Ripartire dai racconti della nonna, che in mezzo alla canapa ci era cresciuta, per creare da soli gli strumenti e i processi necessari per ricavare canapa tessile, lavorarla e dare vita a un brand che produce abbigliamento in jeans. Non è un sogno, ma il percorso di due giovani della provincia di Vicenza, che hanno trasformato in un lavoro quella che per lungo tempo è stata solo una passione immaginata.
Se è vero che all’origine del jeans, uno dei capi più iconici dei tempi moderni, c’è proprio la canapa, questa storia ci insegna che all’inizio di ogni percorso serve una visione chiara, supportata dalle giuste conoscenze, da una buona dose di intraprendenza condita da un pizzico di coraggio e follia.
Oggi vi raccontiamo la storia di Francesco Vantin e Matteo Sandri, due 24enni originari dalla provincia di Vicenza, che da circa un anno hanno deciso di intraprendere questa avventura con Gimmi Jeans. “La nostra amicizia nasce in prima superiore e ci accompagna lungo tutto il percorso dei nostri studi nel ramo del tessile, dalle superiori alla specializzazione a Padova. Terminati gli studi, entrambi abbiamo fatto esperienze dirette sul campo che ci hanno dato l’opportunità di comprendere ciò di cui questo settore avesse bisogno e quindi anche di dare vita a Gimmi Jeans”.
Come nasce questo progetto?
“Anca mi da bocia li faxevo con me mama, li taiavimo verso fine agosto e li metevimo in te lonte a macerare”, raccontava sempre nonna Gilda! (Che tradotto significa: anch’io da bambina li facevo con mia mamma, le tagliavamo verso fine agosto e le mettevamo nel fiume a macerare).
La nostra storia ha inizio proprio con questa frase detta da una nonna a un nipote in un pomeriggio di fine agosto. Racconta di lei e della tradizione che avvolge le piante di canapa, che da bambina vedeva crescere nei campi attorno a casa sua come fossero girasoli. Una tradizione che rappresentava il mezzo di sostentamento di moltissime famiglie italiane e che il mondo ci invidiava. E fu proprio in quell’assolato pomeriggio estivo che due amici con la passione per il tessile intuirono il potenziale sostenibile di questa pianta e la sua rilevanza per il nostro pianeta.
Come hai iniziato a produrre fibra?
Forte delle conoscenze basilari trasmessemi da mia nonna, ho cominciato a informarmi su questa fantastica pianta e a comprenderne le potenzialità, sia per quanto riguarda la coltivazione sia per quanto riguarda le qualità dei prodotti che se ne ricavano. Essendomi specializzato nell’ambito del tessile, mi sono appassionato a questa pianta e al procedimento per ricavarne la fibra; mi affascina come l’essere umano, grazie alla sua creatività e al suo ingegno, sia riuscito a ricavare dei capi di abbigliamento dal floema di una pianta. Circa 2 anni fa dalla teoria siamo passati alla pratica, abbiamo acquistato i semi di futura 75 e seminato circa 600 metri quadri di terreno a spaglio. Passati 4 mesi dalla semina abbiamo fatto il nostro primo raccolto a mano, separando i semi (destinati per l’alimentazione delle galline) dagli steli (per la fibra).
Sono rimasto sorpreso da quanto poco impegno questa pianta richieda per la propria coltivazione e da quanto possa offrire in termini di materiali da applicare.
Quali macchinari hai prodotto? Come funzionano?
Dopo il raccolto ho cominciato a informarmi su quali strumenti fossero necessari per l’estrazione della fibra; con del legno e dei chiodi che avevo a casa sono riuscito a realizzare una piccola piscina per la maceratura, una gramola per la stigliatura e un pettine per la pettinatura. La maceratura in acqua, della durata di 10 giorni, serve per sciogliere la lignina presente nella pianta e liberare le fibre presenti. Dopodiché viene fatta seccare e una volta asciutta inizia la fase di stigliatura, che consiste nella separazione della fibra dal canapulo. Nella parte della pettinatura, infine, si parallelizzano le fibre che vengono poi ulteriormente ripulite da eventuali residui di canapulo. La fibra che ricaviamo dalla nostra canapa è ancora. troppo grezza per la realizzazione di capi di abbigliamento, ma grazie alla collaborazione con un ragazzo di Thiene, il quale ha ristrutturato un vecchio cordificio del 1700, siamo riusciti a realizzare delle corde fatte a mano che useremo come accessorio per i nostri capi di abbigliamento.
Per il tessuto da chi ti rifornisci?
