Una delibera comunale per vietare non solo il commercio delle infiorescenze a basso contenuto di THC, ma addirittura la coltivazione di canapa, andando contro una legge nazionale approvata ormai quasi 3 anni fa.
Succede a Porto Azzurro, comune dell’isola d’Elba, che con una delibera del 12 novembre sancisce il divieto: “Di coltivazione di cannabis e di commercializzazione su tutto il territorio comunale”.
Un precedente era stata un’ordinanza emessa dal comune di Mondovì, che non arrivava a tanto ma voleva comunque vietare il commercio di cannabis light, ed era stata annullata dal TAR.
A Porto Azzurro, durante la seduta comunale, un solo consigliere, tra i 9 presenti, fa l’unica domanda sensata che qualunque cittadino avrebbe voluto fare, e cioè perché vietare la coltivazione di una pianta se è prevista dalla legge. La risposta del sindaco Maurizio Papi lascia esterrefatti: “Corrisponde alla volontà dell’amministrazione ed è comunque possibile ricorrere al TAR o al Consiglio di Stato”.
“Trovo molto grave che un pubblico amministratore che dovrebbe fare gli interessi della propria comunità locale di fronte alle rimostranze del consigliere di minoranza abbia dato questa risposta, denotando una piena consapevolezza del proprio illegittimo operato e costringendo la collettività a sopportare i costi di un contenzioso dinanzi al TAR”, sottolinea l’avvocato Giacomo Bulleri, che ha firmato l’esposto/querela e che ha già annunciato il ricorso al TAR. “Purtroppo, e le recenti dichiarazioni inerenti all’emendamento alla legge di bilancio ce lo hanno confermato, quando parliamo di canapa, seppure per fini industriali, i preconcetti ed i pregiudizi continuano ad essere molto diffusi. Trovo grave che nel mondo globalizzato, dove le vere informazioni scientifiche sono a disposizione di tutti, si voglia insistere a confondere la droga con una pianta industriale. Questa, per me, è pura disonestà intellettuale. E difenderemo la liceità del settore in tutte le sedi, consapevoli di essere dalla parte giusta della Storia”, puntualizza Bulleri.
Come un novello Aslinger, che firmò il Marijuana Tax Act nel 1937, il sindaco perora la propria causa in pieno stile proibizionista spiegando di farlo per la salute dei ragazzi sottolineando che “la droga è una scala di cui la cannabis è il primo gradino e che in 3 o 4 giorni brucia il cervello”. Forse qualcuno dovrebbe aggiornare il sindaco su quali sono i possibili danni reali della cannabis e soprattutto sul fatto che la cannabis light non ha effetti psicoattivi, avendo un THC sotto allo 0,5% ed un elevato tenore di CBD.
“Mi auguro che gli inquirenti utilizzino nel reprimere condotte evidentemente contrarie alla legge come in questo lo stesso zelo mostrato nel reprimere gli agricoltori ed i commercianti”, continua a spiegare Bulleri sottolineando che: “Nonostante le oscillazioni interpretative e le prospettive di riforma, ad oggi, vi sono ancora aziende agricole sequestrate e molti, anzi troppi, soggetti indagati o comunque sottoposti a procedimenti sia in sede penale che amministrativa. Basilari esigenze di equità e giustizia impongono che lo stesso metro di giudizio venga impiegato anche nei confronti di quegli amministratori che, in alcuni casi, si sono evidentemente sentiti legittimati di poter imporre una legge fai da te in un comune o nell’altro. La legge è – o dovrebbe essere – uguale per tutti, tanto più quella comunitaria”.