Il ricorso contro il decreto che prevede l’inserimento della canapa tra le piante officinali è stato notificato e depositato. Il lavoro è stato portato avanti dalle associazioni Canapa Sativa Italia, Federcanapa, Resilienza Italia Onlus e Sardinia cannabis, con l’appoggio esterno della EIHA.
Il punto di partenza è che la politica in tutti questi anni non è stata in grado di dare delle risposte e delle soluzioni concrete per permettere lo sviluppo organico delle varie filiere, a questo punto speriamo che arrivino dal Tar o dalla Corte di Giustizia europea, e che la politica si adegui.
La parte “incriminata” del decreto, è la seguente: “La coltura della Cannabis sativa L. delle varietà ammesse per la produzione di semi e derivati dei semi è condotta ai sensi della legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. La coltivazione delle piante di Cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, che ne vieta la coltivazione senza la prescritta autorizzazione da parte del Ministero della salute”.
I ricorrenti si sono affidati allo studio legale Legance, e alla preparazione del documento ha partecipato anche l’avvocato Giacomo Bulleri. L’abbiamo sentito per capire meglio cosa aspettarci per il futuro.
Quali sono i prossimi passaggi per il ricorso?
Ora il Tar del Lazio dovrà fissare l’udienza e, con agosto nel mezzo, è difficile fare una previsione, ma probabilmente si andrà a settembre.
Il ricorso è stato fatto per il decreto che inserisce la canapa tra le officinali: qual è l’aspettativa?
Prima di tutto va specificato che il ricorso non bloccherebbe il decreto sulle officinali, ma solo la parte che riguarda la canapa e che le associazioni hanno ritenuto potesse danneggiare la filiera. Nel decreto è stata scritta per la prima volta in maniera esplicita, una frase, che è quella impugnata, in cui si dice in sostanza che la coltivazione della canapa ai sensi della legge 242 riguarda solo semi e derivati. E quindi l’aspettativa da parte delle associazioni è quella di tutelare la filiera, sospendendo l’efficacia di questa parte del decreto e quindi aprire una partita di cui si discute da anni, con tematiche come la compatibilità con il diritto comunitario, e quindi l’eventuale rimessione della questione alla Corte di Giustizia europea, e possibili lesioni dei diritti costituzionali. Quindi l’aspettativa è quella di ottenere un provvedimento che avrà un impatto anche sociale, perché son stati creati danni ad una serie di aziende che si son viste annullare forniture oc he si ritrovano ad aver coltivato con prospettive cambiate nel corso della stagione agricola. Quindi tutela della fileira e valenza politica nel far affrontare ai tribunali delle problematiche che la politica non è stata in grado di risolvere.
Una delle paure delle associazioni all’inizio era che l’approvazione del decreto avrebbe potuto portare a nuovi sequestri, soprattutto nel settore della light…
I sequestri c’erano prima, ci sono ora e seguono una logica anche politica: ci sono zone in cui si vuole reprimere il fenomeno e aumentano i sequestri e altre dove c’è maggiore tolleranza. Però ci tengo a dire che la cannabis light non è al centro di questo ricorso, che riguarda le applicazioni prettamente industriali, in primis la cosmetica.
Cosa possiamo aspettarci?
La cosa positiva di questo ricorso è stata la confluenza di interessi da parte di tutte le associazioni, e ora valuteremo l’apporto di altri soggetti, come l’EIHA, che essendo estera darà supporto successivamente. Son diversi anni che si affrontano una serie di tematiche e le associazioni hanno capito che era l’occasione di far valutare le cose a un tribunale, un po’ come hanno fatto i francesi, quindi l’obiettivo principale è quello di creare un caso Kanavape in Italia, per fare in modo che la questione di questa pianta venga affrontata finalmente dai tribunali competenti e diano indicazioni. L’aspetto positivo del ricorso è che o c’è una lesione del diritto comunitario e quindi dovrà essere valutata la cosa alla Corte di Giustizia europea, oppure, se la lesione non c’è e il decreto va bene, dovrà essere una decisione motivata da parte del Tar, e quindi anche nell’ipotesi in cui il ricorso andasse male, sarà comunque utile per tutta una serie di indicazioni.
Per informazioni, donazioni o per mettersi in contatto con i promotori, trovate tutte le info a questo sito: https://www.ricorsotarlegge242.it
Mario Catania