Abbiamo allacciato rapporti con un artigiano leader mondiale nella produzione di denim, si chiama Candiani. Devo dire che in Italia è molto difficile, se non impossibile, trovare dei produttori di tessuto di alta qualità. Ci sono alcune realtà in effetti, però sono molto di nicchia. Quando nel nord si riuscirà a mettere in piedi un centro di trasformazione diventerà tutto molto più semplice. Di recente abbiamo trovato un nuovo fornitore di tessuti che risiede a 10 km dalla nostra sede e quindi andiamo a completare un ciclo produttivo a km zero e abbiamo in programma un tessuto in canapa e lino con questo fornitore.
Parlaci del tuo km zero…
La realizzazione dei nostri capi avviene interamente nella provincia di Vicenza da mestri del settore. Noi eseguiamo la prototipazione e qualche capo speciale dopo di che coordiniamo il processo di realizzazione.
Che tipi di prodotti realizzate?
Realizziamo principalmente prodotti denim in canapa e cotone organico, completamente plastic free, il che significa che al loro interno non sono presenti elastomeri che li rendano elastici, ottenendo così dei jeans estremamente resistenti. Inoltre, grazie alle proprietà anti-batteriche della canapa non si avrà quasi mai la sensazione di indossare abiti sporchi e di conseguenza anche i lavaggi subiscono una notevole riduzione. La canapa, essendo una fibra cava, permette al tessuto di termoregolare la temperatura e ai jeans, dunque, di essere freschi d’estate e caldi d’inverno. Per quanto riguarda i finissaggi del jeans ci appoggiamo ad un
laboratorio certificato a livello di sostenibilità del lavaggio, che attraverso l’utilizzo di particolari tecnologie, va a sostituire le vecchie modalità di lavaggio, significativamente inquinanti. E poiché sono i dettagli a fare la qualità, abbiamo pensato di realizzare le etichette interne di composizione in cotone e di stamparle con colori ad acqua, arrivando così a proporre un jeans 100% ecosostenibile.
Il prodotto viene consegnato assieme a un sacchettino di juta contenente dei semi di canapa industriale, per trasmettere il concetto che da piccole cose possono nascere grandi progetti, così come da quei semi di canapa sono nati i nostri prodotti. I due nostri prodotti di punta sono il nostro jeans da uomo “Venezia” *, questo nome per rendere omaggio al nostro splendido capoluogo, come essa si erge su possenti palafitte per tenere a galla l’arte di cui è formata, Gimmi si sostiene su forti radici legate alla natura e alla sostenibilità e il nostro jeans da donna “Carmagnola” * per rendere omaggio alle donne dandogli il nome della migliore varietà di Canapa Italiana la quale tutt’oggi viene utilizzata per pregiate manifatture come le vele della Amerigo Vespucci, considerata la nave più bella del mondo. Realizziamo poi sempre con l utilizzo della Canapa mascherine lavabili e riutilizzabili come alternativa a quelle monouso , grembiuli per i lavoratori che condividono i nostri stessi valori e borse shopper molto resistenti e spaziose. Ultimo ma non meno importante le nostre t-shirt in cotone organico, serigrafate con tecniche artigianali da noi e con utilizzo di colori ad acqua.
Come vanno le vendite?
Le vendite vanno bene, pur vendendo solo per passa parola, abbiamo ottenuto un discreto successo per la mascherina in canapa, lavabile e riutilizzabile. Per alcuni locali della provincia di Vicenza e una famosa cantina vinicola di Valdobbiadene, ci sono stati commissionati i nostri grembiuli e di questo siamo orgogliosi, perché sono locali che tutt’ora frequentiamo e vedere una nostra creazione in locali i quali lavorano con passione, ci rende felici! Nel complesso siamo contenti della reazione che ha avuto e sta avendo Gimmi sul pubblico. Siamo partiti da soli con le nostre capacità, sia economiche e tecniche, senza alcun finanziamento, destinando il guadagno delle vendite nel progetto, per creare un prodotto sempre piùottimale e coerente con l’ambiente in cui viviamo.
Qual è il messaggio che volete lasciare ai nostri lettori?
Gimmi rappresenta dei valori che tutti noi dovremmo avere dentro di noi, valori come buon senso e rispetto verso l’ambiente la quale ci circonda in ogni singolo secondo della nostra vita. Perché tutto dipende dall’ambiente, viviamo in una bio diversità che si auto regola e se andiamo a intaccarla, lei intaccherà noi a sua volta. Il concetto di sostenibilità è una conseguenza di questi valori! Quindi prima di pensare a cambiare i prodotti in commercio, cominciamo a cambiare noi stessi giorno per giorno e di
conseguenza in modo automatico avremmo un mercato di prodotti coerenti con ciò che siamo.
Redazione di Canapaindustriale.it