Avere ben chiare le caratteristiche fisico-chimiche e biologiche del terreno sul quale si decide di coltivare è sicuramente un vantaggio e un punto di partenza essenziale da non sottovalutare, che si tratti di canapa da fiore o di qualsiasi altro tipo di produzione.
Prima di approfondire il tema relativo alle analisi da effettuare per comprendere l’adeguatezza del suolo alla coltura di nostro di interesse è doveroso aprire una parentesi su che cosa sia effettivamente il “terreno”. Per terreno, si intende quello strato superficiale della crosta terrestre che ospita gli apparati radicali delle piante coltivate o meno, ovvero ciò che risulta dalla disgregazione e alterazione delle rocce per le azione fisiche, chimiche e biologiche. Tali processi di trasformazione vengono raccolti in un unico termine, la “pedogenesi”. Quando si parla di terreno agricolo, invece, ci stiamo riferendo a quella parte di suolo che per le sue peculiari caratteristiche, meglio si presta alle attività di coltivazione gestite dall’uomo, che a sua volta ne determinerà ulteriori modificazioni.
Fatta questa premessa, appare evidente quanto le caratteristiche “pedo-climatiche” proprie di un determinato ambiente, influiscano considerevolmente sulle proprietà specifiche del suolo e conoscerle a priori, può consentire ai coltivatori di orientarsi al meglio sulle scelte relative alle tecniche colturali da implementare per ottenere i migliori risultati, sia in termini di rese che di qualità.
Lo scopo prioritario delle analisi del terreno è senza dubbio quello di valutarne la fertilità, ma non è l’unico.
Difatti, attraverso l’interpretazione adeguata delle analisi è possibile altresì:
– ottimizzare le pratiche colturali predisponendo in modo oculato le lavorazioni agronomiche finalizzate alla preparazione del letto di semina (o di trapianto) e non solo;
– definire corretti piani di concimazione (determinazione delle dosi e delle modalità) e di irrigazione;
– correggere eventuali anomalie fisiche attraverso l’uso di ammendanti (ovvero fertilizzanti organici che consentono di migliorare le caratteristiche fisiche del terreno);
– diagnosticare e correggere eventuali squilibri nutrizionali che potrebbero compromettere le colture in fase di sviluppo;
– verificare la salubrità del fondo agricolo andando ad evidenziare l’eventuale presenza di agenti contaminanti e/o residui inquinanti nocivi per la salute umana, che soprattutto per la Canapa industriale rappresentano un problema da non sottovalutare, considerando che questa coltura è anche famosa per le sue doti di fitodepurazione.
Questi sono gli aspetti principali che aiutano a comprendere quanto sia importante in agricoltura, e in particolare in canapicoltura, lavorare sulla base del concetto di “prevenzione”. Conoscere e indagare le caratteristiche della propria risorsa “terra”, al fine di evitare situazioni spiacevoli in termini gestionali, economici e soprattutto ambientali, dovrebbe essere il concetto alla base di ogni attività imprenditoriale in campo agricolo!
Quando si predispongono uno o più campioni di suolo da inviare al laboratorio specializzato e possibilmente accreditato, bisogna dapprima definire le proprietà e gli analiti che abbiamo intenzione di indagare.
Si ricorda che è possibile effettuare le analisi durante tutte le fasi del ciclo colturale, oltre che per conoscere le caratteristiche del suolo ma anche per osservare gli andamenti delle colture in termini di apporti e asporti. Ovviamente a seconda dei casi e delle fasi, si può decidere di ricercare degli analiti piuttosto che altri.
In fase iniziale, sarà dunque buona norma andare ad indagare sulle caratteristiche delle proprietà fisiche e chimiche del terreno in questione. Tale indagine dovrà orientarsi dapprima sullo studio della tessitura mediante l’analisi granulometrica che ci permetterà di determinare il quantitativo di scheletro, sabbia, limo e argilla, nonché definire la classe granulometrica a cui appartiene il suolo di nostro interesse. La canapa ad esempio, solitamente predilige terreni di medio impasto con una percentuale di sabbia pari ad almeno al 40%. Questo perché la canapa non predilige compattamenti, ne tanto meno ristagni idrici ed il contenuto di sabbia, rende i terreni più sciolti, aereati e facilmente drenanti.
Una volta conosciute le caratteristiche strutturali del terreno interessato, ciò che resta da fare è concentrarci su quegli aspetti che ne influenzano la fertilità, nonché la biodisponibilità degli elementi nutritivi, ovvero:
– la sostanza organica;
– la conducibilità elettrica;
– la capacità di scambio cationico;
– il ph;
– la capacità di scambio cationico,
– i macroelementi (azoto totale, fosforo assimilabile, potassio, magnesio, calcio scambiabili, calcare totale e attivo,);
– i microelementi (ferro, rame, manganese ecc.).
Nei prossimi articoli approfondiremo quelli che sono gli elementi che maggiormente possono influenzare la buona riuscita di un impianto canapicolo.
Maria Teresa Basciano – Agronoma e docente in Scienze degli alimenti
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