Nuove tasse sul carbone, limitazioni per quanto riguarda l’utilizzo della plastica e crisi dell’energia all’orizzonte che sta portando le grandi potenze a rivedere i propri programmi per la transizione: la canapa è pronta a brillare, sia dal punto di vista ambientale che economico. Che il 2022 sia l’anno della svolta?
La canapa industriale si sta piano piano facendo strada nei settori più disparati: nella bioedilizia, nel tessile e persino nel mondo automotive e della produzione di energia. Oggi, carburante di questo boom sono gli incentivi ambientali, le pressioni per passare da risorse energetiche non rinnovabili come gas e petrolio a quelle rinnovabili, le sempre più dure restrizioni in termini di plastica monouso e l’aumento delle bollette e dei costi, ma fino a qualche anno fa la situazione era ben diversa.
Rivolgendo lo sguardo agli Stati Uniti, per esempio, il settore della canapa industriale ha vissuto una prima espansione in seguito al Farm Bill del 2018, che ne ha legalizzato la coltivazione e l’utilizzo. Questo, però, ha portato allo stesso tempo a una sovra-piantumazione, culminata con un eccesso di materia prima che l’industria non era pronta a utilizzare e trasformare, portando così a un crollo del prezzo e alla riduzione degli ettari piantati, passati dai 465.787 del 2019 ai 33.844 del 2021. A questa si è aggiunta poi la decisione della U.S. Food and Drug Administration, che ha rifiutato di regolamentare e ampliare il mercato del CBD riducendo ulteriormente le opportunità di sfruttamento della pianta.
Ora, però, la situazione sta cambiando, anche grazie alle crisi che ci troviamo ad affrontare. Nuove tecnologie e nuove normative stanno infatti lentamente trasformando il settore della canapa industriale e stanno dando nuovi incentivi al mercato e lo dimostrano le aziende che operano a livello internazionale.
“La canapa industriale è la più grande opportunità nel settore della Cannabis nel suo complesso”, ha affermato per esempio Mina Mishrikey, partner di Merida Capital Partners, azienda che ora sta spostando il suo focus dal THC (componente sul quale si concentrava il 90-95% degli investimenti) alla canapa industriale.
Tra gli investimenti più recenti fatti dall’azienda quelli destinati alla Canadian Rockies Hemp Corporation, realtà con sede a Bruderheim (Alberta) e specializzata nella lavorazione della canapa da utilizzare, tra le tante opzioni, in tessuti, fibre, carta, corde e componenti automobilistici. Un secondo investimento è quello che ha coinvolto la Bast Fiber Technologies Inc., realtà con sede a Victoria (British Columbia), che invece ha sviluppato una tecnologia per realizzare tessuti-non-tessuti con fibre naturali, inclusa la canapa e che ha aperto anche uno stabilimento produttivo in Europa.
Insomma, a livello globale la canapa potrebbe giocare un ruolo decisivo in molti settori: materie plastiche, tessili, materiali da costruzione, prodotti alimentari per umani e animali. Eccone alcuni.
Alcune delle applicazioni più innovative della canapa includono quelle nel settore della bioedilizia, dove, per esempio, la fibra viene unita alla calce e funge da isolante e regolatrice di umidità. Non solo, secondo un recente studio del Rensselaer Polytechnic Institute, nello stato di New York, la canapa può sostituire l’armatura in acciaio negli edifici grazie al suo inserimento in un’armatura termoplastica rinforzata in grado di eliminare i problemi di corrosione, prolungando così la durata delle costruzioni.
Nel settore delle automobili la canapa non è una vera e propria novità, in quanto, nel 1941, fu utilizzata da Henry Ford per realizzare parti di una delle sue vetture. A seguire le sue orme ci ha pensato la BMW, tre le prime case automobilistiche a sperimentare un composito simile per la sua i3, ma anche Audi, Mercedes, Chrysler, Volkswagen e Canada Motive. Tra le ultime Porsche, che ha dato vita alla prima macchina da corsa con una carrozzeria in fibre di lino e canapa e il debutto della canapa nel Pure ECTR, il campionato per le auto turismo elettriche più potenti.
Se si parla di auto si parla anche di carburanti e, in questo caso, di biocarburanti. Secondo le ultime ricerche, infatti, i biocarburanti derivati dalla canapa potrebbero essere una soluzione più sostenibile sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico, soprattutto nel contesto attuale, dove, per la crisi energetica in corso e l’aumento costante dei prezzi della benzina, la canapa potrebbe risultare utile sia come biomassa per l’energia che come valida alternativa al carburante tradizionale.
La start up francese Quantum Energy ha dato il via ad un progetto per utilizzare la canapa coltivata localmente per produrre energia. L’impianto, che sarà situato a Trangé, nel nord-ovest della Francia, è basato sulla tecnologia della pirogassificazione, che consiste nel riscaldare la biomassa ad alte temperature in presenza di una piccola quantità di ossigeno, convertendo in questo modo il materiale in gas e producendo allo stesso tempo anche CO2 e calore. Un processo senza sprechi che elimina anche i residui che risultano invece da altri metodi di lavorazione.
L’azienda si rifornirà di canapa locale entro un raggio di 35 chilometri dal suo impianto, a partire dalla cooperativa Fermiers de Loué, che fornisce inizialmente la biomassa, anche se a regime servirà una coltivazione di 1000 ettari per il funzionamento dell’impianto.
Si ricaveranno metano, che sarà venduto a Gaz Réseau Distribution France, il distributore esclusivo di gas naturale in Francia e il principale distributore in Europa, e idrogeno, che secondo i piani dell’azienda sarà convertito in elettricità per alimentare autobus e treni.La capacità produttiva massima dell’impianto, che ha una dimensione di 3500 metri quadrati, sarà di 3,6 tonnellate di idrogeno al giorno, anche se l’azienda ha dichiarato che l’obiettivo quotidiano sono 2 tonnellate, e 200 metri cubi di metano, per i quali sarà necessaria la forza lavoro di 25/30 persone.
Ultimo, ma non meno importante, il settore delle bioplastiche, che ha avuto un ulteriore incentivo in seguito alle ultime restrizioni in termini di plastica monouso. Tra le novità più recenti la ricetta tutta italiana della bioplastica realizzata con canapa, bucce di kiwi e latticini scaduti.
Martina Sgorlon