Cannabis light, direttiva del Viminale: “Nessuna novità, contenuto propagandistico”

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Una direttiva che prevede maggiori controlli per i negozi che vendono i derivati della canapa. E’ questo il succo della circolare emanata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini che in questi giorni è tornato ad accanirsi sul fenomeno. Prima sostenendo che un negozio su due sarebbe dedito allo spaccio, e poi che li chiuderà uno a uno, per vietare anche le feste (probabilmente intendendo le fiere di settore).

Fondamentalmente la direttiva prevede un’intensificazione dei controlli in particolare in merito alla “localizzazione degli esercizi, con riferimento alla presenza nelle vicinanze di luoghi sensibili quanto al rischio di consumo delle sostanze, come le scuole, gli ospedali, i centri sportivi, i parchi giochi, e, più in generale, i luoghi affollati e di maggiore aggregazione, soprattutto giovanile”. La circolare sottolinea poi che “tra le finalità della coltivazione della canapa industriale non è compresa la produzione e la vendita al pubblico delle infiorescenze, in quanto potenzialmente destinate al consumo personale, in quantità significative da un punto di vista psicotropo e stupefacente, attraverso il fumo o analoga modalità di assunzione”. Inoltre, in merito a “possibili nuove aperture di simili esercizi commerciali”, bisognerà tener conto di “una distanza minima di almeno cinquecento metri dai luoghi considerati a maggior rischio. Un provvedimento comunale sul modello di quello che ha già interessato le sale da gioco”.

In realtà la legge del 2016 prevede la coltivazione e l’utilizzo di tutta la pianta: quello che non prevede è la sua commercializzazione, un problema che sarà risolto dalla sentenza delle sezioni unite della Cassazione prevista per fine maggio.

“In tutta sincerità ad un primo esame la direttiva del Ministero dell’Interno pare più un insieme di proclami di antica memoria finalizzati a spronare le ff.oo. che un provvedimento meditato ed articolato”, sottolinea l’avvocato Carlo Alberto Zaina, specificando che: “Non comporta nulla di nuovo perché non introduce nuovi poteri alle forze dell’ordine e di caratterizza per un contenuto più che altro propagandistico elettorale non supportato da serie motivazioni”.
Secondo l’avvocato: “Omettendo di richiamare (a differenza della precedente) la giurisprudenza vigente e la situazione anche favorevole maturata, dimostra come il Ministro – del tutto impaurito per possibili esiti positivi del prossimo procedimento innanzi alle SSUU – tenti di forzare la mano. Viola i più elementari principi di onestà intellettuale, invade indebitamente la sfera di attribuzioni del potere giudiziario (non rispettando le determinazioni dei giudici) e deve essere ritenuta illegittima. Chiunque fosse destinatario di provvedimenti amministrativi o penali deve impugnarli senza se e senza ma”.

E dello stesso avviso è anche l’avvocato Giacomo Bulleri: “Ad una prima lettura mi sembra che la circolare non aggiunga niente alla normativa vigente se non esortare gli enti e la polizia locale ad intensificare controlli”.
“Peraltro”, continua Bulleri, “omette ogni riferimento alla giurisprudenza maggioritaria di segno opposto a quella citata.  Infine la “direttiva” non é altro che l’ennesima circolare che, come tale, é vincolante per la Pubblica Amministrazione e non per il cittadino. Resta il dubbio che si tratti di un tentativo di condizionare l’operato delle SS.UU. in spregio ad ogni principio di diritto, di legalità e di separazione dei poteri”.

Infine va sottolineata una cosa: le chiusure di ieri non sono arrivate perché le ha volute Salvini, ma perché durante i controlli è emersa la presenza di infiorescenze con livelli di THC superiori allo 0,6%, sarebbero stati chiusi anche secondo la legge già esistente.

Redazione di canapaindustriale.it

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