Vantaggi economici e ambientali: i carbon credits potrebbero essere il vero mercato del futuro per i coltivatori di canapa. Ecco cosa sono i “crediti di carbonio” e come potrebbero influenzare il settore.
I carbon credits sono dei titoli di scambio, dei certificati rilasciati e venduti dal governo o da specifiche autorità di regolamentazione ad aziende che, acquistandoli, ottengono così l’autorizzazione per generare un quantitativo prestabilito di emissioni di CO2, la cui quantità viene espressa in tonnellate.
Questi crediti sono nati con l’obiettivo di limitare il rilascio di gas effetto serra nell’atmosfera, in quanto obbligano le aziende a pagare a seconda delle proprie emissioni. Nel caso in cui le realtà industriali abbiano acquistato più carbon credits di quelli effettivamente utilizzati, queste sono autorizzate a cedere e vendere le loro quote in eccedenza ad altre aziende, innescando così un circolo virtuoso sia dal punto di vista economico che ambientale.
Essendo un vero e proprio mercato, anche il mondo dei carbon credits è soggetto a mutamenti in termine di valore monetario. Proprio per questo motivo la Commissione Europea, entro la fine dell’anno, punta a elaborare le linee guida necessarie per il calcolo e il riconoscimento di questi crediti e le regole comuni per la misurazione della rimozione del carbonio.
“Agricoltori e silvicoltori avranno un ruolo crescente nel contrasto al cambiamento climatico” ha affermato Julien Denormandie, Ministro dell’Agricoltura francese, nel corso della Sustainable Carbon Cycles Conference. “Per questo dobbiamo incentivare la rimozione del carbonio e sostenere i carbon credits per offrire una nuova fonte di reddito al settore”.
Tra gli agricoltori e i silvicoltori che possono partecipare a questa importante rivoluzione ci sono anche i coltivatori di canapa.
A spiegare gli effetti positivi della relazione tra carbon credits e canapicoltori è stata la statunitense Puration Inc. (PURA), azienda con sede in Texas, che in un recente comunicato stampa ha condiviso la propria visione sui crediti di carbonio e ha affermato che il nuovo mercato, per il settore, potrebbe raggiungere un valore pari a 10 miliardi di dollari, tutto merito delle capacità della pianta di sequestrare la CO2.
“La canapa è un peso massimo quando si parla di sequestro di carbonio, è una delle colture che ne assorbono di più in agricoltura. In media, un acro di canapa (poco meno di mezzo ettaro) sequestra circa 5 tonnellate di CO2 durante la fotosintesi e durante il suo ciclo di crescita”, si legge nel comunicato, dove è spiegato inoltre che si sta già lavorando per “creare uno standard di misurazione della CO2 riconosciuto per la coltivazione della canapa”, così come è “già stata creata anche almeno una criptovaluta supportata da crediti di carbonio”.
Su queste basi, un sistema fondato su canapa, sequestro di carbonio, carbon credits e criptovalute potrebbe trasformare radicalmente il settore, creando un nuovo reddito significativo per i coltivatori di canapa che si andrebbe ad aggiungere al reddito già generato dalla vendita di fibre ed estratti. “Non molto tempo fa, Tesla ha aggiunto le vendite di crediti di carbonio alle sue vendite di auto per generare il suo primo profitto”, ha commentato Brian Shibley, CEO di PURA. “Certamente, i coltivatori di canapa dovrebbero poter beneficiare di questa stessa opportunità”.
Quello dei carbon credits potrebbe quindi essere realmente il mercato del futuro per i coltivatori di canapa di tutto il mondo.
In questo contesto, PURA ha implementato una strategia per trasformare i principali mercati globali del settore edile — come quello del legname, che oggi ha un valore pari a 600 miliardi di dollari, e quello del cemento armato, che ha raggiunto i 200 miliardi — con l’introduzione di alternative a base di canapa che contribuiscono a obiettivi carbon neutral.
La canapa in edilizia, come potete leggere nel nostro numero speciale dedicato, è il modo più semplice e diretto per ridurre le emissioni di CO2, obiettivo delle grandi riunioni internazionali sul clima così come dei paesi che puntano ad un’economia più sostenibile per il futuro. La canapa dà vita all’unico sistema costruttivo carbon negative, che toglie cioè più CO2 dall’ambiente di quella che sarebbe prodotta durante tutto il processo, dalla crescita delle piante al loro utilizzo nelle abitazioni.
L’azienda, con il suo nuovo marchio Farmersville Hemp, sta infatti lavorando per introdurre la canapa come un disgregatore multi-industriale che può fungere da base per un prodotto o un servizio migliore, contribuendo in particolare agli obiettivi di sostenibilità da raggiungere a livello internazionale entro il 2050.
Martina Sgorlon