Il decreto del ministero della salute che ha inserito le composizioni orali di CBD nella tabella dei medicinali all’interno del testo unico degli stupefacenti continua a far discutere gli addetti del settore mentre arrivano le prima reazioni: Federcanapa, insieme alla EIHA, associazione europea di riferimento, ha deciso di impugnare il decreto.
Secondo l’associazione infatti il decreto: “ha determinato di fatto l’illiceità di tutti gli estratti di cannabis, col rischio di compromettere anche quelli per le destinazioni ammesse dalla Legge sulla Canapa Industriale”.
“Tale provvedimento, infatti, se da un lato riconosce le innegabili proprietà farmacologiche delle preparazioni contenenti cannabidiolo (CBD) e rappresenta una logica conseguenza dell’immissione in commercio dell’Epidiolex (farmaco a base di CBD), dall’altro include tutti gli estratti di canapa nella nozione di “stupefacenti” a prescindere da ogni basilare distinzione tra canapa industriale e canapa stupefacente in base al contenuto del principio attivo THC che, come noto, risulta l’unico principio attivo della cannabis in grado, oltre una certa soglia, di produrre efficacia drogante” sottolineano infatti da Federcanapa.
Sulle destinazioni per la canapa industriale sottolineano che: “Alimentare e cosmesi sono consentite dalla legge entro limiti ben definiti sull’impiego di alcune parti della pianta ed entro definiti limiti di THC nel prodotto finito (zero THC nei cosmetici e i limiti stabiliti dal Decreto Ministeriale sugli alimenti del 4 novembre 2019). L’inserimento tout court degli estratti di canapa nella tabella medicinali del Testo Unico Stupefacenti comporta dubbi interpretativi che rischiano di compromettere anche le attività di estrazione ammesse dalla legge”.
Inoltre, concludono, “la posizione del Ministero è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità dell’Epidiolex tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust”.
Lorenza Romanese, amministratrice delegata della EIHA, a Canapaindustriale.it dichiara che: “Mi rammarico che l’Italia abbia predisposto per la canapa industriale questo quadro legislativo. Si tratta di una decisione che penalizza ancora una volta gli attori più fragili dell’economia oltre che una scelta in evidente controtendenza rispetto alle ambizioni europee per un’economia sostenibile. Oggi l’Italia decide di privare gli agricoltori di un reddito importante e di una cultura poco dipendente dai prodotti fitosanitari, limitando di fatto l’accesso al mercato ad un numero ristretto di attori. Mi chiedo se la politica e l’amministrazione pubblica possano ancora permettersi il lusso di commettere errori cosi manifesti in un annus horribilis come questo 2020. L’EIHA continuerà a lavorare perché la scienza e il buon senso trionfino sulla miopia di alcuni esponenti della classe dirigente”.
Lo scopo fondamentale dell’impugnazione è quello di dimostrare la distinzione fondamentale che c’è tra canapa industriale e cannabis stupefacente. L’EIHA partecipa come ricorrente proprio per sottolineare il contrasto con la norma comunitaria. Lo scopo in prima battuta è quello di ottenere una sospensiva del decreto, che in genere viene fissata dopo 20 giorni dal deposito. Se invece il Tar dovesse rigettare la sospensiva il ricorso andrebbe avanti ma la risposta arriverebbe tra un anno o due.
Redazione di Canapaindustriale.it