Trapianto e pacciamatura: i macchinari per la canapa dell’azienda leader Checchi & Magli

Aziende canapa //

Da quando, nel 2016, l’Italia si è aperta definitivamente alla coltivazione industriale di canapa, il panorama dell’agricoltura tricolore è mutato, aprendo a nuove opportunità e prendendo spunto dai paesi dove la canapicoltura è già una realtà consolidata. Per lo sviluppo del settore, però, sono fondamentali gli strumenti giusti. Lo sa bene Checchi & Magli, azienda fondata nel 1976 a Budrio, in provincia di Bologna, e unica nel settore che ha dedicato un’intera linea di macchinari al trapianto della canapa, con tanto di listino dedicato. 

L’azienda, specializzata in macchine trapiantatrici per piantine di ortaggi, tabacco e vivaismo, oggi è leader mondiale nel suo campo, con clienti sparsi in tutto il mondo e un ufficio commerciale aperto negli Stati Uniti nel 2006 per accorciare le distanze e fornire un supporto più immediato all’elevata percentuale di clientela nordamericana. Ed è stata la prima al mondo a proporre delle macchine trapiantatrici ideate apposta per il settore canapa e quindi per trapiantare talee. 

Abbiamo intervistato Federico Sannini, responsabile marketing e comunicazione di Checchi & Magli, per conoscere l’azienda e avere una panoramica più chiara della situazione relativa alla canapicoltura in Italia e nel mondo. 

La storia della vostra azienda è iniziata con le macchine per la coltivazione e la raccolta delle patate, ma poi il vostro mercato si è allargato trasformando completamente il vostro business. Come è avvenuta questa transizione? È stata spinta da qualche esigenza particolare o è stata un’evoluzione naturale?
I primi anni ci siamo concentrati sulle macchine per le patate perché il comprensorio dove ci troviamo è vocato alla loro coltivazione, quindi è stata una scelta naturale. La trasformazione, invece, è nata da un’intuizione. Si era visto che il settore del trapianto degli ortaggi, del tabacco e delle piantine da vivaismo era un ambito dove c’erano dei margini e dove, allo stesso tempo, non c’era concorrenza. Al tempo, parliamo della fine degli anni Settanta e dell’inizio degli anni Ottanta, infatti, veniva fatto tutto manualmente.

Checchi & Magli vanta un importante reparto di Ricerca & Sviluppo, nonché un programma di Project on Demand, e oggi tra le vostre proposte ci sono anche strumenti pensati appositamente per la coltivazione della canapa. È nato tutto da una vostra scelta imprenditoriale o da richieste di progettazione su misura arrivate dai vostri clienti?
Siamo entrati nel settore della canapa circa 5 anni fa su richiesta di un cliente negli Stati Uniti, nello stato del Colorado. Questa richiesta ci incuriosì e quindi, dopo aver venduto un macchinario che possiamo definire “standard”, abbiamo preso parte alla messa in campo della macchina. Attraverso delle ricerche di mercato, poi, abbiamo notato la presenza di un boom, di una richiesta crescente, e quindi abbiamo deciso di sviluppare delle versioni ad hoc per la canapicoltura. 

Che tipi di macchinari realizzate per la coltivazione della canapa? Per quali operazioni nello specifico?
Oggi lavoriamo in particolare su macchine destinate alla coltivazione di canapa per CBD o, comunque, coltivate per l’infiorescenza. Si tratta di macchine da trapianto, quindi per piantare le talee di canapa e per la pacciamatura, ossia la posa sul terreno del materiale plastico o biodegradabile che ha lo scopo di evitare le infestanti e l’uso di antiparassitari. Il mercato della canapa richiede entrambe le funzioni, perché ci sono sia aziende che fanno il trapianto in pieno campo, sia aziende che necessitano di posare il film di pacciamatura, lo stesso che si vede, per esempio, per le fragole. Queste due tipologie di macchine, poi, hanno diverse versioni, perché abbiamo creato anche dei modelli mirati.

