Il mercato del CBD in Europa è oggetto di previsioni di crescita sempre maggiori, si affaccia sempre di più alla conoscenza del mercato di massa, e si sta guadagnando le attenzioni di grossi player del mercato food, cosmetico e pet food.
Come si sta sviluppando questo mercato in Europa? Oltre la confusione e gli espedienti per commercializzarlo, come stanno esattamente le cose oggi? E quali prospettive si offrono nel prossimo futuro?
Ne abbiamo parlato con Lorenza Romanese, direttrice dell’EIHA che lavora in prima linea in Europa per lo sviluppo del settore. Abbiamo ripercorso tutti i settori commerciali della filiera del cbd, le norme attuali e gli sviluppi previsti.
L’importante lavoro di EIHA avrà inevitabili ripercussioni su tutti gli operatori e proprio per questo dovrebbe essere visto da tutti come un’occasione di partecipazione irrinunciabile. L’occasione è quella di fare fronte comune per guardare con sinergia ad un futuro più sostenibile, entro cui la pianta di canapa nella sua interezza sia protagonista importante, anzi decisivo.
L’inquadramento del cbd e delle sue diverse destinazioni d’uso non tocca solo i settori che lavorano la parte alta della pianta, ma impatta direttamente la sostenibilità economica dell’intera filiera della canapa industriale. EIHA lavora proprio per raggiungere questo obiettivo, attraverso l’unica strada percorribile: stabilire regole comuni.
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ripercorrere il cbd nelle sue forme e nei suoi prodotti finiti a seconda della destinazione d’uso: food, food supplement, dry food, pet food e cosmetica. Tutto dipende, soprattutto per tre di queste categorie, e cioè food supplement, cosmetica e relativamente anche il food, da come il mercato verrà impattato dall’interpretazione che la Commissione Europea farà delle sentenza sul caso Kanavape finito alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
La decisione della Corte ha delle implicazioni sul diritto comunitario. Ora l’Europa sta lavorando per la traslazione di questo principio nel diritto comunitario. Noi speriamo che prima della fine dell’anno la Commissione si posizionerà con una decisione in merito. Da come si posizionerà si capirà meglio il destino dei tre dossier che ho citato.
Esiste poi un dossier che non verrà impattato da questa decisione, si tratta del THC nel food, questo è un dossier importante che segue però un suo regolamento sui contaminanti, e non dipenderà dalla decisione della Commissione sugli estratti. E’ un dossier importante anche per gli studi tossicologici che andremo a fare. Oggi per questo dossier abbiamo delle linee guida, quindi non ancora regole normate, che limitano a livelli molto bassi il contenuto del thc. Inoltre pesano differenti normative tra i vari stati membri: è il caso dell’Italia che decide di avere dei limiti nel dry food e nell’olio ancora più bassi del basso. L’EFSA fissa l’ ADI (Acceptable Daily Intake) a 1 µg of total THC per kg di peso corporeo come linea guida, se lo paragoniamo ai 7 della Svizzera, o ai 13 dell’America o ai 14 del Canada, possiamo capire quanto sia basso il valore europeo.
L’Europa ha capito che occorre intervenire quanto meno per avere omogeneità tra gli stati membri, che il settore ha bisogno di un quadro normativo europeo per un mercato unico dei prodotti. L’Europa ha proposto dei valori più alti, secondo noi non ancora sufficientemente alti, ma tenendo in considerazione l’uncertainty measurement questi valori potrebbero andare bene.
Partiamo dagli estratti venduti come integratori alimentari: questo non è più permesso. Ad oggi per commercializzare un cibo considerato nuovo devo portare delle prove per poter essere iscritto nella union list e durante gli studi tossicologici che devo effettuare non mi è permesso commercializzare il prodotto. Quindi se guardiamo le norme non dovrebbe esserci cbd in Europa, ma il cbd viene venduto e consumato in Europa. Inoltre non c’è neanche la volontà politica in certi stati membri di bandirlo, mentre altri preferiscono aspettare la decisione europea. Allo stato attuale dei fatti l’estratto venduto come integratore alimentare deve avere l’autorizzazione come novel food per essere commercializzato. Quello che EIHA si impegna a fare è gestire le richieste dei nostri membri attraverso la creazione di un consorzio di compagnie e attraverso gli studi tossicologici indispensabili per poterlo commercializzare come integratore alimentare.
Il dossier della cosmetica era iniziato molto male. Nell’aprile 2019 la Commissione europea ci dice che solo il cbd sintetico può essere utilizzato come ingrediente cosmetico perché tutto il resto è narcotico. EIHA ha immediatamente risposto con un position paper per chiedere una spiegazione. La spiegazione, ci riferiscono, è legata alla posizione che presero le Nazioni Unite durante la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961. Noi abbiamo risposto che se si legge bene la convenzione le foglie sono escluse e l’Europa ci dà ragione. Noi continuiamo ad insistere, e chiediamo l’inserimento anche del cbd, degli estratti delle radici e dei fiori. A questo punto scoppia il Kanavape case che accelera tutto e chiarisce che il cbd può essere considerato un food, tutti i blocchi quindi cadono. Attualmente per la cosmetica sono autorizzate le foglie, il CBD, il CBG e per ultimo gli estratti delle radici.
Per quanto riguarda il pet food esiste un catalogo, una lista di materiali autorizzati e tra questi ci sono diverse collocazioni per la canapa. Ad esempio è inserito hemp oil. Ma come deve essere letto questo hemp oil? Se lo leggiamo come lo vogliono leggere tutti gli operatori europei del settore ci leggiamo hemp cbd oil così da veicolare il proprio mercato cbd sotto questa etichetta. Cosa è successo quindi? Se la collocazione hemp oil doveva descrivere un processo di estrazione dell’intera parte apicale della pianta, i produttori inserivano nei loro prodotti isolato di cbd, ma l’isolato semmai sarebbe da inquadrare come un feed additive. Su questo dossier l’obiettivo di EIHA è proprio quello di utilizzare gli studi tossicologici sul cbd per il food, condotti in effetti sugli animali, anche come base di discussione sul cbd nel pet food. Proprio in virtù di un abuso dell’utilizzo della categoria pet food, l’Europa voleva eliminare tutte le collocazioni relative alla canapa dal catalogo, EIHA ha chiesto appunto di aspettare i risultati degli studi tossicologici. Entro la fine dell’anno consegneremo quindi i risultati di questi studi che individuano un livello massimo di contenuto di cbd entro il quale escludiamo effetti tossici. Speriamo quindi di mantenere tutte le collocazioni nel catalogo, in particolare quella dell’hemp oil per tutelare chi davvero ne ha bisogno. Speriamo poi di poterci occupare anche di cbd come feed additive.
Noi crediamo che il percorso tracciato dai nostri studi tossicologici porterà risultati entro il primo trimestre del 2022. In parallelo facciamo partire anche uno studio sul thc testato su 200 persone che avrà ricadute sul food ma anche sul cbd full spectrum. Sarà ovviamente questo un percorso più lungo.
Romana De Micheli