Lo sviluppo del biometano agricolo, bioeconomia e dell’economia circolare, incentivi per agricoltura di precisione e rinnovo macchinari. Sono le misure che, secondo Camera e Senato, dovrebbero rientrare nella riscrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per rendere la linea progettuale dedicata all’agricoltura sostenibile davvero compatibile con gli obiettivi di transizione green del settore.
Le richieste di modifica al Recovery Plan contenute nelle relazioni approvate la scorsa settimana dai due rami del Parlamento convergono in larga parte. Comune a Camera e Senato è la sollecitazione ad aumentare i fondi per l’agricoltura, che erano già saliti da 1,8 a 2,5 miliardi nelle schede tecniche messe a punto dal Governo Conte, e ad allargare il raggio di azione dei progetti finanziati dai fondi europei.
Alle tre linee di investimento già individuate nell’ambito della prima componente della Missione 2 del Recovery – contratti di distretto e di filiera, parchi agrisolari e piano per la logistica dell’agroalimentare – i parlamentari chiedono anzitutto di aggiungere nuovi interventi che possano contribuire alla sostenibilità dell’agricoltura.
E’ soprattutto la relazione delle commissioni Bilancio e Politiche UE del Senato a rimarcare la necessità che la linea di intervento “agricoltura sostenibile” sia effettivamente volta a sostenere la transizione ecologica del settore, che i tre progetti individuati dal precedente Esecutivo non sono sufficienti a perseguire. Tra l’altro, secondo il testo votato dall’Aula di Palazzo Madama, serve un esplicito riferimento al raggiungimento degli obiettivi delle strategie dell’Unione europea Farm to Fork e Biodiversità al 2030 e alle misure per raggiungerli, a cominciare dalla riduzione del ricorso a pesticidi e fertilizzanti chimici che hanno un elevato impatto sulle varie matrici ambientali, sulle emissioni di gas serra e sulla perdita della biodiversità.
Un’importante raccomandazione è quella di adottare, trasversalmente al Piano, ogni misura che possa incentivare la sostenibilità ambientale nella filiera dell’agricoltura e prevedere, con riferimento ai singoli progetti finanziati, misure volte a garantire un più diffuso riutilizzo dei materiali prima del loro smaltimento, ad esempio, delle pale eoliche e dei dispositivi di accumulo, nell’ottica di una sempre più estesa diffusione delle buone prassi dell’economia circolare.
La prima via individuata da entrambi i rami del Parlamento è il finanziamento di interventi diretti a promuovere “lo sviluppo del biometano e dei biocarburanti agricoli canche attraverso la riconversione degli impianti biogas esistenti” e “l’impiego della biomassa forestale italiana certificata per la produzione di energia”.
Nel Recovery dovrebbe poi trovare posto la promozione di metodi di allevamento ecosostenibili così da ridurre l’inquinamento derivato da allevamenti di massa al chiuso, migliorando la qualità della vita degli animali.
In linea con i target UE, il Senato chiede inoltre di promuovere misure volte alla diminuzione dell’uso dei fertilizzanti e di favorire l’uso efficiente delle risorse idriche, la valorizzazione e il riutilizzo dei residui agricoli e forestali per il ripristino della sostanza organica nelle aree rurali e abbandonate, nonché l’utilizzo di schemi di rigenerazione e di mantenimento della fertilità dei suoli.
Alla razionalizzazione dei consumi idrici e degli input chimici può contribuire l’applicazione di tecnologie innovative nei processi di produzione e di soluzioni di agricoltura di precisione, incoraggiata da entrambi i rami del Parlamento.
La relazione del Senato, in particolare, prospetta il finanziamento di progetti di smart precision farming (SPF) per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0, basate su tecniche di precision farming e smart sensing, integrate in una piattaforma di tipo Internet of Things (IOT), con l’impiego anche dell’intelligenza artificiale, supportata dalla banda larga 5G per la sostenibilità economica ed ambientale delle imprese agricole.
L’agricoltura di precisione è però solo una parte dello sforzo di rinnovamento necessario per la competitività del settore, che – secondo la relazione messa a punto dalla commissione Bilancio della Camera – dovrebbe poter accedere a una combinazione di incentivi a fondo perduto e agevolazioni di carattere fiscale “per il rinnovo del parco mezzi circolanti, delle imbarcazioni adibite alla pesca, dei macchinari forestali e, in generale, dei macchinari utili alle imprese del settore agricolo, della pesca e dell’acquacoltura, anche al fine incrementare e misurare la sostenibilità ambientale delle produzioni agroalimentari”.
Il Senato propone anche di incentivare l’utilizzo di refrigeranti naturali nella catena del freddo istituendo un credito d’imposta per la sostituzione di macchinari per la conservazione, la lavorazione e la vendita di alimentari, al fine di eliminare i gas HFC fortemente impattanti per il cambiamento climatico e ancora molto utilizzati in Italia rispetto all’Europa.