Notate una differenza per quanto riguarda le vendite delle due tipologie principali di macchinari?
A oggi, se dovessimo fare una fotografia, due terzi del mercato riguardano il trapianto della canapa in pieno campo, mentre il terzo restante viene focalizzato sulla pacciamatura. Mi sento di poter dire, però, che in alcuni mercati, come l’Italia, la pacciamatura sta avendo una crescita sempre maggiore, molto probabilmente questo terzo aumenterà presto cambiando la situazione attuale.

Attualmente il mercato della canapa industriale nel nostro paese sta avendo un vero e proprio boom, avete in cantiere di realizzare altri macchinari?
Al momento i macchinari che realizziamo coprono pienamente le esigenze di mercato e non si registrano necessità ulteriori rispetto a quelle che già possiamo soddisfare. Siamo stati i primi al mondo a vendere macchine per il trapianto della canapa ed è un settore nel quale lavoriamo già da anni: siamo soddisfatti e orgogliosi della gamma che possiamo offrire ai nostri clienti. 

Trapiantatrice canapa Wolf Pro

 

Parlando sempre del settore della canapa industriale, una delle filiere che ad oggi non esistono in Italia è quella del tessile, che richiede macchinari specifici per la raccolta, la stigliatura, la macerazione, la pettinatura… State lavorando anche su questo fronte?
Nel settore tessile, ma anche nell’edilizia, la parte di canapa che viene utilizzata è quella della fibra, mentre noi, per il momento, ci occupiamo di macchinari destinati a clienti che lavorano sulle infiorescenze. La differenza principale sta nella densità, perché la canapa seminata e destinata a quei settori ha una densità totalmente diversa: il numero di piante per ettaro è nettamente superiore rispetto a quello delle piante coltivate per il fiore. Al momento rimaniamo concentrati sulle piante per infiorescenze.

Oggi molti dei vostri macchinari vengono utilizzati in Nord America, tanto che nel 2006 avete aperto un ufficio commerciale negli Stati Uniti. A proposito di mercati esteri, quali sono quelli in cui lavorate di più?
A livello commerciale e generale facciamo circa un 80-85% di quota export e il restante è destinato al mercato interno. Quello statunitense è un mercato nel quale lavoriamo da moltissimi anni, dove abbiamo una presenza consolidata in loco e volumi importanti, tanto che è proprio in Nord America che mandiamo circa metà della produzione totale. Parlando di canapa, i due mercati esteri principali sono senza dubbio Stati Uniti (70%) e Canada (15%), ma abbiamo anche un’interessante percentuale in Svizzera. Per quanto riguarda il mercato americano, nello specifico, abbiamo anche creato un sito web totalmente in inglese e dedicato quasi esclusivamente alla canapicoltura: Besttransplanter.com.

Come vedete, invece, il settore della canapicoltura in Italia? Può essere una soluzione per l’agricoltura italiana che sta vivendo tempi difficili?
Purtroppo il mercato italiano è sempre un punto interrogativo, perché è in balia di leggi non sempre chiare, tanto che risulta difficile fare una previsione. Dalle richieste che stiamo ricevendo, superficie trapiantata e domanda sono in aumento, quindi che l’opportunità ci sia è indiscutibile, che dall’altra parte si verifichino dei veri e propri investimenti in nuovi macchinari da parte degli agricoltori è, invece, molto incerto. Chi può e vuole investire lo fa solo quando ci sono dei punti fermi, delle certezze, ma in Italia i punti sulla canapa sono traballanti a livello di normative. Lo scopriremo con il tempo. 

Le richieste che state ricevendo da parte di clienti italiani sono concentrate in particolari aree del paese?
In questo momento non ci sono zone dove la richiesta è nettamente maggiore, ma, dati alla mano, il Veneto è la regione nella quale per ora registriamo un investimento maggiore in termini di macchinari per la canapicoltura, in particolare sembra esserci più fermento nelle province di Padova e Verona. 

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Martina Sgorlon

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