La canapa è la nuova protagonista dei ristoranti e dei caffè indiani dove viene cucinata e proposta come un superfood da inserire nella propria dieta quotidiana. A dare vita al fenomeno è stata una legge approvata nel 2021 e che ora sta cambiando le carte in tavola per la ristorazione locale. Ecco tutti i dettagli.
Mentre in Italia Canapa e spirulina stanno assistendo a una crescita record nel carrello della spesa degli italiani, in India, a partire da questa base, nel novembre 2021 la Food Safety and Standards Authority (FSSAI) ha approvato l’uso di semi di canapa in quantità limitate all’interno sia degli alimenti (fino a un massimo di 5 mg di THC per kg) che delle bevande (fino a una concentrazione massima di 0,2 mg di THC per kg).
La decisione è stata presa non solo per promuovere una dieta vegetale più sostenibile, ma anche per sfruttare tutti i benefici della pianta sull’organismo, dal miglioramento della salute cardiovascolare, delle articolazioni e della pelle fino all’effetto ansiolitico; punti di forza della pianta l’alta concentrazione di proteine, fibre e acidi grassi (in primis omega 3, 6 e 9) e i numerosi antiossidanti.
Nonostante le nuove normative, però, di “nuovo” nell’utilizzo della canapa nel settore alimentare, soprattutto in India, c’è ben poco. In alcune comunità e aree, come quelle settentrionali delll’Himachal Pradesh e dell’Uttarakhand, entrambe ai piedi della catena montuosa dell’Himalaya, infatti, la canapa è da sempre parte integrante della dieta locale. Non solo, lo stato federato di Uttarakhand è da secoli considerato una delle migliori zone al mondo, in termini qualitativi, per la coltivazione della pianta.
“Oltre ad avere comprovate qualità digestive, grazie al loro alto contenuto di fibre, i semi di canapa interi possono essere utilizzati come una valida alternativa vegetariana al pesce o all’olio di fegato di merluzzo. Questo aspetto è fondamentale per mantenere la temperatura corporea nel clima freddo delle regioni montuose dell’Uttarakhand, come Garhwal e qui a Kumaon”, ha spiegato lo chef Naveen Adhikari, originario della divisione del Kumaon, appartenente allo stato federato indiano di Uttarakhand.
Proprio in quella zona, sulle colline Jhandi Dhar, si trova la Mary Budden Estate (parte del Binsar Wildlife Sanctuary), la cui cucina, guidata dallo stesso chef, propone un intero menù di piatti tradizionali a base di canapa: dall’onnipresente bhang ki chutney fino al bhang wala halwa.
In India, di recente, a scegliere la pianta e i suoi derivati per il proprio menù è stato anche lo chef Vicky Ratnani, dello Speak Burgers di Mumbai, che è stato introdotto per la prima volta all’utilizzo della canapa in cucina durante un viaggio in Canada. A convincerlo sono stati soprattutto i benefici legati al consumo dei semi, oggi utilizzati per quasi tutte le preparazioni “in crosta”, che portano la canapa ad essere considerata un vero e proprio superfood.
A lui si affianca l’executive chef dell’hotel The Park, a Chennai, Ashutosh Nerlekar, che in occasione di un recente festival gastronomico incentrato sulla canapa ha proposto nel suo menù numerose ricette a tema. “Abbiamo usato di tutto, dall’olio di semi ai semi stessi di canapa, dai cuori di canapa fino alla farina. Per il bhangira murgh [n.d.r. piatto a base di pollo e tipico dello stato dell’Uttarakhand], in particolare, abbiamo macinato i semi di canapa con altre spezie creando così una pasta che è stata utilizzata per insaporire il piatto”, ha spiegato lo chef.
Tra le testimonianze anche quella dello chef Amruta Shitole, della The Hemp Cafeteria, che ha testato in prima persona le proprietà ansiolitiche della pianta prima di renderla protagonista della proposta gastronomica del suo locale. “Ogni piatto del nostro menù, che si tratti del nostro hamburger tawa più venduto o del nostro panino a strati con chutney e paneer, contiene semi di canapa”, afferma lo chef. “Anche i nostri pani multicereali vengono cotti utilizzando un po’ di farina di canapa nell’impasto”.
A confermare il cambio di rotta, non solo a livello burocratico ma anche in termini di accoglienza dei clienti, è infine Sarah Nicole Edwards, cittadina britannica che in India gestisce la caffetteria vegetale Copper+Cloves di Bengaluru. Prima dell’approvazione della nuova normativa, infatti, erano numerosi gli ostacoli relativi all’approvvigionamento della canapa, ma anche quelli legati allo scetticismo dei clienti. “Ogni volta che tornavo dal Regno Unito dovevo portare con me borse piene di prodotti commestibili di canapa, nonostante l’India producesse da sempre la canapa migliore”, racconta.
Oggi, invece, la situazione è ben diversa: il suo menù offre tantissime nuove proposte (come il frullato di semi di canapa e cacao e la mousse al cioccolato condita con cuori di canapa) e ora sta per essere ampliato ulteriormente. Il prossimo passo? Una gamma di prelibatezze per cani ad alto contenuto proteico a base di canapa indiana, perché il superfood possa essere disponibili anche per gli amici a quattro zampe.
Martina Sgorlon