Nuovo capitolo della storia infinita delle infiorescenze a basso contenuto di THC, ormai passate alle cronache con il termine cannabis light: è stata proposta una nuova legge con Riccardo Magi come primo firmatario, sottoscritta da oltre 60 deputati di tutte le forze politiche che compongono la maggioranza (M5S, PD, LEU, IV).
Ad osservare dall’esterno la fotografia che ne risulta è quella di un paese schizofrenico dove i politici non riescono a fare quello che la politica sarebbe chiamata a fare, e cioè entrare nel merito delle questioni e trovare un compromesso per il bene del paese. E così nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad una lotta tra sordi che urlano le proprie ragioni senza che la controparte se ne curi minimamente.
Mentre il fronte pro canapa continua a raccontare le virtù di questo vegetale, le opportunità economiche e ambientali che deriverebbero la sua coltivazione viste le ottime condizioni pedoclimatiche che può trovare dal nord al sud dello stivale, del fatto che si tratti di una risorsa agricola che può aiutarci a rioccupare i campi abbandonati, ripulirli dall’inquinamento e aiutarci nell’ottica delle sfide che il cambiamento climatico comporta anche solo per la capacità della canapa di sequestrare CO2 dall’atmosfera, dal fronte opposto le risposte sono slogan che in America andavano di moda dagli anni ’30, che non c’entrano nulla con la discussione in atto e il cui tenore va dal considerarla una droga, al sostenere che il “no” derivi dal non voler uno Stato “spacciatore” (ribadiamo per l’ennesima volta per i parlamentari che non se fossero accorti che l’Italia produce da più di 5 anni cannabis ad uso medico con valori di THC molto più alti di quelli della cannabis light, in uno stabilimento alle dipendenze del ministero della Salute e della Difesa).
Ad ogni modo tutti i tentativi di normalizzare il fenomeno della cannabis light non sono andati a buon fine. Le diverse proposte di legge (come quella del M5S e quella di Più Europa) non sono mai state calendarizzate e discusse, nonostante le continue richieste dei promotori. L’emendamento alla legge di Bilancio è stato respinto dalla Presidente Casellati che ha addotto motivazioni tecniche, quando invece sono state squisitamente politiche. Stessa sorte ha avuto l’emendamento al Milleproroghe.
Ora ci si riprova con questa nuova proposta di legge, la 2309, (non è ancora stata depositata ma potete visionarla in anteprima QUI) che era stata depositata a dicembre e sostanzialmente dovrebbe contenere la deroga al testo unico sugli stupefacenti per la canapa con THC fino allo 0,5% e l’autorizzazione alla commercializzazione per prodotti contenenti al CBD e per le infiorescenze, in una proposta simile all’emendamento della legge di Bilancio; sperando che venga discussa al più presto, perché le centinaia di aziende agricole e attività commerciali collegate al fenomeno non possono più aspettare.
Mario Catania