Infine, il processo di ammodernamento dovrebbe coinvolgere anche “i centri di essiccazione e stoccaggio, con particolare riferimento al settore cerealicolo, anche al fine di monitorare la qualità e la quantità delle produzioni agricole”.
Comune è poi la richiesta di promuovere la bioeconomia circolare, le migliori pratiche agricole rispettose dell’ambiente e la chimica verde, per aumentare la sostenibilità delle produzioni, con particolare attenzione alle aziende zootecniche, delle quali va agevolato e sostenuto il processo di transizione ecologica.
Il Senato propone anche l’istituzione di un fondo per incentivi ad attività di ricerca e sviluppo per l’economia circolare, da utilizzare anche per progetti di sperimentazione volti a favorire processi di “end of waste” e per la transizione produttiva delle imprese che attualmente producono beni ad alto impatto ambientale. A coordinare queste attività e ad individuare le filiere più strategiche e tecnologicamente più avanzate per ottenere la cessazione della qualifica di rifiuto dovrebbe essere un tavolo interministeriale, istituito tra i Ministeri della Transizione ecologica, dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole con la partecipazione di enti di ricerca e università.
Palazzo Madama chiede di promuovere anche la ricerca nel settore biotecnologico per individuare specie vegetali che conferiscono maggiore e migliore produttività dal punto di vista dei contenuti nutrizionali, maggiore resistenza alle fitopatie e allo stress idrico e in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Oltre alla ricerca, sul fronte economia circolare servono investimenti per superare le carenze infrastrutturali nel trattamento e recupero dei rifiuti e un piano industriale di re-design degli imballaggi per l’immissione in commercio dei prodotti finiti, favorendo la progressiva riduzione della quantità di materiali utilizzati e la loro totale riciclabilità.
Tutte queste misure dovrebbero essere coordinate e monitorate attraverso la definizione di uno specifico piano per l’economia circolare, che punti anche a rafforzare le competenze professionali, il trasferimento tecnologico e il supporto alle piccole e medie imprese.
I princìpi di bioeconomia dovrebbero essere applicati, secondo il Senato, anche per sostenere la diversificazione delle foreste e lo sviluppo di schemi di certificazione forestale, nonché l’adozione di pratiche di Life Cycle Assessment (LCA) per garantire un’attenta tutela ed utilizzo delle risorse forestali e dei materiali che ne derivano.
Sempre per la filiera legata alle foreste, Palazzo Madama chiede di avviare un procedimento di riforma che porti ad una defiscalizzazione, anche parziale, per riattivare una valorizzazione della filiera del legname proveniente dai boschi nazionali, compatibilmente con le condizionalità previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e con le risorse disponibili a legislazione vigente.
Alla luce dei target UE tra i progetti da avviare i senatori indicano anche predisposizione di un quadro normativo finalizzato alla conservazione e tutela del suolo agricolo e naturale, al fine di frenare il depauperamento della biodiversità, e lo sviluppo di un programma di tutela della biodiversità, con particolare riferimento a quella montana, particolarmente minacciata dai cambiamenti climatici, attraverso progetti pilota di supporto alle attività agricole, all’ecologia integrata di riqualificazione naturalistica.
Tra le altre richieste rivolte al Governo Draghi rientrano, infine, una riforma a sostegno del settore apistico, che porti alla riduzione dell’aliquota IVA ordinaria (attualmente al 22%) per il servizio di impollinazione, e interventi diretti a favorire la ricomposizione fondiaria e il recupero delle aree incolte, anche al fine di potenziare l’agricoltura biologica e accrescere la produzione nazionale di cereali e proteine vegetali.
Pur essendo una coltura di rotazione assolutamente sostenibile, calcolando che 1 ettaro coltivato a canapa cattura la CO2 di 4 ettari di foresta pluviale Amazzonica, la coltura agricola di rotazione per eccellenza promossa a forza dai Paesi UE dell’Est Europa che la trasformano in biodiesel, quindi un biocarburante double-counting che riceve incentivi, in Italia tutto sembra fermarsi. Pregiudizi verso la storia? Pregiudizi verso una pianta? Politici e tecnici non all’altezza? Eppure la canapicoltura in Europa è la coltura agricola migliore in quanto a fertilizzante naturale dei terreni ed in quanto a ricavi, non ha bisogno di chimica, non produce infestanti e prepara il terreno per le colture di ortaggi autunnali ed invernali nella rotazione dell’agricoltura biodinamica voluta dall’Europa che “ci ordina” di recuperare in tutta la UE circa 20 milioni di ettari per colture sostenibili di rotazione di cui la canapa ne è il “campione mondiale”.
Giovanni De Caro – Ingegnere esperto in ambiente ed energia, divulgatore e presidente dell’associazione Canapa Tuscia