“Canapa è“, prima che un concorso per decretare il miglior olio di canapa italiano (e non solo), è innanzitutto un faro che illumina questo prodotto di eccellenza esaltandone i corretti metodi produttivi e le sorprendenti proprietà nutraceutiche.
Giunto alla quinta edizione, con l’ultima durante la pandemia che si è tenuta online per ovvi motivi, il concorso ha travalicato i confini italiani e vede per la prima volta la partecipazione anche di due aziende tedesche. Un confronto internazionale che servirà a comparare i livelli e i metodi produttivi per fare in modo che queste produzioni possano sempre migliorare, in Italia e in Europa.
La prossima edizione si terrà il 27 maggio: sullo sfondo l’evoluzione della normativa sugli alimenti a base di canapa in Europa che, di recente, ha visto un innalzamento dei livelli di THC ammessi nei cibi derivati dal seme di canapa.
Dalle edizioni precedenti è nato anche un interessantissimo studio scientifico curato dai ricercatori dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e da quelli dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, guidati dal professo Alberto Ritieni, con l’analisi chimica dei componenti attivi contenuti nell’olio.
Per fare il punto della situazione ne abbiamo parlato con Nicomede Di Michele, avvocato, esperto di canapa, e instancabile organizzatore dell’evento.
Il tempo per partecipare al concorso è già scaduto?
Sì, il 27 di maggio ci sarà la premiazione e le 3 università che abbiamo coinvolto, l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, dovevano avere il tempo necessario ad effettuare le analisi.
Da questa edizione il concorso diventa internazionale?
Sì, e ne siamo davvero soddisfatti: ci saranno anche due aziende tedesche che sono state coinvolte da Rachele Invernizzi, che fa parte di Federcanapa del board della EIHA. Già il fatto di superare i confini italiani è molto importante, e poi potremo verificare e toccare con mano come questo tipo di produzione venga fatta altrove. Potrà essere un momento molto stimolante per tutti, compresi i nostri produttori, perché la crescita nasce dal confronto.
Senza nulla togliere ai tedeschi che è risaputo che sappiano fare le cose per bene, i nostri oli in teoria dovrebbero essere migliori, no?
Noi, anche geograficamente, siamo in una posizione di vantaggio, ma sarà un confronto interessante.
Quanti sono in totale i campioni che avete ricevuto?
In totale sono 19 che dovranno essere esaminati con tutti i controlli del caso.
Nel frattempo in Europa sono state aumentate le soglie per i limiti di THC in semi, olio e derivati…
Sì, ed è un regolamento europeo applicabile anche in Italia. Partendo dal fatto che il THC in quelle percentuali non ha nessun effetto, i limiti troppo bassi rischiavano di pregiudicare le produzioni. Il seme in sé non contiene cannabionidi, ma può essere “contaminato” venendo in contatto con i fiori. Quindi in sostanza si tratta dell’abilità del produttore nel pulire bene il seme, per poi lavorarlo. Altra cosa interessante sono le regole UNI, che è un ente italiano di normazione che mette insieme tutta una serie di regole per realizzare determinati problemi, non sono “obbligatorie”, ma l’ente è autorevole. Oggi esistono anche le regole UNI per l’olio di canapa, che possono aiutare i produttori.
Oltre a essere un settore che in Italia funziona anche perché ci sono delle norme chiare, potrebbe essere, e noi lo sosteniamo da anni, uno dei volano di crescita del settore canapa in generale proprio a partire dal nostro agroalimentare che è riconosciuto a livello mondiale. Tu che ne pensi?
Hai centrato perfettamente il punto. Anni fa nel mondo della canapa si parlava solo di fibra. Poi è arrivato il seme che può dar vita ad ottimi prodotti con buoni guadagni per agricoltori e commercianti. Il mercato della cannabis light ha stravolto tutto, però fibra e seme nel frattempo si sono assestati a livello di mercato e stanno andando avanti e il prodotto alimentare può dare grosse soddisfazioni, a patto che si riesca a divulgarlo e renderlo noto, che è poi lo scopo finale del nostro concorso, quello di mettere nella giusta evidenza quelle che sono le sue caratteristiche.
Mario Catania