000 che accerta che vengano messe in atto tutte quelle azioni necessarie a garantire la qualità e la salubrità. Ma non ci fermiamo qua, saremo sempre a disposizione per migliorare questo modello arricchendolo ogni qualvolta sarà necessario”
Il Consorzio Nazionale per la tutela della Canapa è il passo in avanti che da molto tempo il settore aspettava, rappresenta la presa di coscienza e responsabilità degli operatori che sono disposti a spendere tempo, energie e denaro per lo sviluppo di tutto il settore. Ne va de un’importante sfida per il made in Italy che nella canapa deve vedere una grandissima opportunità.
Romana De Micheli